Collemezzana

 
Il nonno suona il famoso
corno di conchiglia

Collemezzana, m. 770, è un piccolo gruppo di case a cui si giunge dopo 1 ora e 30 di cammino salendo da Cardoso per il sentiero CAI n. 7, sentiero che poi condurrebbe a Foce di Valli, al Passo degli Uomini della neve, al Rifugio Rossi e al Piglionico: è situata sotto la Pania in splendida posizione panoramica con di fronte il monte Gabberi (m. 1108), il monte Lieto(m. 1016), a sinistra il Procinto (m. 1177) e il Forato (m. 1223) e a destra il Montalto (m. 901). Per arrivarci si parte da Cardoso, paese ben noto alle cronache per la tragica alluvione del 1996: lasciata l’auto nei pressi della Chiesa parrocchiale si prende la strada che sale a sinistra fino ai casolari di Orzale (m. 348) e qui ci si incammina a destra lungo il sentiero CAI n.7. Il sentiero (al cui inizio c’è subito a sinistra una cannella d’acqua dove fare rifornimento), che si snoda alto sul lato orografico destro del canale della Capriola, è stato risistemato dopo l’alluvione del ‘96 con camminamenti in legno, porta direttamente a Collemezzana.

 
Il Nonno, a destra, al rifugio Rossi

Questo, come già detto, è un bel posto ma io non voglio narrare tanto della bellezza del luogo quanto di coloro che lo hanno abitato e che lo abitano, anche se non per tutto l’anno, tuttora. Fino al 1945 a Collemezzana, zona allora coltivata a grano e patate e non prevalentemente boschiva come ora, viveva con la sua famiglia un personaggio famoso: Angiolo Bartolucci detto il Nonno, una persona di squisita ospitalità che, pur nelle ristrettezze economiche della sua numerosa famiglia, aveva sempre da offrire un po’ di latte, un po’ di ristoro che chiunque fosse passato da quelle parti, tanto che la sua casa divenne un rifugio "ante litteram" per coloro che erano diretti alla Pania (come il Professor Del Freo, a cui sarebbe stato intitolato poi il rifugio posto fra la Pania e i Corchia, e i suoi amici) dato che il rifugio di Mosceta, della cui fondazione narrerò in un prossimo itinerario, ancora non esisteva. Come già citato l’ospitalità non mancava per nessuno e anche nei tristi tempi della guerra tedeschi ed americani, che si fronteggiavano lungo la Linea Gotica, approfittarono della sua gentilezza e poi, il Nonno aveva un corno ricavato da una grossa conchiglia marina che suonava per avvisare delle variazioni del tempo; ebbene questo corno esiste ancora a Collemezzana e il nipote del Nonno, Agostino, sarà ben lieto di mostrarlo a coloro che si avventureranno da quelle parti.

 
Il Nonno, secondo a sinistra, in vetta alla Pania

Era, insomma, Angiolo Bartolucci, raffigurato nelle foto storiche che accompagnano questo servizio, un vero personaggio, un simbolo dell’ospitalità di cui sono capaci gli abitanti delle Apuane: ma un brutto giorno, il 10 aprile 1945 (10 giorni dopo sarebbe terminata la guerra), una pattuglia di americani si presentò a Collemezzana chiedendo se ci fosse stato qualcuno disposto ad accompagnarli nel luogo chiamato Piton del Soglio, sotto la Pania. Il Nonno, che allora aveva 74 anni, ma era ancora in buona salute e forte di gambe, si offrì come guida, così come faceva con tutti coloro che glielo chiedevano: appena giunti nel posto chiamato Tomba, una pattuglia di tedeschi, in agguato, scaricò i mitra sul gruppo che avanzava: il Nonno, ferito, trovò riparo in una piccola grotta ma venne ucciso da due bombe che gli vennero tirate addosso, così come fu ucciso il tenente americano che comandava la pattuglia. A questo evento assistettero due testimoni oculari, un uomo di Cardoso e suo figlio, Sergente dell’Esercito, ma, mentre il giovane riuscì a fuggire, il padre fu catturato e rilasciato solo alla fine della guerra.


Il mitico Agostino Bartolucci 

Nel luogo dove fu ucciso Angiolo Bartolucci è stata posta una lapide in sua memoria e questo posto si trova a poche centinaia di metri dal rifugio La Fania dell’U.O.E.I. di Pietrasanta, rifugio sovrastato da un faggio imponente, sicuramente uno dei più maestosi di tutte le Apuane. La tradizione di ospitalità della famiglia Bartolucci è ora proseguita da Agostino, nipote del Nonno, di cui mi onoro di essere amico: Agostino è nativo di Cardoso ma risiede a Seravezza e abita a Collemezzana, anche se non ininterrottamente, da primavera fino alla fine dell’estate. Il racconto della morte del Nonno e di altri episodi di vita delle Apuane me li ha fatti lui: insieme all’alba abbiamo visto il sole passare nell’arco del Forato con uno spettacolo indimenticabile (come, dove e quando assistere alla meraviglia del sole nel Forato sarà descritto in un prossimo itinerario). Agostino è un uomo delle Apuane: da giovane ha persino compiuto il faticoso viaggio che si faceva in estate da Cardoso per rifornirsi di neve nelle buche della Valle dell’Inferno, sotto la Pania, passando nel pratone fino al passo chiamato proprio Passo degli Uomini della neve o ha portato le "pile" di pietra(del peso di 80 kg.) dalla cava sopra Pruno fino al paese e, inoltre, conosce benissimo questi posti per cui andare a camminare insieme a lui è motivo di soddisfazione; è degno erede della tradizione di ospitalità di Collemezzana, per cui un bicchiere d’acqua o di vino non mancano mai per chi capita da quelle parti. Voglio pertanto ricordare insieme il Nonno e il nipote, Angiolo e Agostino: al mondo d’oggi, tutto dedito al consumismo e alla frenesia, passare qualche ora a Collemezzana, così come ho fatto io, è una cosa unica.