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6 Aprile 2018 alle 10:13 #27076albertoPartecipante
La Stanza del Cielo
(contro l’apertura di un tunnel nella cava Granolesa – Monte Altissimo)dal Blog di Alessandro Gogna del 06/4/2018
Sul quotidiano Il Tirreno del 2 marzo 2018 appare un articolo che annuncia la volontà di riaprire la Cava Granolesa, sita nella parte orientale del Monte Altissimo (Alpi Apuane). Di fatto si apprende che la società del marmo Henraux ne ha presentato il nuovo “piano di coltivazione” e ha chiesto al Parco delle Alpi Apuane l’autorizzazione per ricominciare le operazioni di taglio ed asportazione.
Il Comitato Monte Costa si è spontaneamente costituito tra i cittadini di Seravezza ed è assolutamente contrario a nuove autorizzazioni di escavazione.
La storia non è certo nuova: si tratta di una cava in galleria (alla fine sarà 80 metri per circa 60, a fine scavi) nel cuore dei giacimenti di marmo di Seravezza, a circa 1250 metri di altezza. Se l’attività riprendesse, questa sarebbe la sesta cava dell’azienda di lapideo di Querceta ad essere di fatto in attività.
Cava Granolesa è un sito d’estrazione antico. Venne riaperta nel 2011 grazie a un finanziamento della Regione di 600 mila euro. Con questi soldi pubblici (bando PorCreo 2007 – 2013 della Regione Toscana), e senza altri costi per l’azienda, si realizzò un tunnel di 60 metri, che venne chiamato il tunnel dell’Altissimo. L’idea era quella di estrarre marmo senza deturpare il paesaggio. Fu coinvolto anche il Centro di geotecnologie dell’Università di Siena. Terminata questa fase, però, Henraux decise di farne una vera e propria cava e presentò un piano di coltivazione. Dopo un breve periodo di lavoro, fra il 2015 al 2016, venne bloccata. Infatti, a seguito di un sopralluogo di ARPAT (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Toscana), il Parco ordinò la sospensione per la «non corretta attuazione del Piano di gestione delle Amd (Acque meteoriche dilavanti, NdR) e acque di lavorazione».
In questi giorni dunque l’azienda di Paolo Carli ripresenta il progetto. Dopo aver messo in sicurezza l’ingresso della galleria Granolesa da una roccia soprastante, ne chiede la riapertura. Il piano di coltivazione che metterà in atto Henraux prevede di poter accedere a oltre 40 mila metri cubi di marmo pregiato. Parte di questi però sono già stati estratti nella prima fase di lavoro, poi interrotta. In totale sono previste tre fasi di estrazione per la durata di 8 anni (che per lo stesso motivo saranno meno) e una media giornaliera di 13 passaggi di camion (fra blocchi e scaglie) che percorreranno la via Provinciale di Arni. A conclusione, il tunnel, inizialmente formato da due gallerie, sarà come una grande piazza rettangolare con 8 enormi pilastri al centro, sale di manovra e gallerie per seguire i filoni migliori. I progettisti hanno avuto anche il coraggio di dire che se Michelangelo Buonarroti l’avesse vista l’avrebbe chiamata la stanza del cielo.
Se si può accettare che uno scavo in galleria sia meno deturpante per il paesaggio, lo svuotamento delle profondità del Monte Altissimo presenta una quantità enorme di aspetti negativi che ne conseguono: dispersione delle acque piovane, alterazione delle cavità carsiche, inquinamento di sorgenti per olii e marmettola, ulteriore difficoltà nel controllare la quantità e la qualità del materiale estratto, aumento del traffico pesante con inquinamento dell’aria e aumento del rumore, usura delle strade e dei fabbricati prospicienti.
Il Comitato Monte Costa chiede di indirizzare finalmente lo sviluppo economico verso altre vie, meno deturpanti del paesaggio e rispettose dell’ambiente e della salute delle persone e quindi di interrompere l’autorizzazione di nuove escavazioni anche sul Monte Altissimo. Nel corso degli anni sono state fatte numerose richieste all’amministrazione per quanto riguarda l’industria lapidea: riduzione dell’escavazione e lavorazione del marmo in loco con esportazione del solo prodotto finito, tracciabilità completa dei materiali e trasparenza delle procedure di controllo, imposizione di interventi di restauro ambientale, tutte richieste disattese, rimaste solo parole su carta straccia.
Si legge sui quotidiani locali, che i comuni della Versilia storica, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per celebrare i 500 anni dall’arrivo di Michelangelo Buonarroti in questo territorio. E proprio Michelangelo diceva che l’arte è l’imitazione della natura e attraverso il suo studio si arriva alla bellezza: quella stessa natura e quella stessa bellezza sono rappresentate dal Monte Altissimo, simbolo della Versilia di Michelangelo che all’atto pratico è solo un redditizio giacimento marmifero e pur essendo all’interno di un parco non è per niente tutelato.
Questo comitato, proprio perché non ha fiducia nell’operato dell’Amministrazione comunale, avendo verificato in diverse occasioni una scarsa comprensione del problema da parte di essa, chiede ai cittadini interessati e alle associazioni ambientaliste di vigilare attentamente e di unire le forze per far fronte comune contro nuove speculazioni lapidee.
E se per caso il progetto dovesse avere luogo, come certo il comitato non si augura, darà vita ad un opera che il grande scultore avrebbe sicuramente chiamato stanza della distruzione, e non certo stanza del cielo.
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