Le sorgenti del Secchia


Aldo accanto al cippo dell’Impero Francese

Avevo letto su alcuni libri che la vallata delle sorgenti del Secchia è un posto meraviglioso e quando ho notato che lungo l’itinerario che si compie per andarci dal Passo del Cerreto, precisamente al Passo dell’Ospedalaccio, si trova un cippo del periodo napoleonico ho deciso di andarci: cosa c’è di più bello che unire bellezze naturali e cultura? L’itinerario ha inizio dal Passo del Cerreto (1253 m.), valico che mette in comunicazione la Lunigiana con il Reggiano: il sito è troppo conosciuto per spiegare come fare a raggiungerlo, diciamo solo che il Passo del Cerreto, posto sulla SS. 63 che unisce Reggio Emilia alla Lunigiana, venne reso importante dagli Estensi alla fine del sec. XVIII quando progettarono la via militare di Lunigiana, strada, però, che venne terminata solo agli inizi del Milleottocento e che acquistò via via sempre più importanza sostituendo quello che fino ad allora era stato il valico più frequentato, il Passo dell’Ospedalaccio.


Monte Alto

Giunti al passo del Cerreto seguendo la SS. 63 ci incamminiamo verso ovest lungo il sentiero che parte dietro il bar – ristorante: il sentiero, ben segnalato, è lo 00 di crinale. Quasi completamente pianeggiante, si inoltra in un bosco di faggi punteggiato da piante di ginepro e mirtillo: tralasciando a sinistra il Monte Ospedalaccio (m. 1361) in 30 minuti di cammino giungiamo al famoso Passo dell’Ospedalaccio, famoso perché frequentato fino dai tempi più remoti. Infatti questo storico valico appenninico era frequentato già in epoca preistorica: lo attestano diversi reperti che vi sono stati rinvenuti, tra i quali un grattatoio in selce e diversi microbulini che sono stati rinvenuti a contatto con la roccia del substrato.


Monte Alto, Alpe di Succiso e Alpesigola

Le selci utilizzate nell’industria mesolitica dell’alto Appennino reggiano provengono da formazioni selcifere dei terreni mesozoici toscani. In epoca romano il valico era noto come il Transitus Carariae che collegava Parma a Luci e Carrara, ma fu soprattutto durante il Medioevo che il passo acquisì grandissima importanza; allora era noto Centocrucis e rappresentava il più importante valico fra la Lunigiana e l’Appennino reggiano; il passo è addirittura citato in un diploma di Carlo Magno del 781. Vi transitava, infatti, la via commerciale tra i ducati padani e il mar Tirreno: convergevano qui le vie dalle valli dell’Enza e del Secchia da nord, del Rosaro da sud; erano dette Parmesana, di Reggio, Modenese, e ancora oggi si riescono a percorrere a piedi nei tratti non franati o distrutti da strade nuove.


Luciano e Michele nel Pratone

I numerosi pellegrini e viandanti che vi transitavano potevano trovare ospitalità presso un ospizio dedicato a S. Lorenzo e detto dell’Ospedalaccio (o di Centocroci) per la precarietà dello stabile, probabilmente eretto dai monaci Benedettini; l’edificio passò in seguito alle dipendenze del monastero di S. Prospero e di S. Pietro di Reggio Emilia. Gli storici ritengono che fosse definitivamente caduto in rovina e già abbandonato nel 1594: ne restano alcune tracce delle fondamenta ricoperte dalla vegetazione. E proprio sull’attuale confine tra la Toscana e l’Emilia si trova un reperto storico di grandissima importanza: si tratta di un cippo del periodo napoleonico e segnava il confine tra impero francese (Toscana e Liguria) e Regno d’Italia (Repubblica Cispadana). Tale reperto era stato abbattuto ed è rimasto nascosto per anni nel bosco: credo che vederlo susciti senza dubbio una particolare emozione (vi è incisa la dicitura Empire Francois).


Il cippo dell’Impero Francese

Lasciato l’antichissimo Passo dell’Ospedalaccio seguiamo ancora il sentiero 00 che prosegue di fronte al cippo napoleonico insieme al sentiero n. 671 lungo le pendici sud – orientali del Monte Alto che con i suoi 1904 metri di altitudine domina la vallata. Dopo pochi minuti di cammino, a quota 1370, i sue sentieri si dividono: lasciamo a sinistra lo 00 e seguiamo a destra il 671 che sale in direzione nord lungo una prateria di graminacee. A questo punto del cammino il panorama è splendido: bellissima la visione sul Monte La Nuda (m. 1895), che domina il Passo del Cerreto, e sulle cime delle Alpi Apuane; dopo 30 minuti di cammino dal Passo dell’Ospedalaccio (e 1 h. dal Passo del Cerreto) incontriamo una bella sorgente. Lungo i suoi bordi cresce la Veronica beccabunga, una piantina dai caratteristici fiori azzurri che è presente anche presso altre sorgenti e zone caratterizzate da acque fresche e limpide: lasciamo la sorgente e superiamo il versante piegando a sinistra per entrare in una fitta faggeta.


Alpesigola

Dopo circa 30 minuti di cammino dalla sorgente improvvisamente le piante si diradano e davanti ai nostri occhi si apre la bellissima vallata del Prataccio delle sorgenti del Secchia, incastonata tra le vette del Monte Alto (1904 m.), dell’ Alpe di Succiso (2017 m.) e del Monte Casarola (1979 m.). Questa splendida conca è sovrastata a sinistra dai versanti arenaci del Monte Alto che è collegato all’Alpe di Succiso tramite il caratteristico ed antico Passo di Pietra Tagliata (m. 1750): in mezzo al grande prato scorrono due ruscelli di un’acqua talmente limpida da essere assolutamente trasparente che altro non sono che i corsi d’acque che danno origine al torrente Secchia, che, poco più a valle (a quota 1357) già prende il nome di fiume Secchia. Nel grande e umido prato sino dall’inizio dell’estate si possono ammirare le fioriture di Caltha palustris, che crescono insieme a Cardamine asarifoglia, Dactylorhiza maculata e Pinguicula vulgaris: nella vallata, detta Prataccio dal nome di un antico lago oggi estinto, ancora oggi si può ammirare un tratto di percorso dell’antica via che collegava l’Emilia alla Toscana.


Alpe di Succiso

Qui fino al 1847 era posto il confine tra tre importanti borghi appartenenti a tre Stati diversi: Cerreto (Ducato di Modena), Succiso (Ducato di Parma) e Camporàghena (Granducato di Toscana); a testimoniare tutto ciò si può oggi osservare un masso a tre facce che porta incise le direzioni e i confini dei tre Stati. Si tratta proprio di un posto fantastico: credo che le foto allegate a questo itinerario lo possano testimoniare; e siccome si tratta di un percorso relativamente facile non vi rimane che andarci.

* Le informazioni sull’itinerario sono tratte da “Escursioni Appennino Reggiano – Parco del Gigante” di Renzo Rubacchio Cierre Edizioni e da “Appennino Ligure e Tosco – Emiliano” di Salvo e Canossini Edizioni C.A.I. T.C.I.


Aldo e Luciano al Passo dell’Ospedalaccio


Pratone delle Sorgenti del Secchia