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20 Aprile 2012 alle 19:41 #14687albertoPartecipante
Diego scritto:
Lo conosco s? "Rino" che era anche un bravo atleta anche se ? un p? di tempo che non lo vedo.
S?. La mulattiera che parte dalla vecchia chiesa ? il sentiero a cui mi riferivo parlando del Muturlungo. Passa un p? sotto il colle della Tecchia sbuca dove ora c’? la casa del Prete a Campiglia da cui si pu? salire con sentiero tutt’ora abbastanza evidente al famoso passo e scendere ad Azzano o andare a Granarola-Pasquilio. Io credo che a quel passo dove vi sono lapidi o croci di due partigiani morti sulle mine, si possa attribuire il nome di Pittone (da "allungato" tipo "pittolo" o "pittolone" in gergo x persona o cosa alta e lunga). Per? appena posso m’informo con qualche anziano. Se non dovessi rispondere prossimamente non ? x maleducazione o disinteresse ma perch? probabilmente verr? ricoverato (coliche renali insistenti).
Un saluto a tuttiDiego curati bene.
Brutti dolori le coliche.
20 Aprile 2012 alle 21:31 #14688AnonimoOspiteIntanto un augurio a Franco e a Diego per rimettersi quanto prima in … lizza ;)
Poi voglio ringraziare Luca/Dok per aver citato (qualche post fa) il volume: Eserciti Popolazione Resistenza sulle Alpi Apuane, Prima parte: aspetti geografici e militari / a cura di Gino Briglia – Pietro del Giudice – Massimo Michelucci / Massa 1995 con particolare riferimento all?articolo di M.Grazia Armanini: Il Passaggio del Fronte pagg. 325-334.
Lo ringrazio perchè mi ha dato modo di continuare le esplorazioni su altri terreni dato che per qualche mese difficilmente potrò fare uscite sul campo :S . in secondo luogo perché l’articolo della Armanini è veramente interessante e fa luce su molte cose mettendo dei punti fermi (anche se poi si può discutere e ridiscutere tutto, sulla base ovviamente di adeguati riscontri documentali o testimoniali).
Riporto qui i passi più rilevanti in relazione all’argomento trattato in questo topic. I brani estratti dall’articolo dell’Armanini (pagg. 328-329) sono in grassetto.
[b]Il passaggio del Fronte venne tenuto aperto pressoché regolarmente dalla Resistenza Apuana dal 10 ottobre 1944 … sino alla Liberazione. Attraverso di esso dal Nord andavano al Sud, nell’Italia liberata: perseguitati politici, civili, militari, sia italiani che prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento nazisti, ed anche tanti soldati della Repubblica Sociale Italiana.
In un primo momento il passaggio fu spontaneo, animato prevalentemente dalla solidarietà umana: ma quando vennero segnalati al Comandante dei Patrioti Apuani casi di persone abbandonate sul percorso montano per timore delle raffiche delle mitragliatrici tedesche, ed altri abusi, il fenomeno venne regolamentato da parte degli stessi partigiani affidandone la gestione ad un magistrato di Carrara, Roberto Mariani, il quale coordinò il servizio del transito delle Apuane.
Il punto di partenza era stato organizzato ad Antona, dove fu attrezzato un centro di raccolta in un fabbricato adibito ad asilo offerto dalle suore, che continuarono ad abitare nello stesso.
Su questa strada aperta tra i monti, quindi , chiamata poi “Via della Libertà”, iniziò l’esodo di tanta gente disperata. Da Antona a Serravezza e Pietrasanta il tragitto era di quasi 17 km (16,900): da un livello di 442m. ad Antona si saliva fino a 1164m sulle Apuane per arrivare poi a 500m nella valle del Serra, a 249m. a Seravezza e poi a Pietrasanta in pianura.
In un primo tempo veniva percorso il Passo della Cardella, sul lato sinistro del Monte Carchio, ed il Passo del Pitone. Poi, il passo della Cardella venne abbandonato perch? facilmente controllabile dal nemico.
Le guide disponibili si trovavano nelle frazioni della nostra montagna, spinte in gran parte da solidariet? umana ma anche dal compenso che le persone offrivano per un servizio del genere.
Il 1° febbraio ’45 l’organizzazione militare del passaggio del Fronte inizia ad Antona sotto la responsabilità del Comandante Vinci che organizzò le guide e i portatori, rendendoli responsabili delle loro azioni (i portatori erano gli uomini che trasportavano oltre le linee materiale di sopravvivenza per le persone, o si caricavano sulle spalle i bambini i quali, date le condizioni ambientali, non avrebbero mai potuto da soli scavalcare quei passi).
A queste guide e a questi portatori fu assegnata una quota in denaro, ricavata dalle somme che venivano offerte al comando da aprte delle persone che intendevano attraversare il Fronte.
….
Il percorso avveniva secondo secondo queste modalità e tappe: sul far della sera la comitiva partiva dal sentiero che da Antona porta alle Vigne, a Campareccia ed a Porneta (tutte località sopra Antona), attraversava a mezza costa lo sperone della Tecchia ed entrava nel castagneto di Campiglia. Superato il Fosso di Campiglia il sentiero saliva prima con stretti tornanti, e poi pressoché verticale sino al Passo del Pitone. Di lì scendeva nella valle del Serra (vedi tavole XXVII, XXXVIII, XXXIX).[/b]
Le Tavole XXXVIII e XXXIX sono i disegni di M. Pegollo già pubblicati sul topic (pag. 10). Mentre la tavola XXVII è la seguente
La didascalia in calce la trascrivo perché a questa risoluzione non si legge:
Il “varco della libertà” nella Linea Gotica: i passi delle Greppie (A) e del Pitone (B ) sul monte Focoraccia[b]La frequentazione del varco aumentò sensibilmente col passare dei giorni: esisteva sempre più gente pronta a correre quel rischio. Quando i tedeschi minarono il passo del Pitone venne messo in funzione un nuovo percorso più alto: quello che da Pian della Fioba portava alla Tecchia, dove ora sorge il piccolo sacrario dedicato ai caduti del varco della Linea Gotica, fino al Passo degli Uncini, per poi scendere lungo il fosso delle Greppie.
Dall’ottobre 1944 all’aprile 1945 persero la vita lungo l’impervio cammino sedici Patrioti Apuani e diversi civili caduti sotto il fuoco delle mitragliatrici. I civili caduti furono molti; tutti casi avvenuti prima della nuova organizzazione e pertanto non è stato possibile accertare il numero esatto. I nazisti non riuscirono mai a bloccare questo passaggio di civili, partigiani e militari dell RSI sulla Linea Gotica, se non in qualche rara occasione. Chi era nativo del luogo sapeva come muoversi con sicurezza tra le rocce delle Alpi Apuane, anche di notte, nonostante le difficoltà, le intemperie, la neve ed il ghiaccio.
Il passaggio del fronte dominerà la scena fino al 29 marzo ’45.
L?importanza di questo attraversamento è testimoniata dall’incontro tenutosi il 20 marzo ’45 nel palazzo ducale di Massa tra ufficiali tedeschi ed il comandante dei Patrioti Apuani, Piero del Giudice. Tra l?altro, si parlò anche, da parte del comando tedesco, dell?autorizzazione per un passaggio a favore dei civili con modalità da stabilirsi; fu la proposta di un patteggiamento che poi non si concretizzò.
I dati riguardanti il febbraio 1945, sottolineano le difficoltà del percorso ed il grosso rischio di essere colpiti dalle raffiche nemiche subito dalle guide, in prevalenza di Antona.
…
Sono conservati presso l’Archivio dell?ANPI di Massa gli elenchi dettagliati di coloro che attraversarono la Linea Gotica, ad esempio: nel mese di febbraio ’45 passarono ben 1996 civili; nel solo giorno 26 febbraio, 157. Attraverso il passo del Pitone , nei due mesi di febbraio e marzo, furono 2146 coloro che varcarono le linee. … In tutto il periodo i Comandi Alleati su Fronte hanno controllato l?arrivo di oltre 8000 persone, ma ve ne sono molte altre che hanno attraversato la Linea Gotica senza sottoporsi ad alcun controllo … Nel marzo del ’45 furono 47 le guide impegnate nell’attraversamento del Fronte. Nei mesi di febbraio e marzo i portatori utilizzati per superare la Linea Gotica furono ben 153.[/b]
il passo del pitone è identificato in modo categorico e non ambiguo col Piton di Mezzo (vedi foto). Luca lo aveva già fatto notare (pag. 11): “il solo fatto che a quel convegno ci fossero, citiamo per tutti i due nel titolo: Pietro del Giudice e Gino Briglia (Sergio), che avevano entrambi una buona conoscenza del territorio, è una autenticazione della tesi che quelle due lettere non siano state messe lì a casaccio. Un’ulteriore conferma indiretta potrebbe essere il fatto che quella attribuzione non ha successivamente scatenato dispute topografiche, almeno a quel che mi risulta”
Inizialmente si passava anche dal passo della Cardella ma poi quel tracciato fu abbandonato privilegiando quello del Pitone (di mezzo).
Successivamente, dopo che il passo del Pitone (di mezzo) fu minato, sii optò per il passo delle Greppie/Uncini. Quindi questa ricostruzione storica non è in antitesi coi documenti prodotti da Marco (opuscolo del 1975).
La descrizione del tracciato che fornisce la Armanini (“Superato il Fosso di Campiglia il sentiero saliva prima con stretti tornanti, e poi pressochè verticale sino al Passo del Pitone”) non sembra compatibile col tratto iniziale del sentiero di Pisanino&co perchè questo taglia quasi in orizzontale tutto il versante.
Quest’ultimo punto richiama l’ipotesi che avevo formulato (con beneficio di verifica sul campo) qualche post fa (pag 12): l?esistenza di un terzo tracciato che ricalca più o meno la linea tratteggiata delle vecchie IGM 25000 e che dal fosso di Campiglia (o da quello successivo del Pozzone) sale puntando direttamente ai pendii sotto il passo del Pitone (di mezzo) e da qui si biforca in due rami: uno che sale direttamente al passo del Pitone di mezzo l’altro che taglia in obliquo le balze rocciose e arriva al passo della Focoraccia, rimanendo sempre più alto del tracciato di Pisanino&co. Sulla tavola XXVII ho disegnato in rosa tratteggiato quello che potrebbe essere il tracciato di questo sentiero, in blu la traccia della mia risalita partendo dal sentiero basso (vedi mappa CTR 5000 pag. 12) e in rosa continuo il sentiero basso di Pisanino&co.
21 Aprile 2012 alle 04:34 #14692AnonimoOspite20-01-2012..ore18.42 sul topic..anello dei cavatori litigavo con Guido e pronunciavo la prima volta "sentiero della liberta’"29-01-2012…Bergame apriva il topic"sentiero della liberta’"
oggi 20-04-2012…post 25 siamo ancora distanti dal nastro d’arrivo…………
Volevo fare alcuni chiarimenti.
1)il sentiero ex cai 188/bis (mulattiera/sentiero che usavano gli Antonesi,non l’ho scoperto io e soci…sul forum qualche tempo prima…..chiesi imformazioni a Guido,se era un sentiero usato dai partigiani per cui la paternita’?/o di Guido o avanti a Guido…forse Luca….io e soci abbiamo fatto solo una ricostruzione momentanea (con ometti e nastrini)del PROBABILE SENTIERO DELLA LIBERTA’.
2 )la carrareccia….dalla polla al passo/Focoraccia, ?ra gia’ultravisitata da Guido e Compani,IO ho solo aggiunto gli ometti nel canale….dal famoso tornantone
3 )il sentiero nastrato dalla carrareccia (ora segnato con colore spray)fino al passo/Focoraccia ? stato fatto da Luigi….edicolante di Massa.
dai a Cesare…quel che ? di Cesare………:P
Ancora voglio far presente (e mi ripeto ancora)che forse voi non avendo esperienza…..(a parte Guido)di ripulitura sentieri cai o altri….(e visto le molteplici…possibilita’ di segliere il passo/sentiero,in quanto sono piu’di uno)….optare per il passo/sentiero piu’idoneo…per..storia-..pulizia-sicurezza-eee…ripulizia negli anni a venire……
Domenica mattina…con il mio socio faccio un sopraluogo…(tempo permettendo).dal fosso di Campiglia…al Piton di mezzo (quello preferito da
Bergame…..chi si vuol aggregare….faccia un fischio…sul forum..mi sa pero’ che piovera’
Vi saluto……….. Pisanino21 Aprile 2012 alle 08:00 #14693AnonimoOspiteMi scuso con tutti quelli che hanno contribuito alla riscoperta del sentiero che io ho attribuito a Pisanino&co. In realtà Il riferimento non era un’ipoteca sulla paternità del sentiero ma dovuto solo alla necessità di farsi capire.
Domenica non posso accompagnarvi ma se occorre hai il mio numero e non ti far scrupoli B)
21 Aprile 2012 alle 09:01 #14694AnonimoOspiteciao a tutti io sono il ….co …di pisanino come ci definisce bergame seguo il forum con grande interesse ma non sono mai intervenuto .nel mio piccolo vorrei dire la mia x quanto riguarda il sentiero della liberta ,non sono esperto come molti di voi ma mi sono documentato leggendo qualcosa e ascoltando testimonianze di persone che la guerra l’ hanno vissuta e.mi sento di dire che ognuno di noi a trovato il proprio sentiero, in quanto ce ne sono piu’di uno .e sono stati usati in maniera e momenti diversi come si e detto utilizzavano prima il passo della gardella poi il pitone .la greppia ecc.tra le tante possibilita dobbiamo tener presente, che la strada dopo antona non esisteva la galleria della tecchia non cera quindi perche la chiesetta?partivano da antona e seguvano il sentiero che porta al monte antona e all attuale rifugio citta di massa"( all orto botanico)"per poi arrivare alla tecchia dove poi seguivano per l attuale 188 fino alla greppia oppure il 41, risalivano il canale d angiola per poi andare al passo degli uncini oppure alle cave delle cervaiole per poi discendere l ormai abbandonato sentiero 31 che porta ad azzano. siccome la gente ormai era allo stremo delle forze e diventava sempre pi? difficile affrontare certi percorsi Pietro fece un accordo con il generale Kasseling (tra l altro poi non rispettato fino in fondo ) per far passare i civili dalla strada della fortezza di montignoso .allora dico io e’ pure questo un sentiero della libert?? devo condividere il pensiero di Guido quando dice che dobbiamo trovare un sentiero idoneo affinch? ne possa usufruire anche persone come me" poco esperte "e soprattutto di facile mantenimento perch? come si dice.. passato il santo finita la festa .. poi chi lo vorr? potr? fare il suo personale sentiero io faccio parte del c.a.i di massa e credo che si possa recuperare tranquillamente il 188 bis che a mio avviso e per gran parte di facile manutenzione visto che e’ in buono stato e posso prendermi insieme a pisanino la responsabilita di segurlo ma dalla parte azzano ???un saluto e spero ci si possa incontrare presto tutti ….ciao fabri…
21 Aprile 2012 alle 11:12 #14695dokPartecipanteRe: La descrizione del tracciato che fornisce la Armanini (?Superato il Fosso di Campiglia il sentiero saliva prima con stretti tornanti, e poi pressoch? verticale sino al Passo del Pitone.?) non sembra compatibile col tratto iniziale del sentiero di Pisanino&co perch? questo taglia quasi in orizzontale tutto il versante.
Quest?ultimo punto richiama l?ipotesi che avevo formulato (con beneficio di verifica sul campo) qualche post fa (pag 19): l?esistenza di un terzo tracciato che ricalca pi? o meno la linea tratteggiata delle vecchie IGM 25000(…)o Bergame, guardando la tavola XXVII ritoccata non vedo dove vuoi andare a parare, anche se ? apprezzabilissima la verifica che stai facendo sui tracciati delle mappe. purtroppo non conosco bene il versante massese come quello di qua, ci sono stato davvero poche volte, per cui ti parlo delle impressioni che mi sono potuto fare sulla base di quelle poche ricerche.
se infatti quello che cerchi ? il tracciato descritto nell’articolo della Armanini, come ho provato anch’io con un paio d’amici nel dicembre 2009, non mi sembra proprio che quello che dici te corrisponda a quella descrizione, per l’idea che me ne sono fatto, e cio? che gli stretti tornanti siano subito dopo il Fosso di Campiglia e che poi ci sia l’impennata praticamente verticale fino al passo: tra l’altro questo dato, dei tornanti in prossimit? del canale, ? ripreso nella pubblicazione di Maria Del Giudice in relazione all’episodio di Marchini e Antolini. invece dal tuo schizzo sembra di capire diversamente.
quella volta si fece un percorso diverso da quello di Pisanino per intenderci: scesi da Porneta nelle selve di Campiglia si cerc? un percorso pi? basso rispetto a quello che porta alla <casa del prete>, lo vedi bene nella vecchia IGM che punta alle casette intorno a quota 750, ma il tratto nel castagneto si trov? con alterna fortuna solo al ritorno. alle casette ci arrivammo sul tracciato dalla <casa del prete> alla <casina dei cacciatori?>, dove invece che attraversare il fosso abbiamo seguito la traccia cul costone roccioso fino alle casette, che si vedono bene anche nella tavola XXVII. qui sei ancora alto sul costone del Fosso, ma proprio l? accanto trovi un buon viottolo che scende nel canale in prossimit? di una guglia caratteristica. come vedi dalla IGM in quel punto c’? pi? di una possibilit?, oltre a quelle segnate la pi? plausibile mi sembr? la risalita di una piccola costa coperta di scope, facile e necessariamente a zig-zag, che andrebbe a risortire sul 188bis poco prima della curva verso il Pitone quando ti si apre la vista sulla cava della Caprara. dico andrebbe perch? non l’ho percorsa tutta, era ora di tornare e gli altri mi aspettavano, ma sono arrivato fino a vedere, se non ricordo male, che fino all’innesto non c’erano difficolt?. ma non ci sono pi? tornato, e quindi non so dirti con maggiore certezza. comunque quella costa si trova risalendo di poco il canale, mi pare che c’erano i resti di una fornace e altri segni di vecchi passaggi. tra l’altro all’inizio del viottolo che scende nel canale c’erano vecchi segni sbiaditi di vernice.
nessuno ? ancora stato l?? ero convinto di aver visto qualcosa nel topic, ma dalle ultime mappe postate non si direbbe. Pisaninooo, dove seeei?
insomma questo, se comprovato, sarebbe un attacco pi? diretto e pi? <invernale> del tracciato di Pisanino, evitandone la parte pi? scabrosa, cio? quella dell’attraversamento del ventaglio di affluenti del Fosso.
all’innesto nel 188bis, poi, potrebbe proseguire sulla tua traccia blu, che non conosco, o proseguire su quello fino al bivio dei passi (l’avete mai notato il grottone sottovia, che poteva essere un posto tappa?) e, perch? no?, risalire diretti i pratoni sotto i paretoni del Pitone…<pressoch? verticale fino al Passo del Pitone>. non ti persuade l’idea?
ciao
Luca21 Aprile 2012 alle 22:39 #14696alebiffi86PartecipanteFaccio un piccolo O.T.: Tanti auguri di guarigione a Diego!
21 Aprile 2012 alle 22:58 #14697alebiffi86PartecipanteFaccio un piccolo O.T.: Tanti auguri di guarigione a Diego!
21 Aprile 2012 alle 22:58 #14698alebiffi86Partecipante22 Aprile 2012 alle 00:40 #14701AnonimoOspiteX Moka:
sono d’accordo con te, quella della sistemazione di uno o più percorsi da offrire al pubblico come “sentieri della libertà” è un’altra questione. Io infatti mi sono dedicato a mettere insieme indizi, tracce sul terreno e tracce sulle carte per capire quali potevano essere i passaggi. Poi, una volta che si riterrà di avere in mano tutti gli elementi, toccherà ad altri il compito di selezionare, accomodare e proporre. Io però credo che prima si debbano acquisire tutti gli elementi per poter comporre un quadro della situazione il più possibile corretto e completo, ovvero, come si dice in gergo investigativo … “non scartiamo alcuna ipotesi” ;) Quando si deve tracciare una strada: prima si mappa e si scandaglia il terreno per acquisire tutti i dati poi sulla base di questi si stabilisce il tracciato migliore. Con la differenza che qui, oltre al tracciato migliore, si cerca di ricostruire e rispettare anche una verità storica . E’ evidente che c’è ancora molta incertezza e ambiguità nelle testimonianze e nelle ricostruzioni, sia per quanto riguarda i percorsi che sull’identificazione dei luoghi (uno per tutti il fantomatico “Piton massese”). Quindi secondo me è presto per tirare i remi in barca. Ci sono ancora parecchie cose che non tornano.Per quanto riguarda la mia ipotesi su un percorso che da Campiglia punta diretto al Piton di mezzo tagliando in salita tutto il versante (linea rosa tratteggiata sulla tavola XXVII pag 16) luca si chiede dove voglio andare a parare. Veramente non lo so , però posso spiegare le ragioni che mi hanno indotto a formularla.
Una premessa : anch?io il versante massese sotto il Piton di mezzo lo conosco pochissimo, probabilmente meno di tutti coloro che sono intervenuti finora. Praticamente l’ho percorso la prima e unica volta nel sopralluogo del 02/04 (pag. 6) in discesa dal piton di mezzo lungo il canalaccio di dx scendendo (quello che a pag. 16 nella tavola XXVII da me ritoccata. si vede in ombra sotto le voltoline rosa) che mi ha portato sul sentiero di Fabri&Pisanino (OK? B) ) che ho riconosciuto dagli ometti, dai nastrini bianchi/rossi e dagli scalini intagliati. Poi, dopo aver percorso un breve tratto di questo sentiero, l’ho abbandonato seguendo tracce vaghe che puntavano nella direzione del pitone di mezzo, e da qui è venuto fuori l’itinerario che ho segnato in blu. Non ho da insegnare niente a nessuno, mi sono soltanto limitato a raccontare quello che ho fatto/visto e segnalare incongruenze tra tracce, testimonianze e mappe.
Veniamo all’ipotesi di un terzo tracciato diretto Campiglia-Piton di mezzo. Quello che mi ha incuriosito inizialmente è stata la linea tratteggiata presente su varie mappe: la IGM del 1903 (pag. 3) sulla guida del 1921/22 (pag. 5) e sulla IGM 25000 che ha pubblicato Marco a pag. 8 (aggiornata al 1928) che indicava chiaramente l’esistenza di un sentiero che dalla valle del Serra saliva al piton di mezzo e poi scendeva in direzione di Campiglia. Siccome nelle descrizioni che avevo letto del sentiero della libertà si parlava sempre di Campiglia e del passo del Pitone come punti certi lungo la via della libertà mi è sorta spontanea l’idea che questa linea tratteggiata potesse (più o meno) essere stata una di quelle utilizzate dai partigiani e dalle guide per passare il fronte, quindi una delle “vie della libertà”. Il fatto poi che quella linea tratteggiata fosse sparita dalle mappe recenti (multigraphic) stava a testimoniare che nel dopoguerra di quel sentiero se ne erano perse le tracce, ma probabilmente 70 anni fa era ancora percorribile, e questo ne rendeva la riscoperta ancora più interessante.
Spinto da questa curiosità e da questa idea sono andato a cercare sul terreno le tracce di questa linea tratteggiata, ma non con la certezza che fosse quello il sentiero della libertà ma con l’idea di riportare alla luce (stipa e macchjon permettendo) un antico sentiero ed eventualmente sottoporlo ai frequentatori del forum (e non solo) come possibile candidato al titolo di “via della libertà”. Ma di dare un giudizio finale certo non mi sono mai preoccupato dato che di questa storia comincio solo adesso a saperne qualcosa.
Ho fatto un primo sopralluogo dalla Polla fino al passo del Pitone di mezzo il 26/03 (pag. 3) poi un altro il 02/04 (la mia prima e unica incursione sul versante massese, post pag. 6) . Questi due sopralluoghi mi hanno portato ad individuare la traccia blu e ad osservare abbastanza da vicino la zona. Quindi ho cominciato a farmi un’idea più precisa della morfologia dei luoghi e dei sentieri. Riprendendo in mano le le mappe (soprattutto la IGM 25000 e CTR5000 postate da Marco) mi è sembrato che ci fosse troppa difformità tra il sentiero basso Campiglia-Focoraccia e la linea tratteggiata delle vecchie IGM (1903 e 1928). Da qui l’ipotesi circa l?esistenza di un terzo tracciato che saliva direttamente verso il passo del Pitone di mezzo, diverso sia dal sentiero basso ma anche dalla mia traccia blu.
A rafforzare questo dubbio è venuto poi lo schizzo di M. Pegollo che sembrava proprio indicare un tracciato diretto tra Campiglia e passo del pitone di mezzo. Infine l’articolo della Armanini, con la sua descrizione, verbale e quindi imprecisa, ma con particolari sufficienti da farmi considerare ancora più plausibile quest’ipotesi.
Oh Luca :laugh: per quanto riguarda i tuoi dubbi sull’andamento della mia linea rosa-tratteggiata li condivido, ma la mia era solo una linea indicativa, tanto per dare l’idea. Mi riservavo di verificarla sul terreno, ma per il momento non posso. Se nel frattempo qualcuno volesse andare a darci un’occhiata mi farebbe piacere sapere che ne pensa B) . Poi quella che ho disegnato dritta potrebbe essere, data la ripidità del terreno, una fila di mini-tornanti. Oppure la traccia potrebbe passare più in alto o più in basso o potrebbe tirare dritto fino ad intersecare la traccia blu etc etc. Oppure … può darsi che ho cannato di brutto :sick: e che lì non c’è proprio nulla da scoprire perché magari chi ha redatto la IGM ha a sua volta cannato (anche se devo dire che raramente le vecchie IGM sbagliano e perseverano in errore). O infine (ipotesi molto probabile :S )potrebbe essere che la stipa, e le frasche siano così ostiche ed impermeabili che una eventuale ricerca diventa un’impresa improba e quindi conviene lasciar perdere. Ne approfitto per un suggerimento agli eventuali esploratori: se il sentiero esisteva è probabile che nell?attraversamento del fosso del Pozzone se ne debbano trovare ancora resti visibili, dato che intorno ai canali quasi sempre si trovano piante di alto fusto e qui, dove la macchia è meno invasiva, le antiche tracce ai bordi rimangono più evidenti, a meno di piene devastanti :sick:
Per tutte le altre cose che dici non posso risponderti nel dettaglio causa … Ignoranza :blush: però ho una perplessità di base: perchè cercare sentieri in basso ? Le descrizioni che ho letto parlano sempre di Campiglia (alcune indicano anche la quota di 860mt). La Armanini parla del sentiero che da Antona porta a “Campareccia ed a Porneta attraversava a mezza costa lo sperone della Tecchia ed entrava nel castagneto di Campiglia“. Se si confronta questa descrizione con la IGM25000 del 1928 (pag. 8) si possono vedere chiaramente i sentieri che collegavano Pruneta (cioè Porneta) con Campiglia. Si notano anche le tracce basse delle case di quota 750 di cui parli te, però perchè scendere per poi risalire ? Per ragioni di sicurezza ? però anche il percorso più alto da Campiglia non sembrerebbe tanto diverso per quanto riguarda la possibilità di rimaner nascosti. A questo punto però mi fermo perchè non conosco i luoghi e parlo per quello che vedo sulla carta , quindi lascio spazio a chi i luoghi li conosce meglio e di prima mano ….
PS: Una nota per Diego cui rinnovo gli auguri di uscirne al più presto: a proposito del toponimo Pitone/Pittone/Pittolon bisogna mettere nel conto anche il M. Pittone ovvero la quota 1339 sulla cresta degli Angeli, vedi mappa sulla guida del 1922 (pag 5) toponimo ripreso anche nella guida del 1979.
22 Aprile 2012 alle 06:14 #14702AnonimoOspiteDok..o preferisci Luca..!!!!Partiamo da un punto chiave….Io come Guido abbiamo territori vasti…come la praterie americane da controllare in riferimento sentieri/segnaletica/ripristino degli stessi,Lui piu’ sul versante Lucchese IO nel versante Massese.Per cui…per forza di cose… Fabbri….diventera’ il punto di riferimento nel versante occupato dai tedeschi (scherzo…lato Masese)quando posso gli saro’ in ausilio per i sopraluoghi…ma per ogni imformazione tecnica/burocratica…ogni dibattito che farete….sara’ Lui…il riferimento Chiave (visto poi che ? anche socio del cai,piu’ responsabile e competente)
Ma torniamo al fatto che anche noi DUE…non ? che dal lato Massese……stiamo a dormire dentro la cappella dei partigani a Porneta…!!!!!L’altro giorno con tempo molto incerto..(pioggia a tratti)…siamo partiti da Antona…sulla via della Liberta’x un controllo alle condizioni della percorribilita’(vegetazione-pavimentazione ecc…)Arrivati al bosco di Campiglia….siamo scesi giu’ fino all’ultima casa diroccata….(lato sx del bosco mentri scendi) e Fabbri ha notato dei segni rossi sbiaditi sulle rocce alla sx della casa.Seguendo i predetti segni, abbiamo trovato un bel sentiero che arriva sotto la cava Caprara (vicino ai blocchi di marmo che si vedono anche da Campiglia)con proseguo verso il sentiero 188/bis al di sotto del passo del Pitone Massese.Detto sentiero potrebbe benissimo essere un sentiero usato dai cavatori/pastori x andare alla cava/pascoli Granarola….chi lo sa’ pero’ la linea ? quella del Passo.Successivamente pellustreremo anche il bosco di Campiglia nella sua parte bassa…….non c’? da escludere nulla….sia in alto che in basso…………….
UN CARO SALUTO A DIEGO PER UNA PRONTA GUARIGIONE…….SALUTO TUTTI PISANINO22 Aprile 2012 alle 06:15 #14703AnonimoOspitex bergame;sono perfettamente d accordo con te che ce ancora molto da scoprire perch? anch io ho notato non tanto sulle carte ma sul campo (parlo lato massese )che ci sono moltissime tracce che da antona partono, da luoghi diversi e che vanno comunque in direzione ""PITONE""e che ci sono pareri e testimonianze ,per quanto ne so molto discordanti segno che le persone anziane che ho interpellato ,parlo anche dell ampi massa hanno ricordi vaghi,quindi giusto non mollare e seguire tutte le tracce perche secondo me hanno comunque tutte un valore storico e culturale …fabri
22 Aprile 2012 alle 20:42 #14707dokPartecipantenel mio intervento a pag.23 avevo posto alcuni punti che meritavano di essere approfonditi con pi? calma.
Partirei dall’ultimo, che ho espresso come la questione della <Via della Libert?> o delle vie della libert?.
Il problema, come ho fatto notare, non ? solo linguististico (come direbbe Nanni Moretti: ma come parli?! le parole sono importanti!) o filosofico (si pu? parlare propriamente di libert?, nelle culture cattolica, repubblicana e socialista -le culture della Costituente- solo all’interno di un quadro minimo di garanzie), ma anche storico-geografico che ? quello che qui interessa a noi.
infatti, e mi pare che almeno Marco di AS e Bergame stiano arrivando alle stesse conclusioni, parlare in senso stretto di <Via della Libert?> significa molto probabilmente riferirsi agli ultimi due mesi di guerra e al passo delle Greppie, ? qui che puntano tutti i dati (…dalla Cardella al Pitone alle Greppie).
Ma vediamo se riesce chiarire un po’ meglio il quadro della situazione, ora con pi? calma posso anche trascrivere quella parte dell’intervista di Sciamino che avevo omesso: <Facevo comodo a tutti, ormai>. In realt? non l’avevo omesso perch? mi sapeva fatica scriverlo, ma perch? l? per l? mi pareva insignificante, invece ? forse proprio il dato pi? importante: il <passaggio regolamentato> del fronte era per tutti la soluzione. Lo era per in primo luogo per gli americani <preoccupati del continuo traffico lungo la prima linea> (vedi articolo della Armanini pagg.332-333). lo era per i tedeschi, che non sono mai riusciti a impedirlo perch? la zona era saldamente in mano ai Patrioti Apuani, e ora, nonostante le ripetute ordinanze di sfollamento dal maggio al settembre del ’44 dei territori massesi in prossimit? della prima linea (vedi articolo della Armanini, pag.326 e seguenti) si trovavano ad avere tra i piedi una sorta di Lampedusa. e lo era per i partigiani, per il loro interesse sia logistico-strategico che umanitario a controllare in prima persona il passaggio del fronte.
Questo quadro pu? aiutare meglio a capire cosa probabilmente intendeva dire Sciamino quando parlava di un solo sentiero da seguire: forse non si tratt? necessariamente del fatto che da un certo momento in poi fu seguito un solo unico sentiero <escluso dalle attenzioni minatorie dei tedeschi> come si domanda Marco di AS a pag.24, ma forse pi? verosimilmente del fatto che volta per volta dovesse essere seguito un solo sentiero, per inderderci: che in quella notte tutti i profughi passassero ed esempio dal Passo della Greppia, e che due giorni dopo, metti che per una abbondante nevicata con successiva gelata la Greppia fosse impraticabile, tutti quanti passassero solo dal Passo della Focoraccia se non da uno pi? basso ancora che fosse praticabile.
E tutto questo passaggio di lunghe colonne di profughi poteva anche avvenire, perch? no?, sotto l’occhio vigile, ma anche forse un po’ <omertoso> o <accondiscendente> di qualche pattuglia infreddolita che si trovava a passare di l?, e questo comunque era pi? facile dalla parte dei tedeschi -in realt? in gran parte alsaziani, polacchi- che da quella degli alpini della Monterosa: questo perch? l’importante per tutti era la disciplina, che nell'<inevitabile> fosse evitato il caos di passaggi disordinati e imprevedibili che quelli s? potevano scatenare reazioni magari anche solo motivate dalla paura e dalla sorpresa, ma violente e altrettanto imprevedibili.
Le mine. Le mine a questo punto non sono un pi? un problema, se cos? si pu? dire, anzi completano il quadro della regolamentazione. Tra le mine si doveva passare, fino a prova contraria, dal momento che furono minati tutti i passi (accordi o non accordi, fidarsi ? bene, ma non fidarsi ? meglio), e ci passava indenne solo chi sapeva dove e come passare. e queste erano le guide autorizzate dal comando partigiano di Antona con l’approvazione e il lasciapassare del comando americano, come Sciamino: <Il Passo del Pitone era minato, quello di Gaglini pure, quindi bisognava stare molto attenti a non sbagliare a causa della neve che toglieva visibilit? e (oltre) alla neve vi era anche la nebbia che in tanti momenti era peggio della neve. Io, fortunatamente, ero molto pratico del posto che bastava un piccolo promontorio, una pianta ecc. per poter sapere dove mi trovavo e dove potevo proseguire stando sempre alla dovuta distanza dai campi minati. Purtoppo altre guide che facevano questi servizi non avevano questi vantaggi e sbagliarono percorso andando a finire sopra una mina. Io ero passato la notte prima e tutto and? come previsto, molta tribolazione e molto freddo, ma con una ventina di persone si attravers? le linee senza gravi conseguenze. In quei posti cos? pericolosi io mettevo fuori dal tascapane la mia corda che nelle notti come quelle non l’abbandonavo mai. Ogni persona aveva la fune in mano e nessuno la doveva abbandonare quando uno qualsiasi gli scappava di mano causa gli zig zag che purtroppo non si potevano evitare, specialmente in salita, veniva dato il segnale e io mi fermavo fino a che non veniva ridato il segnale di attacco di quello staccatosi, non si ripartiva e cos? erano tutti costretti a passare dove ero gi? passato io>. (dal diario di Sciamino)
E anche la testimonianza riportata nell’articolo di M.G.Armanini, pag.332: <…incolonnate in una comitiva lungo una pista dalla quale non dovevamo mai spostarci e neanche toccare nulla, dato che vi erano oggetti collegati con le numerose mine disseminate per tutta la parete della montagna…tra la sterpaglia si intravedevano miseri resti umani di chi non era riuscito a terminare la propria strada. Dice ancora l’autrice che, guidate e confortate da quei <generosi militari>, come lei chiama i partigiani, arrivarono salve, dopo aver evitato le mitragliatrici dei tedeschi, fino ad Azzano, un villaggio di cavatori, e da l? giunsero infine a Pietrasanta.>
Con questo spero di avere risposto a qualcuna delle domande espresse da Marco di AS nel suo topic di pag.24, aggiungendo in riposta a questa: <Se c’era l’accordo con i tedeschi, non importava che il sentiero fosse il pi? possibile nascosto, anzi: poteva essere positivo far vedere che si passava proprio di l?. Quindi il valico poteva essera anche piuttosto a monte, addirittura appunto alla Greppia o verso gli Uncini… > che, accordi o non accordi, fidarsi ? bene non fidarsi ? meglio, e il passaggio a monte come quello del canale delle Greppie ? proprio in assoluto il pi? nascosto, perch? gli passa proprio sotto il naso…provare per credere!
questo naturalmente ? un quadro che mi sono fatto io, non va preso per oro colato, anzi vi chiedo che ne pensate.
Bergame, vedo con estremo piacere che stai facendo quello che avevi promesso qualche post fa, di diventare un tosto interlocutore: <Anzi se vorrai fornirmi una lista di fonti dove documentarmi ne sar? sinceramente felice e cos? anche te avrai modo di confrontare le tue conoscenze con qualcuno che potr? replicarti in modo appropriato>. sar? lieto di fornirti quanto prima una lista di riferimenti utili, come con me ha fatto Davide Del Giudice, che ringrazio ancora.
ciao
Luca22 Aprile 2012 alle 23:18 #14708EnzoPartecipantedok scritto:
Bergame, vedo con estremo piacere che stai facendo quello che avevi promesso qualche post fa, di diventare un tosto interlocutore: <Anzi se vorrai fornirmi una lista di fonti dove documentarmi ne sar? sinceramente felice e cos? anche te avrai modo di confrontare le tue conoscenze con qualcuno che potr? replicarti in modo appropriato>. sar? lieto di fornirti quanto prima una lista di riferimenti utili, come con me ha fatto Davide Del Giudice, che ringrazio ancora.
ciao
LucaIntendi – io credo – non inviare privatamente a Bergame, ma pubblicare sul topic una bibliografia delle fonti utili? faresti una cosa gradita a me e penso a molti altri. Grazie
Enzo23 Aprile 2012 alle 01:08 #14709AnonimoOspiteOh Enzo :) non cominciamo a spingere, rispettiamo la fila :P
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