Ermenegildo della Bianchina
Le radici politiche della Resistenza nelle lotte del Movimento Operaio Apuano dell’inizio Novecento
[i]Siamo qui a ricordare quelle persone che cento anni fa lottarono per risolvere i tanti problemi sociali che esistevano nella realtà di allora, siamo a ricordare coloro che con le prime lotte sindacali reclamavano le otto ore di lavoro ed un primo progetto di legge per le pensioni ai lavoratori che vivevano privi di ogni assistenza.
Queste rivendicazioni erano portate avanti in tutta Europa ed in America da nuclei di operai che andavano maturando la loro coscienza politica. Ciò avveniva, nello stesso periodo, anche nel piccolo paese di Antona che era fortemente caratterizzata dalla presenza dei cavatori, gli operai del marmo che nel comprensorio apuano costituivano una vera e propria classe, forte di migliaia di unità.
In Antona, o nei boschi vicino al paese, come in località San Marcora, si svolgevano riunioni ed incontri con rappresentanti politici e sindacali della provincia e di tutti gli altri cavatori dei paesi montani. Ciò è documentato dai rapporti della Polizia e della Prefettura, come nel caso specifico dei moti del 1894, quando l’accusa principale per i vari arrestati massesi fu quella di aver partecipato ad una riunione segreta in località Croce di Antona, che doveva preparare l’insurrezione.
Bianchi Giovanni, che era mio nonno, fu catturato nel gennaio 1894, dopo gli scontri con i Carabinieri e con l’esercito che avvennero a Carrara e fu processato e condannato dal Tribunale Speciale di Guerra, apposta costituito unitamente alla proclamazione nella nostra provincia dello Stato d’Assedio, per partecipazione e incitamento alla guerra civile.
Scontò poi tre anni di carcere a Terracina, anche perché ricopriva la carica di Segretario della Lega, una delle organizzazioni che formavano la Camera del Lavoro. Anche altre persone residenti lungo la valle del Frigido, di Canevara, Forno, furono arrestate e condannate, in ogni caso erano sempre cavatori.
A partire dai primi anni del Novecento il Movimento Operaio del marmo, che costituiva il corpo principale del proletariato apuano, si era andato organizzando sempre in maniera maggiore, soprattutto a Carrara, dove già dal 1901, dall’insieme delle varie Leghe di Resistenza, si era costituita la Camera del Lavoro. Nel 1902 ci furono grandi scioperi che portarono al primo contratto di lavoro specifico per la regione del marmo.
Molti operai di Antona lavoravano nei bacini marmiferi carraresi ed ebbero l’opportunità di venire a contatto con gli esponenti anarchici e socialisti già promotori dell’organizzazione operaia. Era un’epoca quella in cui gli operai sindacalisti e politicizzati venivano violentemente repressi e perseguitati direttamente dai padroni sui luoghi di lavoro e di lotta, ed indirettamente dallo Stato che li considerava dei sovversivi.
I sistemi usati erano i pestaggi, gli arresti, i processi, il carcere. Queste erano le condizioni a cui sottostavano i nostri nonni perché le loro idee contrastavano con quelle del Governo e dei governanti, con le idee dei signori che rappresentavano una classe di élite, depositari di enormi ricchezze, mentre il popolo spesso non aveva di che sfamarsi.
Il ruolo formativo degli anarchici e dei socialisti contribuì in quell’epoca in maniera notevole alla crescita culturale della classe lavoratrice e le lotte e le rivendicazioni da essi promosse portarono a netti miglioramenti in campo sociale. Si può bene dire che il progresso del movimento operaio, il suo assumere un ruolo sociale, fu dovuto in maniera preponderante all’imporsi di tali ideologie.
Questa è la storia politica e sociale della nostra terra […][/i]
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