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alberto.
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16 Gennaio 2025 alle 09:38 #53191
GiovanniTecchia
Amministratore del forumBuongiorno. Pubblico la versione integrale delle interviste realizzate per il numero di gennaio de La Rivista. Buona lettura.
Interviste
Alberto Benassi (1960, CAAI Gruppo Orientale e istruttore di alpinismo scuola “Monteforato” (sezioni CAI Pietrasanta e Forte dei Marmi).
1) Che cosa significa per te l’alpinismo invernale sulle Alpi Apuane?
Nella pratica dell’alpinismo in tutte le sue forme mi ha sempre affascinato l’avventura; non ho mai cercato il puro gesto tecnico o atletico. Le Alpi Apuane avevano molto da offrire in questo senso. Aver conosciuto Gianni Calcagno ha poi influenzato il mio approccio all’alpinismo; ha aperto gli occhi a noi che frequentavamo gli itinerari classici delle Apuane dando un senso a pareti erbose che d’inverno potevano diventare belle salite. Anche il paleo, tanto vituperato dagli arrampicatori, indurito dal freddo diventa ottimo per la progressione per le becche delle picche e per piantarci i warthog, i vecchi spilloni da ghiaccio. Insomma, un’avventura non scontata dietro l’angolo. Bisogna però cogliere l’attimo, perché in Apuane con la vicinanza al mare e la bassa quota, non si può rimandare a domani. Bisogna partire anche se in basso piove e andarci a mettere il naso comunque. Mi è capitato spesso di partire senza avere troppa convinzione sulle buone condizioni, ma una volta lassù di avere poi delle belle ed insperate sorprese. Doccia fredda, aperta il 5 gennaio 1985, rappresenta perfettamente questo cambio di mentalità. Ghiaccio verticale, poca esperienza e attrezzi dell’epoca: è stata una bella avventura. Le Apuane sono le montagne di casa e potersi esprime qui ha un valore aggiunto.
2) Qual è la tua salita del cuore?
Sicuramente la già citata Doccia fredda. Ma ce ne sono altre, come la Diretta del Vetriceto alla parete Nord del Pizzo delle Saette, aperta il 6 febbraio 1999 con E. Mutti, E. Puccetti, L. Sigali e A. Verona: era una mia aspirazione personale, pensata e studiata. Una salita emozionante. Sempre alla Nord del Pizzo anche la solitaria alla via Zappelli (15 marzo 2014). Per me questa è una montagna speciale che mi ha regalato tante emozioni. Altre salite importanti sono state Meglio anomali che anonimi alla Roccandagia e Apuane selvagge al Colle della Lettera aperta con con mia moglie Sabrina Maggi e Luciano Sigali. Quest’ultima è stata un salita istintiva, non pensata. Chi l’avrebbe detto di trovare un ghiaccio simile! Quando siamo arrivati lì sotto, alla vista di quel bellissimo diedro verticale ghiacciato ne siamo rimasti ipnotizzati e abbiamo deciso di salire. Non ce lo potevamo far sfuggire, magari domani arriva lo scirocco e tutto scompare: così sono le Apuane d’inverno. Ancora alla Roccandagia per me ha un grande valore il Couloir Nord: la nostra fu una delle prime ripetizioni della via aperta da L. Dini e F. Macarini il 13 febbraio 1980. Ingaggiammo una gara con una cordata lucchese già nell’avvicinamento. Tornammo a buio dopo esserci calati nel canale di San Viano. Il parroco di Vagli, membro del Soccorso Alpino, ci era venuto a cercare preoccupato.
Alberto Benassi su Meglio anomali che anonimi alla Roccandagia
3) Qual è una salita che ti manca e che vorresti fare?
La via dei Paoli al Pisanino. Ho provato due volte, ma abbiamo rinunciato. La prima volta abbiamo soccorso i due passeggeri che erano precipitati con un piccolo aereo al Passo delle Pecore; avevano trascorso la notte lì, per fortuna incolumi. La seconda non c’erano le condizioni. Un’altra salita che avrei voluto fare, e che ora temo possa essere fuori dalle mie possibilità, è la solitaria invernale alla Oppio-Colnaghi alla Nord del Pizzo d’Uccello. L’ho percorsa con Giancarlo Polacci, ma mai in solitaria; la via resta ancora non ripetuta in veste invernale e in solitaria visto che Roberto Suglia venne recuperato in parete durante il suo tentativo.
Giancarlo Polacci (1960, CAAI Gruppo Orientale e istruttore nazionale di alpinismo scuola “Monteforato” (sezioni CAI Pietrasanta e Forte dei Marmi).
1) Che cosa significa per te l’alpinismo invernale sulle Alpi Apuane?
Si tratta della scoperta di terreni inesplorati. Fino alla fine degli anni ’90 non erano stati considerati molti versanti; è stata un’esplorazione sistematica. Ho avuto modo di fare le prime esperienze significative su misto in Scozia insieme a un gruppo di fiorentini e questo mi ha aperto gli occhi. Abbiamo iniziato a cercare itinerari anche su roccia e paleo e non solo ghiaccio e neve compatta. Si è aperto così un mondo. Personalmente ho aperto circa 120 itinerari invernali in Apuane; fino alla fine degli anni ’90 erano una trentina.
2) Qual è la tua salita del cuore?
La via Mrjiam alla Nord del Colle della Lettera, termine ebraico da cui deriva Marianna, il nome di mia figlia. La salita, aperta con E. Mutti e O. Vietina, non è ancora relazionata e si trova nel settore centrale, percorrendo la parete in tutto la sua altezza, partendo da un diedro roccioso.
3) Qual è una salita che ti manca e che vorresti fare?
Un bel progetto c’è e aspetto l’occasione giusta.
Giancarlo Polacci su Revenant al Colle della Lettera, Pania della Croce
Alessandro Angelini (1950, CAAI Gruppo Orientale e direttore e istruttore nazionale di alpinismo scuola “Monteforato” (sezioni CAI Pietrasanta e Forte dei Marmi).
1) Che cosa significa per te l’alpinismo invernale sulle Alpi Apuane?
Si tratta di un alpinismo molto caratteristico perché le condizioni sono imprevedibili. Ci sono pareti che si trasformano in inverno e aprono a percorsi di alta difficoltà tecnica nonostante lo sviluppo modesto. Purtroppo negli ultimi anni le condizioni sono state peggiori che in passato.
2) Qual è la tua salita del cuore?
La traversata integrale Sella-Alto di Sella, un itinerario molto suggestivo e impegnativo. E’ una salita che quando presente buone condizioni va fatta a cavalcioni. L’ho percorsa tre volte con condizioni molto diverse.
3) Qual è una salita che ti manca e che vorresti fare?
La Est del Pisanino. E’ una parete maestosa, alta e ripida. Raramente in condizioni, conta pochissime ripetizioni.
La Est del Pisanino, foto di Alessandro Biffignandi
Alessandro Biffignandi (1986)
1) Perché hai scelto spesso itinerari dimenticati?
Proprio perché non ci va nessuno, spesso per le condizioni quasi mai sufficienti. Le pareti Est del Pisanino o la Nord del Sagro per me sono esteticamente molto belle. Sono molto legato all’alpinismo classico e al concetto di direttissima. La Est del Pisanino è una parete di 800 metri, dal basso fa paura, ti opprime. Con Davide Damato trovammo condizioni perfette: addirittura alla base si era creato uno scivolo ghiacciato con una sorta di crepaccia terminale, davvero impressionante vedere una cosa del genere in Apuane. I tiri furono quattro, solo nei tratti più ripidi (70°), per il resto sciolti proprio per velocizzare la progressione. Le salite conosciute della parete sono cinque o sei, compresa la nostra. La Nord del Sagro l’ho salita con Luca, mio fratello, per la via Faggioni-Licata, e si tratta della prima ripetizione in invernale. Le condizioni qui erano decisamente peggiori con neve fresca e non trasformata. Un’altra bella salita è stata il canale Biagi-Balloni al Sella (foto seguente). Basandomi sulla guida del Nerli andai a fare una ricognizione e trovai un ambiente grandioso, con un lunghissimo avvicinamento. Si tratta di più di 500 metri di sviluppo su difficoltà classiche. Per concludere mi auguro che questi itinerari, e anche altri, continuino a non essere frequentati.
16 Gennaio 2025 alle 17:41 #53193adri
PartecipanteBravi i vecchiacci
17 Gennaio 2025 alle 14:14 #53196greg.ped
PartecipanteBravi!
20 Gennaio 2025 alle 15:21 #53200alberto
PartecipanteNell’inverno 1999/2000 in Apuane aprimmo 17 vie nuove oltre a varie ripetizioni. Una stagione indimenticabile.
9 Febbraio 2025 alle 12:58 #53204alebiffi86
PartecipanteHo notato con un certo disappunto che nella rivista bimensile del CAI, quella di Gennaio, alla fine quelle quattro righe d’intervista che erano toccate anche a me non sono state inserite dalla redazione; ennesima dimostrazione ( semmai ce ne fosse stata la necessità)di quanto questo ambiente sia snob e borghese .. se non sei entrato di diritto nel gotha dell’alpinismo nessuno ti caga, anche se magari hai fatto qualcosa d’interessante e ricercato, pur restando in un range di difficoltà sicuramente basso; beh, in fondo è una questione di “meritocrazia” direbbe un certo professore d’oltre alpe.. lui sicuramente, nel gotha c’è entrato a pieno titolo.. anche se per quanto mi riguarda, altrettanto a pieno titolo potrebbe essere inserito in quello dei borghesucci radical chic, con tanta, tanta puzza sotto al naso; Spezzini saluti
10 Febbraio 2025 alle 10:40 #53205GiovanniTecchia
Amministratore del forumBuongiorno. Non ho ancora ricevuto la Rivista per cui non so che forma definitiva abbia preso l’articolo, ma ci terrei a chiarire alcuni punti. Le mie aggiunte sono arrivate in corso d’opera, o meglio, alla fine; l’articolo era praticamente pronto e il direttore Andrea Greci, dopo aver letto il mio scritto sul forum sui dieci anni di Ghiaccio salato, mi ha chiesto se poteva utilizzare quelle interviste per completare il pezzo. Dato il mio consenso, e quello degli intervistati, gli ho fatto però notare che un articolo sull’alpinismo invernale apuano senza alcun riferimento ai protagonisti recenti sarebbe stato poco esaustivo, parziale e anche poco rispettoso. Greci mi ha chiesto allora di attivarmi e ho deciso di sentire Angelini, Benassi, Polacci e te, in quanto esponente di una generazione successiva e protagonista di salite inconsuete. Avevo pensato anche a altri nomi, ma per esigenze di stampa e perché alcuni erano già citati – vedi Enrico Tomasin – ho pensato proprio a chi tra i “giovani” era più fuori dall’ordinario, ovvero te. Ricevuta la bozza dalla redazione avevo fatto presente che c’erano diverse cose da rivedere, come didascalie, affermazioni e foto, e soprattutto il fatto che almeno una citazione te la meritavi (Nord del Sagro e Est del Pisanino: mica da tutti). Speravo che nella versione definitiva che, ripeto, non ho ancora visto, ci fossero stati dei ripensamenti. Peccato. Detto questo però sicuramente è stato determinante l’ordine cronologico in cui sono arrivate le informazioni: 1) l’articolo della Rivista era praticamente chiuso; 2) le interviste su Ghiaccio salato; 3) le interviste a te, Angelini, Benassi e Polacci. Conoscendo un minimo il mondo delle redazioni sarebbe stato davvero difficile a quel punto aspettarsi un articolo capovolto, dove in primo piano appariva la storia recente dell’alpinismo invernale apuano e non il resoconto di Greci e le foto di altri. Forse sarebbe dovuto nascere in questo modo, ma si torna al solito discorso: è interessato veramente narrare e ricordare queste storie? Forse no ed è più che legittimo, ovviamente. Poi però le racconta qualcun altro e allora non possiamo pretendere che sia tutto esattamente come vogliamo. Scrivere, curare i rapporti con gli organi di stampa, impegnarsi per i sentieri e i rifugi sono tutte della grane, spesso appesantite dalla burocrazie e dalla ridondanza; capisco che non se ne abbia voglia, siamo all’antitesi dell’andare in montagna, visto che è un trionfo di sovrastrutture, ma se si vuol vedere riconosciuto in una guida, in un articolo, in un programma, in un video, in una mostra fotografica, in una conferenza, il valore delle Alpi Apuane e del loro immenso patrimonio naturalistico e alpinistico questa è l’unica noiosissima strada.
PS: spero comunque di vedere presto le interviste complete e qui presenti anche su altri siti.
10 Febbraio 2025 alle 11:23 #53206Walt
PartecipanteNon curarti troppo di questo genere di cose: sono piccolezze che non devono turbare il tuo umore.
Non ho il piacere di conoscerti di persona e non scrivo spesso nel forum, ma leggo di frequente, e con grande piacere, vecchie discussioni su vie classiche e sull’etica dell’alpinismo in questo spazio virtuale. Spesso mi sono imbattuto nei tuoi messaggi, e nelle relazioni delle tue uscite in Apuane: le ho apprezzate fin da subito, vuoi per lo spirito con cui le hai vissute e raccontate, vuoi per la scelta delle vie che hai percorso.
Non ho avuto bisogno di una pubblicazione per “conoscerti”, ma della semplice curiosità che mi ha portato a cercare informazioni su quella via, su quella cima, su quel sentiero, per trovare poi le tue parole e considerazioni, che spesso creavano occasione di dialogo e confronto.
Venendo al succo del mio pensiero, non permettere che l’agire altrui condizioni il tuo umore. Prendi atto di ciò che accade, in modo neutro, e poi agisci, se necessario, assecondando ciò che desideri.
Consapevole però che ad un altro “signor nessuno” come me non sono servite quattro righe in in articolo per “conoscerti”. Mi sono bastate la curiosità e la passione, evidentemente condivisa, per una certa visione della montagna.
Quindi i miei complimenti a te, e a tutti gli altri alpinisti citati nell’articolo di inizio discussione, per l’ispirazione e il desiderio di conoscenza che sapete regalare.
Saluti Apuani!
10 Febbraio 2025 alle 12:29 #53207alebiffi86
Partecipante1) Walt: ti ringrazio tantissimo per le belle parole che hai speso, sei stato oltremodo gentile.. ma come sottolineo sempre, io sicuramente qui in Apuane mi devo “mettere in coda” e in quanto a realizzazioni e capacità vengo dopo molti, molti altri; infatti la mia non è tanto una ferita narcisistica quanto un dispiacere nel constatare che la mentalità generale del nostro ambiente resta sempre piuttosto chiusa e snob; detto questo sono contento che tu abbia apprezzato i miei interventi nel corso degli anni.. gli ultimi tempi per me sono stati decisamente duri e non ho avuto possibilità di portare avanti tanti progetti che avevo in mente e dei quali poi avrei sicuramente scritto; speriamo che la vita disponga diversamente e che presto io possa tornare a raccontare qualcosa d’interessante.
2) Giò, io ti ringrazio per avermi coinvolto nella pubblicazione e sono assolutamente certo della tua buona fede.. non ho mai dubitato del tuo operato; mi è stato chiaro sin da subito, appena ho sfogliato la rivista , che la colpa fosse stata di una scelta editoriale diciamo “discutibile”; detto questo, ci può anche stare (anzi, è sicuramente così) che io non abbia fatto abbastanza per meritare che qualcuno mi citi su di una rivista ufficiale.. come detto sopra, spero di riuscire a provvedere nei prossimi anni
10 Febbraio 2025 alle 13:38 #53209GiovanniTecchia
Amministratore del forum… e comunque di persone che ti seguono e ti stimano ce ne sono, vedi anche quanto scritto da Walt o altri di recente.
Per i tuoi progetti ti auguro veramente di riprenderli presto in mano, se è quello che davvero vuoi. Nel frattempo se vuoi replichiamo con qualcosa di più umano come nelle ultime uscite.
10 Febbraio 2025 alle 15:17 #53210alebiffi86
Partecipantecerto Giò, speriamo di spicozzare qualcosa di decente prima che finisca sto inverno del menga!
11 Febbraio 2025 alle 09:18 #53211greg.ped
PartecipanteSecondo me potrebbe essere anche una questione di “pigrizia”, su un’altra rivista avevo mandato una correzione alla bozza ,con largo anticipo rispetto alla pubblicazione, ma hanno comunque pubblicato la versione non corretta.
Nel caso era un articolo su un noto bimestrale dove parlavo della via d’arrampicata Ratti al Solco di Equi, che a cavallo tra la prima e la seconda bozza è stata richiodata dal Vigio, Tomasin e Casotti; e questa cosa mi ha generato non poco imbarazzo! Soprattutto perché mi hanno mandato la copia omaggio 2 mesi dopo e l’ho scoperto solo in quel momento…
11 Febbraio 2025 alle 10:45 #53212alberto
PartecipanteAnche io non ho ancora ricevuto la rivista, alcuni amici mi hanno detto che è uscita e mi hanno raccontato dell’articolo. Non so da chi sia partita l’idea di scrivere questo articolo e non so quanto conoscenza dell’alpinismo apuano abbia chi l’ha scritto (Greci?). Quando Giovanni mi ha chiamato per la sua piccola intervista e mi ha messo al corrente di questa iniziativa, non nego che la cosa mi abbia fatto piacere. Per me e per l’alpinismo invernale apuano. Per la storia dell’alpinismo invernale apuano, da sempre molto trascurato e messo in secondo piano rispetto a quello su roccia, più che un articolo, ci sarebbe da scrive un libro, ci sarebbero da citare diversi altri nomi che hanno lasciato il loro forte segno, spesso anche più segni, sugli arcigni, palerosi e negletti versanti apuani. Oltre agli storici Nerli, Zappelli, Sarperi, Bastrenta, uno tra tutti, che ha dato un svolta è Gianni Calcagno. Ma anche Oreste Vietina, Claudio Bacci, Bruno Barsuglia, Massimo Boni, Leandro Benincasi, Leonardo Bianchi, Silvia Petroni, Walter Savio, Marco Schenone, Edoardo Mutti, Luciano Vatteroni, Enrico Tomasin, Matteo Meucci . Tutti nomi che hanno fatto della loro attività alpinistica invernale apuana, un punto molto importante del loro alpinismo con aperture e ripetizioni. Ho cercato di fare un elenco il più esaustivo possibile, ma sicuramente con la fretta me sono dimenticati alcuni e per questo me ne scuso. Non avendo letto l’articolo, non so se questi nomi sono stati citati. Se non lo fossero, alcuni purtroppo non ci sono più, forse anche loro si sentiranno trascurati, nonostante le loro belle e originali realizzazioni. Ma spesso la storia la scrive chi non la fa e le decisioni editoriali hanno, spesso e volentieri, risvolti assai strani che sfociano anche nell’ingiustizia.
Quanto alla “pigrizia” di non fare le dovute correzioni ci sta che sia così. Ma forse, bisogna anche dire, che le Apuane e il suo alpinismo, sono a mio avviso, purtroppo considerate di serie B. Quindi un pò sacrificate. Se si parlasse del Cerro Torre, o di qualche personaggio illustre, magari sponsorizzato, ci sarrebbe un’attenzione/considerazione maggiore.
11 Febbraio 2025 alle 14:53 #53213alberto
PartecipanteMi è appena arrivata la rivista e ho visto l’articolo. Che dire, piuttosto deludente, a parte il pezzo delle interviste di Giovanni, per altro senza foto, l’ articolo è scritto con superficialità, che NON tiene minimamente conto dell’evoluzione tecnica che si è avuta in Apuane dagli anni 80 in poi. Non so se questa cosa è stata voluta dall’autore (Andrea Greci) , oppure perchè non ne è a conoscenza. Ma in entrambi i casi, o non lo fai l’articolo oppure ti informi, le possibilità non mancano. Questo lo si evince dal testo, ma anche dalla scelta degli itinerari proposti, che sono si belli ed interessanti, ma non hanno nulla a che fare con l’evoluzione tecnica che è avvenuta in Apuane. Evoluzione che ha portato all’apertura di tutta una serie di bellissimi itinerari, che hanno riscattato pareti e strutture evitate e dimenticate, che a livello tecnico, non hanno nulla da invidiare a tanti altri famosi su montagne più celebrate. Non si fa minimamente cenno ai nomi di chi hanno fatto la storia dell’alpinismo apuano. Cosa voluta, oppure perche non li si conosce?
Inoltre per quanto riguarda la parte delle interviste, oltre a non aver inserito quella fatta da Giovanni ad Alessandro, mi sembra che , manchi anche l’ultiama domanda, quella sulla salita che avresti voluto fare ma non hai ancora fatto. In questa parte dell’interevista, invece di inserire non dico tutte, ma almeno una foto delle vie in essa citate, si mette una foto su un pendio del monte Sagro. Con tutto il rispetto, ma certamente mi fa un pò sorridere.
Insomma attendevo con anzia l’arrivo della rivista, non vedevo l’ora di leggere di alpinismo invernale in Apuane. Se lo meritano queste montagne. Invece una vera delusione.
PECCATO!!
11 Febbraio 2025 alle 16:04 #53214GiovanniTecchia
Amministratore del forumDopo aver ricevuto la bozza ho mandato una email con gli errori (spero che almeno siano stati corretti) e la richiesta di cambiare le foto, con tutto il rispetto degli autori. Evidentemente non è andata così, peccato. Il riquadro sui protagonisti, ripeto, non ci sarebbe stato se non avessi contattato Greci e saputo dell’articolo… Insomma, un intervento all’ultimo minuto che non salva il pezzo, mi pare di capire da quello che dite (io sono fermo alla bozza; a Pruno i postini si vedono di rado). Per la cronaca a seguire alcune delle osservazioni fatte alla redazione:
“Simone Faggi non appartiene alla generazione successiva essendo del ’64 e Polacci e Benassi del ’60. Faggi, che non ricopre più le cariche né è più istruttore (vedi biografie inviate), ha fatto poi sempre alpinismo classico mentre Benassi e Polacci sono dei grandissimi innovatori e apritori. Rappresentano, insieme ad Angelini, la storia dell’alpinismo invernale (e non solo) apuano. Questo aspetto va sottolineato, a mio avviso, magari con una foto di quelle che ho condiviso con Andrea Greci (ne allego tre comodità con i crediti). Benassi e Polacci (e in parte anche Angelini) sono ancora attivissimi. […]”
“Come dicevo, a mio avviso occorrerebbe inserire almeno due foto dell’attività di Benassi, Polacci e Angelini. So che c’è stato un inserimento in corsa e che l’articolo era quasi pronto, ma va riconosciuto, almeno a loro tre, il valore delle loro salite. Non viene inoltre citato Alessandro Biffignandi: tutto non si può inserire, chiaramente, ma siamo di fronte a un alpinista relativamente giovane (classe 1986) che ha ripetuto itinerari perduti o fatto prime invernali. Una riga la inserirei.”
Giovanni
11 Febbraio 2025 alle 16:51 #53216alberto
PartecipanteGiovanni, lungi da me farti degli appunti. Per quanto mi riguarda posso solo ringraziati per avermi coinvolto in questa cosa. Quindi a me non devi nessuna spiegazione, so per certo che ti sei impegnato al massimo delle tue possibilità, e se non ci fosse stato il tuo intervento, quelle interviste non ci sarebbero state sull’articolo. La mia delusione, il mio rammarico, è rivolto alla redazione che pubblica sulla rivista un articolo decisamente deficitario, che non rede giustizia alla storia dell’alpinismo invernale apuano, alla sua evoluzione tecnica. Ripeto se non sai la storia, se non conosci l’evoluzione che c’è stata, se non conosci le decine e decine e decine, di vie invernali che sono state aperte dal 1980 ad oggi, prima di scrivere un testo e pubblicarlo ti puoi informare. Nel riquadro delle interviste viene pubblicata una foto, di un semplice pendio, che non dice nulla dell’alpinismo invernale apuano, quando invece la redazione è venuta in possesso di ben altre foto assai più signicative da te inviate.
Dico questo, non per me, ma per l’alpinismo invernale apuano, che non è solo quello delle salite proposte, ma è molto, ma molto più ampio. Sia come vie disegnate sulle pareti, sia come personaggi che le hanno pensate e realizzate, in anni e anni di attività appassionata.
L’alpinismo invernale apuano , NON è fermo agli anni 60, come sembrerebbe ad un neofita che legge questo articolo e non conosce le Apuane, per le foto inserite e dagli itinerari proposti.
Però ci sta che gli autori e la redazione non avessero la minima intenzione di scrivere altro da quello che hanno scritto. e del resto l’articolo è loro.
Però c’è sempre il diritto di critica, soprattutto verso una rivista, che è anche nostra, visto che siamo soci, che dice di avere voluto fare un salto di qualità.
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