La sorgente del Tevere


 

Il fiume Tevere è il secondo d’Italia per ampiezza di bacino (kmq 17169) e il terzo per lunghezza (km 405): nel corso dei secoli, secondo il territorio che attraversava, ha assunto nomi diversi come Abula, Serra, Tarentum, Coluber, Rumon (da cui è probabile derivino i nomi di Romolo e Remo) e infine, i Romani lo battezzarono Tiber, toponimo che pare derivi da Tiberino, un discendente di Enea, morto annegato nelle sue acque. La sua sorgente di trova sul Monte Fumaiolo (1407 m) conosciuto nei secoli scorsi come Fiumaiolo per le numerose sorgenti che sgorgano dalle sue pendici: e proprio da due di queste sorgenti, distanti dieci metri l’una dall’altra, denominate le Vene, nasce a quota 1268 il Tevere. Dopo aver percorso un ripido dislivello bagna l’abitato di Balze e, dopo 4 km di terra di Romagna, entra in Toscana dove tocca Pieve Santo Stefano e Sansepolcro (proprio fra queste due località è stato sbarrato da una diga artificiale che ha creato un enorme bacino, il Lago di Montedoglio).

Quindi passa in Umbria, lambisce Città di Castello e Umbertide, passa vicino Perugia, poco a sud di Forgiano riceve le acque del Chiascio e, nei pressi di Marsciano riceve da destra il Nestore. Proseguendo il suo cammino passa vicino a Todi e piega in direzione ovest – sud ovest, varca la stretta gola del Forello, forma il grande lago artificiale di Corbara (lungo 7 km e largo 2, secondo lago umbro dopo il Trasimeno); poco dopo riceve da est – sud est le acque del Paglia che scende dall’Amiata e, quindi, scorre verso sud – est. A Orte riceve le acque del Nera, il suo maggior affluente (il Nera, a suo volta, ha già ricevuto le acque del Velino, il fiume che forma le Cascate delle Marmore), attraversa poi i Colli Albani e i Monti Sabatini e, dopo aver ricevuto, il Farfa e l’Aniene, attraversa Roma fino a che a Ostia, prima di sfociare nel Mar Tirreno, si divide in due rami: il ramo di sinistra bagna i ruderi di Ostia Antica e costituisce la foce naturale, quello di destra è il canale artificiale di Fiumicino che permette alle navi di raggiungere San Paolo, il porto di Roma.

Come gia detto il Tevere nasce sul Monte Fumaiolo, in Emilia Romagna, ma credo che pochi sappiano che in realtà il Fumaiolo fino agli anni trenta era in terra di Toscana: fu Mussolini, romagnolo perché di Predappio, non lontano da qui, a spostare il confine in modo che questo fiume, così importante per la storia di Roma, avesse origine in terra di Romagna: si sa, i dittatori possono tutto! La sorgente del Tevere si trova sopra l’abitato di Balze, bellissimo paese adagiato ai piedi del Fumaiolo: non è necessario fare la descrizione dell’itinerario perché quando siamo in paese ci sono i cartelli stradali che ci segnalano la sorgente; diciamo solo che in 15, 20 minuti di cammino neanche molto impegnativo, ci si arriva comodamente. Gli itinerari per arrivarvi sono due: uno parte da sud e costeggia il fiume che è appena nato l’altro da nord, dal Valico del Fumaiolo, e scende lungo i pendii del monte stesso: la zona della sorgente, che sgorga copiosa dalla roccia, è segnata da un monumento dell’epoca fascista, consistente in una grande stele che reca in cima un’aquila e sui lati quattro teste di lupo, tutto in stile anni trenta, con la dizione Qui nasce il fiume sacro ai destini di Roma.

E’ un luogo molto suggestivo, pieno di fascino: i Romani, che erano soliti divinizzare i fiumi, rappresentavano il Tevere come un vecchio con la barba e con il capo ornato da una corona di foglie appoggiato ad un’anfora dalla quale scaturiva l’acqua e che aveva accanto a sé un remo, una cornucopia e i gemelli Romolo e Remo allattati dalla Lupa. Descritto l’itinerario non resta altro da aggiungere che strada si deve fare per arrivare fin qui: per chi come me viene dal nord (Pistoia) ricordo che è necessario arrivare ad Arezzo con l’Autostrada del Sole, e da Arezzo bisogna seguire le indicazioni per Sansepolcro che sono anche molto evidenti; giunti nella cittadina di Piero della Francesca o, se volete,della Buitoni, si imbocca la E 45 Orte – Ravenna in direzione Emilia – Romagna fino a che non si esce al Valico del Verghereto. Da qui si seguono i cartelli stradali per il paese di Balze, da dove si prosegue su apposita segnaletica verso la sorgente del fiume sacro ai destini di Roma.

Per acquisire conoscenze che accrescano la nostra cultura, ritengo fare cosa utile pubblicare quello che riporta sul fiume Tevere il “Dizionario Corografico della Toscana” scritto nel 1855 dal cav. Repetti: si tratta di un libro eccezionale che tratta della nostra regione e dei suoi luoghi in rigoroso ordine alfabetico e con grande approfondimento. Il linguaggio è quello di 150 anni fa (siamo nel Granducato di Toscana!) ma affascina ancora oggi: ricordiamo ancora che il Tevere fino agli anni Trenta del Novecento nasceva in territorio toscano e che fu Mussolini a spostare il confine per far si che nascesse nella “sua” Romagna. Fiume Tevere – fiume celebre, il più storico, sebbene non sia il più grandioso d’Italia. Esso, per quanto passi presto nello Stato di Roma, prende la sua origine in Toscana da due fonti, la più copiosa delle quali scaturisce limpida fra le balze di macigno, mezzo miglio a maestro – ponente della Pieve delle Balze sul monte detto Aquilone, mentre l’altra fonte scaturisce dal fianco orientale del Monte Coronaro, nell’opposta pendice del quale sorge il fiume Savio tributario del Mare Adriatico, talché il monte Coronaro deve riguardarsi come parte dell’Appennino centrale della Toscana.

Cotesto ramo minore del Tevere appellasi comunemente Rupina e meglio ancora Teverina. Trovansi coteste fonti quasi allo stesso livello del Capo d’Arno misurato trigonotricamente dal chiarissimo professor padre Giovanni Inghirami, che lo trovò circa piedi 4158 superiore al livello del mare Mediterraneo, nel quale tanto l’Arno come il Tevere fluiscono. Sono poste entrambe fra il gr. 46° 48′ latitudinale e il gr. 29° 45′ longitudinale, 25 miglia in linea retta dal Capo d’Arno, nella comunità di Verghereto, giurisdizione di Bagno, diocesi di Sarsina, compartimento di Firenze, da coteste deserte balze, frequente abituro di venefiche vipere, il Tevere prima disunito nei suoi rami, poscia dopo aver corso tre miglia di ramo maggiore da settentrione a ostro e quindi due altre la levante a ponente si unisce al ramo minore, col quale fra l’Appennino del Bastione che resta al suo ponente e che guarda il Casentino, ed il Poggio de’ tre vescovi, posto al suo scirocco accosto a quello della Zucca, scende dai monti di Massa Verona fino alla terra suo capoluogo (pieve S. Stefano) della quale il Tevere bagna le mura alla sua sinistra. Giunto in valle percorre la parte superiore passando alla destra della città di S. Sepolcro e lasciando alla sua sinistra le comunità di Caprese, di Anghiari, di Monterchi e di S. Maria a Monte, per quindi entrare nello Stato Pontificio che percorre nella direzione di scirocco passando in mezzo a Roma innanzi di vuotarsi nel mare, mediante due altri rami, uno a Ostia l’altro a Fiumicino dopo aver percorso in Val Tiberina dello Stato granducale il tragitto di circa 20 miglia e nello Stato Pontificio circa 100 miglia di cammino.