Il Monte Ferrato


L’autore sulla vetta

Il Monte Ferrato fa parte del pre – appennino pratese e riveste una particolare importanza per l’aspetto paesaggistico, la natura geologica, la vegetazione, i resti archeologici. Il gruppo montuoso del Monte Ferrato è formato da tre cime: il Poggio Ferrato (m. 420), massima elevazione, detto anche Monte Chiesino perché qui anticamente si trovava una piccola chiesa, poi prosegue nel Monte Mezzano (m. 398), sulle cui pendici si trovano le cave del serpentino o marmo verde di Prato (di cui parleremo più diffusamente in seguito) e termina nel Monte Piccioli (m. 362). Questi tre colli si trovano su un contrafforte del Monte Javello che scende verso sud fra la Valle di Albiano e di Bagnolo e il Monte Le Coste (detto anche Spazzavento e sede del Mausoleo di Curzio Malaparte come da omonimo itinerario Ursea) e sono di origine vulcanica, costituiti da magma eruttivo formato dalla combinazione di molti minerali (magnetite, antigorite, cromite, quarzo, pirite, cromite) con particolari fenomeni di serpentizzazione: questo si traduce visivamente nella varia colorazione delle rocce, verdi, ferrigne, rossastre, violacee, addirittura esclusive di questa zona come il granito di Prato, il calcare di Figline (che racchiude numerosi fossili), la ranocchiaia.


Sulla vetta

La serpentina è una roccia molto compatta ad ampia gamma cromatica che va dal nero al blu con riflessi metallici, con gradazioni di colore verde sempre più chiaro fino all’oliva acerba: è chiamata “verde di Prato” ed è quella che ha reso famoso il Monte Ferrato, perché è stata molto usata nell’architettura monumentale del periodo romanico – gotico e del primo Rinascimento: la prima applicazione artistica di questo materiale la si può vedere nello splendido pavimento dell’abbazia pratese di S. Fabiano; viene usata poi in opere come il Duomo e il Battistero di Firenze e il Duomo di Prato. Dal punto di vista della vegetazione si può notare, nella parte nord di questi tre colli, un ricco manto boschivo, caratterizzato dalla esistenza della foresta demaniale dell’Acquerino che in parte vi insiste e che è composta da faggi d’alto fusto alternati a boschi cedui misti di faggi e conifere, da abeti douglas e abeti bianchi, da pinete di pino nero e larici, il tutto alternato a pascoli; sul versante sud che guarda la pianura pratese domina senz’ altro il pino, frutto di rimboschimenti avvenuti nel corso dell’Ottocento, mentre sui crinali più bassi si alternano uliveti a colture di seminativi.


Panorama della vetta

È interessante rilevare la sporadica presenza dell’agrifoglio e, nella parte pedecollinare, di alcuni elementi di sughera inseriti nel querceto di roverella che si trova sulle pendici esposte a mezzogiorno in prossimità di Villa Scarselli. Bisogna anche far notare che il Monte Ferrato è stato censito dalla Società Botanica Italiana come comprensorio di notevole interesse floristico e vegetazionale meritevole di conservazione ed è stato altresì compreso dalla Regione Toscana fra le aree per le quali è prevista la protezione. Per ciò che concerne la fauna in questa zona si possono osservare varie specie di mammiferi come il cervo, il daino, il capriolo e numerose specie di fauna minore come la lepre, che trova il suo habitat naturale nelle rade pinete e nei pascoli magri e asciutti con cespugli di erica e ginestra; sulla dorsale Cavallaie – Faggi di Javello è stata notata eccezionalmente anche la presenza del lupo. Per quanto riguarda l’avifauna, questa area, pur comprendendo un territorio prevalentemente collinare e montuoso, è a carattere specificamente “palustre”: questo potrebbe sembrare un controsenso ma bisogna dire che la zona del torrente Bardena fino al ponte alla Dogaia è un residuo di quel grande lago quaternario che di trovava in questa zona e che ancora nel ‘600 e ‘700 qui era una grande zona palustre che fu bonificata dai Lorena per cui è evidente che gli uccelli risentono ancora del comportamento istintivo dei loro predecessori; fra gli uccelli presenti si notano il picchio verde, il martin pescatore l’albanella reale.


Immagini sacre a metà percorso

L’itinerario per il Monte Ferrato ha come base di partenza è il paese di Galceti, la cui zona ha sempre costituito una delle mete preferite dai pratesi per brevi passeggiate fuori città e feste popolari: questo piccolo borgo è facilmente raggiungibile seguendo le indicazione per Vaiano e Vernio lungo la via Bolognese e poi per Galceti stessa, dove si trova un grande parco naturale aperto al pubblico con di fronte un vasto parcheggio; occorre aggiungere che oltre al parco naturale attrezzato dal Comune qui si trova anche il famoso Centro di Scienze Naturali. Il Centro (telefono 0574 / 460503, chiuso il lunedì e il martedì) è diretto dal Dr. Tozzi, stimato professionista di cui ci occupano spesso le cronache quando c’è da recuperare qualche animale selvatico o addirittura esemplari di fauna africana sfuggiti o abbandonati dai loro padroni (vedi il caso della pantera) sorge su un vasto parco (50.000 mq.), tenuto in gran parte a pineta e ospita numerose specie animali, mammiferi e uccelli in uno stato di semilibertà.


Lungo il sentiero

Nel parco sono stati ricostituiti diversi ecosistemi acquatici, fluviali e palustri e qui trovano il loro habitat naturale numerose specie di uccelli legati all’ambiente palustre: in altre zone del Centro sono ospitati i gruppi biologici delle volpi e dei tassi, dei caprioli, dei daini, della lepre europea, del cinghiale, ma non solo, il fatto che questa area goda di rispetto venatorio rende possibile la presenza di piccoli mammiferi come scoiattoli, ghiri, moscardini e di numerosissime specie di uccelli sia stanziali e nidificanti che visitatori stagionali in sosta durante le migrazioni. Al Centro di Scienze Naturali vengono inviati numerosi animali selvatici, mammiferi e uccelli, animali che si sono feriti accidentalmente o che sono stati feriti da cacciatori o esemplari disadattati da precedenti stati di cattività: qui vengono ospitati e curati e si possono anche vedere, da apposite finestrelle uccelli rapaci di grosse dimensioni che sono curati in attesa di essere rimessi in libertà; il settore museografico si sviluppa su 750 mq. di sale interne e comprende raccolte di uccelli, mammiferi, pesci, rettili, insetti conchiglie, erbari, minerali, rocce e altre curiosità del mondo animale, per cui consigliamo caldamente di visitarlo.


La croce sulla vetta

Per tornare al Monte Ferrato occorre dire che circa 40 mila anni fa qui l’uomo preistorico trovò non solo un clima confacente al suo stanziamento ed abbondanti presenze di fauna ma anche la materia prima necessaria alla costruzione dei suoi utensili: infatti sotto la struttura ofiolitica delle “serpentine” affiora nella zona di Galceti un giacimento di Diaspro rosso che, per durezza e struttura, rappresentò il materiale ideale per la produzione di manufatti: i numerosissimi reperti raccolti nella fascia meridionale del monte lo stanno a dimostrare. Per tornare all’itinerario vero e proprio, occorre dire che una volta lasciata l’auto nel grande parcheggio che si trova di fronte al Parco Comunale, si entra dentro il parco stesso (siamo a 90 m. s.l.m.) e ci si dirige verso Villa Fiorelli per aggirarla sulla sinistra seguendo le indicazioni bianche e rosse del sentiero CAI n. 12. Si costeggia ora uno spiazzo e, andando ancora a sinistra, si sale attraverso la pineta sempre seguendo le segnalazioni che sono abbastanza evidenti. Il sentiero procede erto e ogni tanto vi arrivano alcune diramazioni da destra e da sinistra, ma occorre seguire il sentiero principale n. 12, sempre ben segnato: dopo circa 30 / 40 minuti sulla destra, in prossimità di una grossa roccia, si trovano alcune immagini sacre messe qui in segno di devozione e preghiera.


La pianura pratese avvolta nella nebbia

Proseguiamo ancora lungo il sentiero tralasciando le deviazioni che a destra ci condurrebbero agli altre due colli (Monte Mezzano e Monte Piccioli) e arriviamo, dopo circa 1 h. e 15 minuti di cammino, in vetta al Monte Ferrato, a 420 m. di quota: il monte è detto anche Monte Chiesino perché qui esisteva anticamente una piccola chiesa di cui ora restano solamente poche mura contraddistinte da una croce in legno che è sorretta (ahimè!!!) una vecchio tubo di stufa. Sul pianoro sommitale si trova anche un piccolo rifugio del CAI di Prato e una piccolo croce di ferro infissa su un grosso masso: dalla vetta del Monte Ferrato, quasi una terrazza sulla pianura pratese e pistoiese, si gode di un panorama eccellente che spazia dalle montagne della foresta dell’Acquerino, al Monte Javello, alle vette più alte dell’Appennino tosco – emiliano ai monti della Calvana e, di fronte, oltre la vasta pianura che da qui ci appare come un immenso agglomerato urbano, le colline del Montalbano e i monti del Chianti. Dopo aver ammirato il vasto panorama possiamo riprendere il cammino inverso che ci condurrà in circa 1 h. al punto di partenza per un itinerario totale di 2 h. e 15 minuti.

Curiosità

Dato che anche andando in montagna si possono acquisire conoscenze che accrescono la nostra cultura, ritengo fare cosa utile pubblicando quello che afferma sul Monte Ferrato il “Dizionario Corografico della Toscana” scritto nel 1855 dal cav. Repetti: si tratta di un libro eccezionale che tratta della nostra regione e dei suoi luoghi in rigoroso ordine alfabetico e con grande approfondimento. Il linguaggio è quello di 150 anni fa (siamo nel Granducato di Toscana!) ma affascina ancora oggi. Monte Ferrato di Prato nella Valle dell’Ombrone pistoiese. È una montuosità singolare per la forma, per il colore e per la natura delle rocce che la compongono, mentre quasi isolata dal superiore Appennino si alza in forma quasi conica 3 miglia a maestro di Prato e 2 a levante – greco di Monte Murlo, fra le quali comunità è ripartito il Monte Ferrato, che si alza 1263 piedi sopra il livello del mare. Gli fa spalliera a settentrione il Monte Giavello dell’Appennino, a levante il poggio di Cerreto ed il Monte della Costa, mentre a ponente siede sugli ultimi sproni del Monte Giavello il castelletto di Monte Murlo. La base meridionale del Monte Ferrato dilatandosi per circa 2 miglia di estensione è bagnata all’occidente dal torrente Bagnolo e dal lato opposto da quello di Bardena. La piccola pianura intermedia a questi due corsi d’acqua più vicina alla base meridionale del Monte Ferrato è coperta dal gabbro rosso o da una varierà di roccia modificata in frammenti diagonali di diaspro ordinario. Le due varietà di roccia coprono la serpentina diallagica ed il granitone che costituiscono l’ossatura del Monte Ferrato e che forniscono in alcuni punti cave di marmo nero di Prato (serpentino) e macine eccellenti da mulino (granitone di Figline).