Trevart

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  • #53094
    Treva
    Partecipante

    Domenica 25 agosto, con mio padre, dopo essere stati rimbalzati al secondo tiro di  così è se… , siamo andati in avanscoperta del terzo torrione. Che dire, roccia eccezionale! abbiamo prima ripetuto la classica di sinistra, dopodiché, scendendo in doppia, visualizzo gli itinerari e decido di attaccare per una via con spit di alluminio artigianali molto a destra. per il primo tiro attacco qualche metro più a dx del diedro della classica, lungo una specie di triangolo appoggiato, per evitare la parete aggettante sulla sx (dove presenti un chiodo e uno spit da 8mm). Sosta sulla cengia mediana su un chiodone gigante con anello. Il secondo tiro è letteralmente sopra la sosta, lungo una bellissima placca verticale con movimenti delicati e il primo spit a circa 7 mt da terra. Si va sempre dritto poi in leggero obliquo a sinistra, puntando alla fascia strapiombante che caratterizza il terzo torrione. uscita in placca delicata e poi sosta terribile. Decidendo quindi di spostarmi sulla sosta incasinata per recuperare la vittima padre e calarsi. Credo che la via sia Gargamella, 4 spit, 2 chiodi, a mio parere VI+. Bellissima via, bellissima roccia, bellissimo ambiente, però la chiodatura! Vorrei sapere gli apritori delle vie per sapere la loro storia ma soprattutto per chiedere a loro un via libera per risistemare:

    1) Le due soste presenti in cima. la sosta a sinistra è in comune con ben tre vie (forse 4, non lo so) ed è un casino di spit, catene, cordoni e maglie rapide, in discreto stato. la sosta a destra sono due spit e catena da ferramenta tutto in pessimo stato. La prima sosta tiene eh, però fa proprio schifo da vedere.

    2) un restyling delle tre vie a spit presenti. Non dico chiodatura sistematica da falesia ma conservando la chiodatura originale, quindi un mix di chiodi e spit messi alle distanze siderali di prima, che rende l’arrampicata a mio parere un po’ più magica.

    Il bistrattato Corchia si merita una rispolverata!

    #53093
    Treva
    Partecipante

    Sue sono tantissime firme in Apuane. Non solo su roccia ma anche invernali. Molte vie che incutono timore ancora oggi. Di lui ho nel mio curriculum solo la via di sinistra del ’66 e posso solamente dire che era un uomo con del gran pelo, insieme a tutti i suoi compagni. Le Apuane oggi non hanno perso solo marmo.

    #53089
    Treva
    Partecipante

    Ale, scusa il ritardo nella risposta ma ero in ferie e mi sono staccato da tutto. Non credo di aver esagerato con il termine onore. Magari si, ma di sicuro provo stima nei tuoi confronti. Una persona può essere forte quanto vuole, ma se non ci mette anche l’anima e la testa rimane una persona vuota secondo me. Ho conosciuto tanta gente che arrampica, e anche forte, ma la maggior parte vive il tutto come una bellissima attività fisica, con una leggerezza che mi sta bene in falesia ma non in montagna. Dai tuoi scritti si legge bene il tuo modo di vivere la montagna, e mi piace! Ci sarà sempre gente più forte, con un curriculum più ampio, ma ahimè non li conosco. Se li conoscessi mi piacerebbe aver l’onore di incontrare pure loro!
    La cosa che mi ha fatto impazzire  del nostro incontro è stata appunto la casualità nel beccarsi in quella situazione. una probabilità molto bassa. Poi dopo tutti gli scritti che ho letto su di te, tutto ambientato in Apuane, era nata una specie di mitizzazione nei tuoi confronti.

    Conosco la tua voce e l’accento spezzino dal video su youtube dove parli dei chiodi da roccia!
    Grazie per i complimenti :heart:   e infine viva la nostra piccola realtà: le Apuane!

    #53083
    Treva
    Partecipante

    Aggiungo un paio di info tecniche: Il primo tiro è difficile da sbagliare, si sta a destra del pilastro bianco triangolare, si rinvia un cordone in clessidra e poi si punta verso  in alto a destra destra, lungo una placca che accenna a essere diedro, fix nuovi con piastrine artigianali. Probabilmente si tende a sbagliare e andare sulla via a sinistra, con il primo spit da 8mm in alluminio. La prima sosta è in comune con la classica poi si punta sempre in alto a destra verso uno spit con fettuccia rossa appena sopra un tettino. Terzo tiro magnifico, impossibile sbagliarsi. Al quarto tiro allungare bene le protezioni sennò bestemmiate. Io ho sostato appena uscito dallo strapiombo sulla prima cengia, per problemi di peso delle corde, su uno spit e un totem rosso piazzato in una fessura a sx dello spit. Il breve muretto poi l’ho superato più a sinistra. Quinto tiro in libera lettura per bella placca con chiodi qua e là.

    #53051
    Treva
    Partecipante

    Si confermo, il giorno che eravamo sulla Biagi di sinistra vi era cordata di tre genovesi sulla GDN. Bene! Vedete che le nostre montagne “di serie B” non sono poi così tanto di serie B B-)

     

    #53041
    Treva
    Partecipante

    Mi sono scordato informazioni importantissime! Via aperta nel 1966 da Elso Biagi, Marco De Bertoldi, Angelo Nerli e Franco Zucconi. Tre di loro sono gli stessi che nel 1965 aprirono la Via diretta dei Pisani.

    Aggiungo un paio di informazioni ancora sulla via in topic: Sulla cima del pilastro conquistato da sinistra (quello alto, quasi sotto la vetta), la via si incrocia con la più ripetuta Ratti-Guadagni, proveniente dalla destra del pilastro. il tiro seguente ha alcuni metri in comune fino alla sosta alla base del diedro. da qui la Ratti-Guadagni se ne va a sinistra mentre la nostra inizia a proseguire in alto a destra, verso quota 1781 del Pizzo d’Uccello.

    Toccherà ripetere la Ratti-Guadagni per confermare  :-)

    #53031
    Treva
    Partecipante

    L’alpinismo è stato oramai romanticizzato, ma rimane secondo me una attività cruda e bruta. Trovare soluzioni per proteggersi, anche economiche, fa parte del gioco. Se qualcuno aprisse una via alpinistica e piantasse alcuni di questi chiodi non ci troverei nulla di male, anzi farei complimenti per essersi portato dietro uno strumento così pesante.

    Il discorso di “chiodo da palero” non è da me condiviso, perchè si potrebbe ampliare a qualsiasi tipo di chiodo e al FIX: perché si continua a piantarli? Oramai con il miglioramento del materiale alpinistico  e delle tecniche di allenamento si dovrebbe essere a un livello tale da poter andare su puliti, come fanno da tanto in USA e da sempre in Gran Bretagna.

    #52994
    Treva
    Partecipante

    Il problema nella richiodatura, sempre con chiodi tradizionali, è dato dalla assenza di fessure. Quelle poche presenti sono già occupate dal corpo dei vecchi chiodi, oramai spezzati e quindi non più estraibili. L’unica soluzione sarebbe quindi l’aggiunta di un fix dove non c’è nessuna altra possibilità di protezione. Su L2 la soluzione è data dal cliff o da un fix.

    i chiodi a pressione sono con molta probabilità ancora in ottimo stato, dato che hanno sopportato la calata in moulinette sia di Casu che di Greg (quindi più di 150kg circa, contando che hanno dovuto sostenere sia il peso dello scalatore che dell’assicuratore, cioè me. Andrebbero tolti gli attriti ma non sono un fisico o ingegnere per fare questi tipi di calcoli ). Nonostante il buono stato dei chiodi a pressione, alcuni di questi sono esposti all’acqua che esce da alcuni buchi del calcare. Rimango però della stessa opinione del Greg.ped, magari trovando un compromesso più stretto, come un fix ogni 4 pressione. Questa parziale richiodatura del tiro sarebbe utile, in caso di volo, per la conservazione dei pressione al di sotto dei fix intervallati. Il destino ahimè della superforato è questo.

    Il probabile completo sbottonamento del secondo tiro a causa di un volo, oltre a un grave infortunio dello scalatore, porterebbe all’abbandono della via… Oppure alla rinascita della via in chiave di artif moderno, con piombi, Cliff e altre diavolerie Americane! ;-)

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