Il toponimo Monte dei Ronchi

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  • Questo topic ha 83 risposte, 4 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 9 anni, 6 mesi fa da dok.
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  • #23073
    Enzo
    Partecipante

    Nel libro Apuane mio e di Bocchi, e in un album fotografico di Paolo Mazzoni pubblicato in rete, il nome Monte dei Ronchi io lo riferivo a ronchio=spuntone roccioso; Paolo del Fiandra osservò che più probabilmente esso alludeva a pratiche di disboscamento, derivando cioè dal latino medioevale runcus=terreno disboscato. Io feci notare che, nel libro Toponomastica storica della valle del Frigido di C.A. Del Giudice (1992), il toponimo Monte dei Ronchi non compariva tra i molti altri riportati a runcus, aggiungendo che, sebbene questo libro prenda in esame la valle del Frigido e il Monte dei Ronchi si trovi invece in quella del Serchio, in altri casi Del Giudice riporta, se funzionali alle sue tesi, anche toponimi di altre zone, ad es. lunigianesi e perfino lombardi.
    Questo era lo stato dell’arte; ed ero quasi convinto dell’ipotesi di Paolo. Poi, però, ho sfogliato l’autorevole Toponomastica delle valli del Serchio e della Lima di Silvio Pieri (1898), dove il Monte dei Ronchi avrebbe dovuto esserci: e invece non c’è! eppure, sotto la voce ronco (pag. 163) di toponimi ne vengono citati parecchi. Pieri percorse per quattro anni (1892-5) in lungo e in largo il territorio preso in esame, intervistando parroci, contadini ecc.. Se il Monte dei Ronchi non saltò fuori, secondo me il motivo è uno solo: ANCORA NON ESISTEVA.
    Ora facciamo un salto indietro, come i romanzieri di un tempo, e andiamo a vedere, nel Bollettino del CAI del 1886 (Vol. XX n. 53, tav. IX), il Panorama delle Alpi Apuane disegnato da G.B. Rimini dalla vetta del Rondinaio; che più comodamente si può vedere riprodotto in GUI.PA. Guide al paesaggio d’Italia – Alpi Apuane, di Bradley e Medda (2004):
    [IMG]http://i58.tinypic.com/20ayt1u.jpg[/IMG]
    qui, tra Corchia e Altissimo, sono disegnati un M.Volsi (?), che dalla forma potrebbe essere il Freddone, e un M. Cipollaio, che potrebbe essere il M. dei Ronchi, o anche il M. delle Tavole o come lo vogliamo chiamare. Del M. Volsi non so che altro dire, se non che il Pieri cita un M. Volsi=attuale M. Volsci, situato in tutt’altra zona delle Apuane. Quanto al M. Cipollaio, il Pieri lo cita (pag. 81), facendolo derivare ovviamente dalla pianta e collocandolo nel territorio di Arni, ma ahinoi senza dare ulteriori ragguagli utili ad indentificarlo con certezza.
    Aggiungo che, nella letteratura alpinistica, per quel che ne so io il nome M. Ronchi compare per la prima volta in un articolo sulla Rivista Mensile del CAI del 1894 (pag. 196-7): la Sezione di Livorno dà un resoconto di una sua gita sociale all’Altissimo, e cita la ‘galleria del M. Ronchi’.
    Infine: del M. dei Pensieri non so nulla.
    Conclusioni (provvisorie):
    1) secondo me il toponimo Monte dei Ronchi è recente, e di conio alpinistico. I locali intervistati da Pieri non lo conoscevano; nel 1894 qualcuno lo aveva inventato da poco, e in tutt’altro ambito. L’inventore può essersi ispirato a runcus nel senso di disboscamento; ma, in tempi di culto dantesco, più probabilmente a ronchio nel senso di spuntone roccioso.
    2) e allora, come si chiamava presso i locali questo monte? non lo so, ma un’ipotesi è che si chiamasse M. Cipollaio (se questo non è invece il c.d. Monte delle Tavole).
    Enzo

    #23074
    Enzo
    Partecipante

    Fabrizio, siamo di nuovo rimasti indietro di due ore!!
    Enzo

    #23077
    fabrizio
    Amministratore del forum

    A me adesso dà l’ora giusta…17:29
    Mica avrai il fuso orario :laugh:

    #23078
    dok
    Partecipante
    [quote=”Enzo”]…ho sfogliato l’autorevole Toponomastica delle valli del Serchio e della Lima di Silvio Pieri (1898), dove il Monte dei Ronchi avrebbe dovuto esserci: e invece non c’è! eppure, sotto la voce ronco (pag. 163) di toponimi ne vengono citati parecchi. Pieri percorse per quattro anni (1892-5) in lungo e in largo il territorio preso in esame, intervistando parroci, contadini ecc.. Se il Monte dei Ronchi non saltò fuori, secondo me il motivo è uno solo: ANCORA NON ESISTEVA…[/quote]

    scusa la mia ignoranza, Enzo: ma perché il avrebbe dovuto esserci nella ?
    se l’autore ha percorso per quei quattro anni il territorio preso in esame (valli del Serchio e della Lima) intervistando chi gli capitava a tiro, perché mai sarebbe dovuto saltar fuori il della val d’Arni?!? :blink:

    [quote=”Enzo”]…Infine: del M. dei Pensieri non so nulla…[/quote]

    vuoi dì che un te ne sei interessato o che nelle tue ricerche sul non è mai saltato fuori?
    e sarebbe curioso che un toponimo registrato nei fogli del catasto storico del 1824 sia già totalmente ignorato nell’ultimo decennio del secolo, un ti pare?

    la stessa curiosità che ho per codesto …:whistle:
    ciao
    Luca

    #23079
    Enzo
    Partecipante

    [quote=”dok” post=25271]

    [quote=”Enzo”]…ho sfogliato l’autorevole Toponomastica delle valli del Serchio e della Lima di Silvio Pieri (1898), dove il Monte dei Ronchi avrebbe dovuto esserci: e invece non c’è! eppure, sotto la voce ronco (pag. 163) di toponimi ne vengono citati parecchi. Pieri percorse per quattro anni (1892-5) in lungo e in largo il territorio preso in esame, intervistando parroci, contadini ecc.. Se il Monte dei Ronchi non saltò fuori, secondo me il motivo è uno solo: ANCORA NON ESISTEVA…[/quote]

    scusa la mia ignoranza, Enzo: ma perché il avrebbe dovuto esserci nella ?
    se l’autore ha percorso per quei quattro anni il territorio preso in esame (valli del Serchio e della Lima) intervistando chi gli capitava a tiro, perché mai sarebbe dovuto saltar fuori il della val d’Arni?!? :blink:

    [quote=”Enzo”]…Infine: del M. dei Pensieri non so nulla…[/quote]

    vuoi dì che un te ne sei interessato o che nelle tue ricerche sul non è mai saltato fuori?
    e sarebbe curioso che un toponimo registrato nei fogli del catasto storico del 1824 sia già totalmente ignorato nell’ultimo decennio del secolo, un ti pare?

    la stessa curiosità che ho per codesto …:whistle:
    ciao
    Luca[/quote]

    1) Perché il M. dei Ronchi appartiene appunto al bacino del Serchio, di cui la valle di Arni è affluente attraverso la Turrite Secca; e del resto Pieri cita appunto molti toponimi nella zona di Arni, compreso il M. Cipollaio di cui parlo.
    2) Del M. dei Pensieri (come del Monte delle Tavole) non so nulla perché fino ad ora non mi è capitato di interessarmene; posso solo dire che Pieri, salvo errore, non ne parla.
    Quanto a Pieri, riporto dall’Enciclopedia Treccani:
    “Pièri, Silvio. – Linguista (Lucca 1856 – Firenze 1936); prof. di glottologia nelle univ. di Catania e Napoli. Oltre a numerosi lavori di grammatica storica italiana e di dialettologia, specialmente pisano-lucchese, ha lasciato due importanti trattazioni sulla Toponomastica delle Valli del Serchio e della Lima (1898) e sulla Toponomastica della Valle dell’Arno (1919)”.
    Aggiungo che della Topomastica delle Valli del Serchio ecc. esiste una ristampa anastatica a cura di A. Forni Editore (2003), che posseggo e che è quella che utilizzo.
    Enzo

    #23080
    dok
    Partecipante
    [quote=”Enzo”]…Perché il M. dei Ronchi appartiene appunto al bacino del Serchio, di cui la valle di Arni è affluente attraverso la Turrite Secca; e del resto Pieri cita appunto molti toponimi nella zona di Arni, compreso il M. Cipollaio di cui parlo…[/quote]

    idrograficamente apparterrà anche al bacino del Serchio, ma a quanto pare in passato fu per lo più di pertinenza della Comunità della Cappella: allora l’autore si sarebbe dovuto spingere ben oltre il bacino allargato del Serchio per avere informazioni storiche sul . un ti pare?
    ciao
    Luca

    #23081
    dok
    Partecipante

    o Enzo, te mi citi il …Pieri, io ti cito il …Piero Pierotti.
    ho già citato …La valle di marmo, ora ti cito:

    Piero Pierotti, La valle dei marmi :


    Sappiamo che nel Capitanato di Pietrasanta il governo fiorentino, attraverso l’istituzione della Magona, aveva dato vita durante la seconda metà del Cinquecento ad una fiorente attività siderurgica che aveva il suo centro nel forno di Ruosina. Nelle ferriere di Ruosina veniva lavorato il minerale proveniente dall’lsola dell’Elba che giungeva in Versilia via mare, alla foce del Motrone, da qui stivato nei magazzini di Pietrasanta e poi, con barrocci e a dorso di mulo, condotto a Ruosina.

    Dei problemi relativi al taglio della legna, ed ai danni recati ai boschi abbiamo già parlato nel capitolo precedente, vogliamo qui analizzare un altro aspetto, quello connesso alle strade utilizzate dai carbonai e alla loro manutenzione.

    Nei documenti si parla sempre di trasporto di carbone e solo raramente di legna: cio fa supporre, come abbiamo già accennato in altra sede in relazione agli incendi e alle bandite del fuoco, che la trasformazione della legna in carbone, attraverso la combustione lenta di grosse quantità di legname, le cosiddette “carbonaie”, dovesse avvenire nei territori della Cappella.
    Sia che si trattasse di legna o di carbone, il transito dei carbonai e delle bestie da soma dalle macchie e dalle selve fino agli stabilimenti di Ruosina doveva essere intenso. L’accordo fra la Magona e la Comunità della Cappella era equo solo in apparenza. Esso prevedeva per la Magona il pagamento annuale di un affitto dei boschi, con l’ obbligo però per la Comunità di mantenere le strade in perfetta efficienza affinché fosse garantito il normale funzionamento delle ferriere. La somma di denaro versata annualmente dalla Magona era infatti immediatamente riconvertita e stanziata per il riassetto delle strade e non sempre era sufficiente. Alla Comunità quindi non derivava nessun vantaggio economico diretto, ma solamente disagi, obblighi e spese supplementari che si fanno più frequenti nella prima metà del Settecento.
    Le strade interessate alle riparazioni sono indicate con la definizione generica di “strade dell’Alpi” attraverso le quali viene “condotto il carbone” a Ruosina. Pochissime sono le indicazioni più precise: in un partito del 1531 si parla di una strada “che va da Azzani fino al Alpe per potere quella andare alle d(ett)e Alpi per someggiare il carbone e quello potere portare comodam(en)te a Ruosina al edifizio della ferriera di S.A.S” distinta da un’ altra “che va dalle Prate di Terrinca fino alla terra di Popellona(?) dove sono le macchie per farsi d(etto) carbone”.

    #23084
    Anonimo
    Ospite

    [quote=”Enzo” post=25265]Nel libro Apuane mio e di Bocchi, e in un album fotografico di Paolo Mazzoni pubblicato in rete, il nome Monte dei Ronchi io lo riferivo a ronchio=spuntone roccioso; Paolo del Fiandra osservò che più probabilmente esso alludeva a pratiche di disboscamento, derivando cioè dal latino medioevale runcus=terreno disboscato. Io feci notare che, nel libro Toponomastica storica della valle del Frigido di C.A. Del Giudice (1992), il toponimo Monte dei Ronchi non compariva tra i molti altri riportati a runcus, aggiungendo che, sebbene questo libro prenda in esame la valle del Frigido e il Monte dei Ronchi si trovi invece in quella del Serchio, in altri casi Del Giudice riporta, se funzionali alle sue tesi, anche toponimi di altre zone, ad es. lunigianesi e perfino lombardi.
    Questo era lo stato dell’arte; ed ero quasi convinto dell’ipotesi di Paolo. Poi, però, ho sfogliato l’autorevole Toponomastica delle valli del Serchio e della Lima di Silvio Pieri (1898), dove il Monte dei Ronchi avrebbe dovuto esserci: e invece non c’è! eppure, sotto la voce ronco (pag. 163) di toponimi ne vengono citati parecchi. Pieri percorse per quattro anni (1892-5) in lungo e in largo il territorio preso in esame, intervistando parroci, contadini ecc.. Se il Monte dei Ronchi non saltò fuori, secondo me il motivo è uno solo: ANCORA NON ESISTEVA.
    Ora facciamo un salto indietro, come i romanzieri di un tempo, e andiamo a vedere, nel Bollettino del CAI del 1886 (Vol. XX n. 53, tav. IX), il Panorama delle Alpi Apuane disegnato da G.B. Rimini dalla vetta del Rondinaio; che più comodamente si può vedere riprodotto in GUI.PA. Guide al paesaggio d’Italia – Alpi Apuane, di Bradley e Medda (2004):
    [IMG]http://i58.tinypic.com/20ayt1u.jpg[/IMG]
    qui, tra Corchia e Altissimo, sono disegnati un M.Volsi (?), che dalla forma potrebbe essere il Freddone, e un M. Cipollaio, che potrebbe essere il M. dei Ronchi, o anche il M. delle Tavole o come lo vogliamo chiamare. Del M. Volsi non so che altro dire, se non che il Pieri cita un M. Volsi=attuale M. Volsci, situato in tutt’altra zona delle Apuane. Quanto al M. Cipollaio, il Pieri lo cita (pag. 81), facendolo derivare ovviamente dalla pianta e collocandolo nel territorio di Arni, ma ahinoi senza dare ulteriori ragguagli utili ad indentificarlo con certezza.
    Aggiungo che, nella letteratura alpinistica, per quel che ne so io il nome M. Ronchi compare per la prima volta in un articolo sulla Rivista Mensile del CAI del 1894 (pag. 196-7): la Sezione di Livorno dà un resoconto di una sua gita sociale all’Altissimo, e cita la ‘galleria del M. Ronchi’.
    Infine: del M. dei Pensieri non so nulla.
    Conclusioni (provvisorie):
    1) secondo me il toponimo Monte dei Ronchi è recente, e di conio alpinistico. I locali intervistati da Pieri non lo conoscevano; nel 1894 qualcuno lo aveva inventato da poco, e in tutt’altro ambito. L’inventore può essersi ispirato a runcus nel senso di disboscamento; ma, in tempi di culto dantesco, più probabilmente a ronchio nel senso di spuntone roccioso.
    2) e allora, come si chiamava presso i locali questo monte? non lo so, ma un’ipotesi è che si chiamasse M. Cipollaio (se questo non è invece il c.d. Monte delle Tavole).
    Enzo[/quote]

    Ciao Enzo, ricerca interessante che forse non è risolutiva, ma che offre spunti di riflessione.
    Concordo pienamente con te quando affermi che se il toponimo fosse recente (diciamo intorno al 1900), allora è più probabile che sia di origine alpinistica (e quindi ronchio), mentre se fosse più datato è verosimile che sia più legato alla cultura delle popolazioni che hanno vissuto anticamente queste zone (contadini, pastori…).
    Peraltro, anche il nome “dei Ronchi”, potrebbe essere il plurale sia di “Ronchio” (spuntone roccioso) che di “ronco” (nel senso di terreno disboscato).
    E’ pur vero che se guardiamo oggi il Monte dei Ronchi, vediamo un monte quasi completamente boscoso, mentre gli spuntoni rocciosi sono numerosi; ma è anche vero che in passato sicuramente vi erano state coltivazioni, come dimostrano le case di Betigna con le sue “piane terrazzate”, ormai nascoste nella vegetazione.
    In merito all’appartenenza storica di queste zone, concordo con Dok sul fatto che la valle di Arni è sempre stata storicamente legata al territorio dell’alta Versilia, come del resto lo è oggi, visto che rientra nel territorio comunale di Stazzema.
    Credo che se vogliamo analizzare l’etimologia del termine, dovremmo farlo più compiutamente, ovvero con riferimento anche all’alta versilia e alle limitrofe valli del frigido (prima dell’avvento delle carrozzabili, ma anche oggi, da Arni era più facile arrivare ad Antona o Renara che andare fino a Castelnuovo).
    Quindi, se Del Giudice, per le valli del frigido e per la lunigiana, considera il toponimo “Ronchi” legato al disboscamento e, se come dici tu, nel libro del Pieri “..sotto la voce ronco (pag. 163) di toponimi ne vengono citati parecchi…”, mi chiedo se non si possa semplicemente concludere che in tutta l’area Apuana e in quelle limitrofe (dalla lunigiana, al massese, alla garfagnana, alla valle della Lima etc) il termine ronco è sempre stato sinonimo di “disboscamento”?
    Sicuramente nei libri citati non avrai trovato alcun riferimento al termine “ronchio” (spuntone roccioso), che quindi sarebbe un grande eccezione.
    A proposito, Enzo, potresti postare la foto che avete pubblicato su Picasa? guardandola in effetti qualche dubbio in più viene….

    #23086
    Enzo
    Partecipante

    [quote=”dok” post=25273]

    [quote=”Enzo”]…Perché il M. dei Ronchi appartiene appunto al bacino del Serchio, di cui la valle di Arni è affluente attraverso la Turrite Secca; e del resto Pieri cita appunto molti toponimi nella zona di Arni, compreso il M. Cipollaio di cui parlo…[/quote]

    idrograficamente apparterrà anche al bacino del Serchio, ma a quanto pare in passato fu per lo più di pertinenza della Comunità della Cappella: allora l’autore si sarebbe dovuto spingere ben oltre il bacino allargato del Serchio per avere informazioni storiche sul . un ti pare?
    ciao
    Luca[/quote]
    Ecco la risposta alla tua domanda.
    Circa l’ampiezza delle ricerche del Pieri: quanto alla geografia egli le estende a diverse zone contigue alla valle del Serchio geograficamente intesa, tra cui appunto la Versilia (vedi Esordio, pag. 3): e infatti riporta toponimi anche, ad es., da Seravezza, Stazzema, Pietrasanta e Viareggio; quanto al metodo: “Il materiale toponomastico… fu prima raccolto dalle mappe e dai libri del Catasto geometrico e descrittivo ne’ singoli comuni, e poi diligentemente verificato e anche aumentato di molto sui luoghi, nelle singole frazioni, o da me o da cortesi e intelligenti miei cooperatori in gran numero” (Esordio, pag. 4).
    Dopodiché, a parte gli archivi che comunque Pieri scrive di aver consultato in via preliminare: volendo sapere il nome corrente di quel monte che incombeva e incombe tuttora sulla testa degli abitanti di Arni e Campagrina (e non su quella degli abitanti della valle del Serra), a chi doveva chiedere Pieri, se non agli abitanti di Arni e Campagrina? e questo Pieri lo fece di certo, o più precisamente: da Arni il suo libro riporta molti toponimi, e quindi o Pieri o qualche suo cooperatore ci andò a fare ricerche; e non è possibile che non sia saltato fuori il nome di quel monte così evidente e visibile. Ora, il nome Monte dei Ronchi al libro di Pieri è sconosciuto, il che significa che esso non saltò fuori né dalle sue ricerche sul campo né da quelle negli archivi; e allora, che nome gli fecero gli abitanti di Arni per quel monte che non poteva non avere un nome? secondo me, M. Cipollaio; e lo ipotizzo dal disegno di G.B. Rimini e dalla presenza di questo toponimo nel libro di Pieri, che così lo cita:
    [i]”NOMI LOCALI DA NOMI DI PIANTE

    caepa, -ulla. … 2. Cipollajo, mt., S. Maria Madd. in Arni, Ser. (cioè Seravezza)” (pag. 81)[/i]
    A questo punto le domande che mi pongo sono le seguenti: 1) la posizione del M. Cipollaio nel disegno di Rimini è compatibile con quella dell’attuale Monte dei Ronchi? 2) l’aspetto dell’attuale Monte dei Ronchi è tale da poter essere paragonato a una cipolla?
    Per concludere: secondo me ai tempi del Pieri il nome corrente di quel monte era M. Cipollaio, il che non esclude che in altri tempi si fosse chiamato M. dei Pensieri, Luca: i toponimi nascono, muoiono, e anche trasmigrano: ad es. ‘Cipollaio’ ora indica, che io sappia, solo un colle e una galleria, che tra l’altro non si vedono dalla valle di Arni, mentre da lì si vede benissimo il M. dei Ronchi…
    Enzo

    #23087
    Enzo
    Partecipante

    Ciao Paolo,
    ti risponderò più tardi.
    Enzo

    #23089
    dok
    Partecipante
    [quote=”SCARPA”]…E’ pur vero che se guardiamo oggi il Monte dei Ronchi, vediamo un monte quasi completamente boscoso, mentre gli spuntoni rocciosi sono numerosi; ma è anche vero che in passato sicuramente vi erano state coltivazioni, come dimostrano le case di Betigna con le sue “piane terrazzate”, ormai nascoste nella vegetazione…[/quote]

    ma certo è che nell’Alpe di Zani e terra di Popellora il disboscamento era funzionale per lo più alla produzione di legna e carbone.

    L. Marcuccetti, in La valle di marmo :

    …L’uso di far carbone nelle foreste del monte Ronchi dunque è molto antico, come testimonia lo stesso etimo, derivante dal latino medievale “runcatio”, che indicava la pratica di disboscare e dissodare un terreno incolto, liberandolo da alberi e sterpi…

    …Lo stesso ambito periferico riservato a questa funzione nell`economia della comunità della Cappella ci riporta al metodo di gestione delle unità demo-territoriali preromane, ma anche romane, quali l’arcifinius, in cui le aree da adibire a legnatico e pascolatico erano, oltre agli alpeggi, quelle poste al limite estremo del territorio…

    e che a quanto pare la destinazione del monte detto dei Ronchi fosse proprio quella di sito di carbonaie, sai che fumera?
    che voglio vede’ chi si metteva a trasportare la legna destinata a carbone per le vie dell’epoca…

    …il che potrebbe giustificare, con un briciolo di fantasia fumettistica, anche la voce …:huh:
    e perché no? :unsure: :P

    #23090
    dok
    Partecipante
    [quote=”Enzo”]…a chi doveva chiedere Pieri, se non agli abitanti di Arni e Campagrina?…[/quote]

    all’epoca a quelli di Basati e Minazzana, direi.

    #23091
    Enzo
    Partecipante

    [quote=”dok” post=25283]

    [quote=”Enzo”]…a chi doveva chiedere Pieri, se non agli abitanti di Arni e Campagrina?…[/quote]

    all’epoca a quelli di Basati e Minazzana, direi.[/quote]
    Guarda che si sta parlando del Monte dei Ronchi, mica del Cavallo d’Azzano: è questo che gli abitanti di Basati e Minazzana hanno sulla testa, o poco più lontano.
    Enzo

    #23092
    Anonimo
    Ospite

    [quote=”Enzo” post=25279]
    caepa, -ulla. … 2. Cipollajo, mt., S. Maria Madd. in Arni, Ser. (cioè Seravezza)” (pag. 81)[/i]
    A questo punto le domande che mi pongo sono le seguenti: 1) la posizione del M. Cipollaio nel disegno di Rimini è compatibile con quella dell’attuale Monte dei Ronchi? 2) l’aspetto dell’attuale Monte dei Ronchi è tale da poter essere paragonato a una cipolla?
    Enzo[/quote]

    Per la domanda 1) mi pare chiaro che nel disegno il monte Volsi sia il Freddone ed il Monte Cipollaio sia il Monte dei Ronchi.
    Per la domanda 2) invece ho qualche dubbio.. a meno che non si intenda che al tempo fosse “sbucciato” come una cipolla, ovvero disboscato.

    Comunque, Enzo, dalla documentazione che hai raccolto, il toponimo pare “storicamente recente” e qui… le mie ferree convinzioni cominciano un po’ a vacillare….

    #23093
    Enzo
    Partecipante

    [quote=”SCARPA” post=25277]

    Quindi, se Del Giudice, per le valli del frigido e per la lunigiana, considera il toponimo “Ronchi” legato al disboscamento e, se come dici tu, nel libro del Pieri “..sotto la voce ronco (pag. 163) di toponimi ne vengono citati parecchi…”, mi chiedo se non si possa semplicemente concludere che in tutta l’area Apuana e in quelle limitrofe (dalla lunigiana, al massese, alla garfagnana, alla valle della Lima etc) il termine ronco è sempre stato sinonimo di “disboscamento”?
    Sicuramente nei libri citati non avrai trovato alcun riferimento al termine “ronchio” (spuntone roccioso), che quindi sarebbe un grande eccezione.
    A proposito, Enzo, potresti postare la foto che avete pubblicato su Picasa? guardandola in effetti qualche dubbio in più viene….[/quote]
    Certo Paolo, non discuto che il termine ronco sia sempre stato legato al significato di disboscamento, ma questo vale nei NORMALI processi di formazione ed evoluzione dei toponimi. Ma sta di fatto che né Del Giudice né Pieri citano il Monte dei Ronchi: com’è possibile che ambedue si siano fatti sfuggire un toponimo, se fosse esistito, così legato al termine ronco, così esemplare anzi, e per un monte così evidente? Torno a dire: secondo me all’epoca questo toponimo non esisteva. O meglio, probabilmente era appena nato, e in tutt’altro ambiente: tra alpinisti, tra persone colte, ma che non erano tenute a sapere che fino ad allora il termine ronco era stato usato, in maniera naturale, solo nell’accezione di disboscamento, e che, aggiungo, erano certo più esperte di Dante che di pratiche forestali e agricole…
    E’ ovvio che nei libri di Del Giudice e di Pieri non si trovi alcun riferimento all’uso di ronchio nell’accezione di spuntone roccioso, dato che in questo senso l’avevano usato tra di loro, e da poco, solo alcuni intellettuali!
    Ti faccio un esempio per chiarirmi meglio: nel libro Apuane utilizziamo il toponimo Cresta del Campano, in assenza di altri nomi attestati (che io sappia), perché così mi risulta che la chiamasse la guida Valdo Corsi per avervi trovato un campanaccio. Ecco l’origine colta di un toponimo! una guida che passava da quella cresta l’ha chiamata così perché vi ha trovato un campanaccio; se vi trovava, che so, un paio di guanti, magari la chiamava Cresta dei Guanti; dopodiché in una guida (cartacea) viene riportato per scritto questo nuovo toponimo. Che questo toponimo si affermi o no, non c’è glottologo che possa scovarlo consultando archivi e intervistando gli abitanti del luogo! almeno finché non sia trascorso molto tempo dopo la sua eventuale affermazione.
    Enzo

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