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San Pellegrino in Alpe – Castelnuovo Garfagnana È la tappa conclusiva del trekking, quella che non assaggia più le grandi montagne ma, anzi, ripiomba come all’inizio, nei sapori medievali della Garfagnana. Nonostante ci si dimentichi totalmente delle alture (la tappa è tutta in discesa), essa garantisce comunque un buon trekking attraverso boschi, coltivi, nuclei rurali e paesi che conservano una storia tutta da raccontare. Il GT riprende da San Pellegrino in Alpe (m. 1.524) passando sotto il volto dello Spedale, quindi, al principio di una balconata stupendamente panoramica sull’intero gruppo delle Alpi Apuane (si distingue addirittura il M. Procinto) e su buona parte dell’Appennino, aggira sulla destra una torretta dell’Enel portandosi così a costeggiare una palizzata in legno. Accompagnati dal segnavia 50, ci si cala sul prativo fino a sfiorare la rotabile, nei pressi della quale si piega tosto a destra, per una mulattiera che, un po’ per bosco ed un po’ tra erbacee, (foto 1) va definitivamente ad innestarsi nella rotabile proveniente da San Pellegrino in Alpe. In discesa si passano un paio di abitazioni, l’ultima delle quali è la storica Cà della Palma, (foto 2) edificio la cui origine risale al periodo in cui il duca di Modena Francesco III concedeva esenzioni fiscali ed agevolazioni a chi costruiva strutture per viaggiatori lungo la via di collegamento tra la Garfagnana e l’Emilia. |
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In questo punto il GT esce dalla rotabile e piega a destra su una pista a fondo naturale che taglia un pendio erboso: trattasi certamente di un’antica via dato che ad un certo punto affiora il selciato. Nel punto in cui questa fa ingresso in una faggeta, occorre abbandonarla per seguire a sinistra un viottolo che cala perpendicolare alla valletta della Mencaraggia. Tagliata per intero una schiena erbosa, si attraversa una carraia e ci si inoltra tra i faggi ed un’impressionante colonia di felci. Tornati nella faggeta, si supera una postazione di caccia e si cala assai lungamente nel buio scaturito dall’infittirsi del bosco fino all’incontro di una sterrata (foto 3) che s’attraversa immediatamente per imboccare la mulattiera che appare di fronte. |
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Dopo un breve tratto nel bosco, essa piomba su una strada carrozzabile che verso sud porta a Case Boccaccia, e seguendola in discesa, sempre sulla sinistra orografica della valletta della Mencaraggia (in basso si riconosce il torrente), si compiono alcune svolte tra i faggi fino ad arrivare alla sua morte, dove in basso a sinistra si nota Casa Colecchia. Trascurando una pista a destra, si procede sulla carrettera che, volteggiando lungamente tra i castagni, evita alcune diramazioni, valica un cancelletto, (foto 4) passa un paio di ruderi e giunge nell’amena località boschiva de I Metati (m. 913), dove sono presenti una fonte a getto continuo ed alcune case rustiche ben conservate appoggiate su un morbido scoscendimento erboso. Qui il GT abbandona la carraia e cala a sinistra sul prativo senza traccia, ritrovandola poco più sotto all’interno del bosco. |
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Nel momento in cui la discesa assume toni più rigidi, s’incontra una cappelletta, (foto 5) oltre la quale ci si adopera su un tratto ancora più ripido, tortuoso e malagevole che piomba sulla carrozzabile proveniente da Seppiana. Si cammina sull’asfalto alla sinistra idrografica del Fiume di Castiglione, altrimenti detto Esarulo, sempre in ottima forma anche nei periodi siccitosi, quindi, al ponticello sul fiume, si piega a destra, facendo così ingresso nello straordinario caseggiato di Valbona (m. 672), (foto 6) tipico paesino di montagna le cui origini risalgono ad epoca tardo medievale quando, nella zona, esisteva un mulino che serviva le terre limitrofe ed il castello di Verrucchia; con l’andar del tempo attorno al mulino furono costruiti altri edifici e la chiesa che formarono il borgo, inizialmente chiamato Piola, dai proprietari del mulino Pioli. Successivamente Piola venne sostituito con Valbona, giacché la valle attorno alla sorgente dell’Esarulo era chiamata Vallebona. Ancora negli anni ’70 del XX secolo, Valbona era considerato centro di ritrovo per tutta la parte alta del comune di Castiglione, infatti, vi era una scuola, l’ufficio postale ed una bottega. |
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Nonostante abbia perso importanza a causa dello spopolamento delle limitrofe aree montane, il paese, ancor oggi abitato da una trentina di persone, ha mantenuto la sua struttura originaria senza particolari cambiamenti. In paese, il 12 luglio si festeggia il patrono San Paolino. Si transita davanti alla chiesa (fonte) e si scendono le antiche scale selciate superando il vecchio mulino. Tornati sulla rotabile precedentemente abbandonata, la si segue restando sulla destra idrografica del fiume, nel frattempo arricchitosi d’altri affluenti che calano dai due versanti. Si devono ora affrontare circa due chilometri d’asfalto di una strada scarsamente trafficata che passa alle pendici sud del Poggio Verrucchio, oltre il quale, senza importanti mutamenti, si perviene al nucleo di Isola (m. 611), (foto 7) dove si trovano una fresca fonte ed un monumento dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale. |
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Superata la piccola chiesa dedicata a Santa Barbara (patrona del paese, festeggiata il 4 dicembre), si continua su strada costeggiando altre abitazioni finché, ad un certo punto, nei pressi dell’ultima casa, ad una curva, s’imbocca a sinistra una stradina privata che s’abbandona dopo pochi metri per prendere a destra una sterrata che fa il suo ingresso in un bosco misto. Divenuto viottolo, il sentiero si insinua tra coperture selvatiche miste a roveti e castagni, (foto 8) quindi, si prolunga transitando appena sotto il frutteto de “le Viane”, dove continua aspramente a combattere con le minacce d’infrascamento. Superato un piccolo pilone votivo, il viottolo va a confluire in un viale parafuoco di recente apertura, lungo il quale s’incontrano alcuni ruderi, si scavalcano insignificanti vallette laterali e, davvero interminabile, (foto 9) si passano le pendici del M. Pigoli, oramai prossimi ad una capanna che staziona dove sono stati praticati tentativi di rimboschimento. |
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Ad una biforcazione si va a sinistra ed in breve ci si collega ad una carrozzabile nei cui pressi si trovano alcune case indipendenti. Seguendo la strada in discesa, si è al cospetto del borgo murato di Castiglione (m. 545), che si raggiunge procedendo a diritto ad un incrocio (ad oggi è una sterrata), da cui si cala alla rotabile delle Radici. Verso sinistra si arriva velocemente al paese, (foto 10) considerato uno dei gioielli storici della Garfagnana perché addirittura risalente al periodo della dominazione romana. “Castrum Leonis” (Castello del Leone) ebbe un passato assai tormentato, giacché fu oggetto di assedi da parte dei territori confinanti. Sotto la giurisdizione lucchese (1170) venne ricostruita la cinta muraria che nel corso dei secoli fu più volte distrutta. |
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Dopo un breve periodo di sottomissione a Firenze, Castiglione tornò ai lucchesi, a loro volta minacciati e stravolti in battaglie dai modenesi (1603-1613) terminate grazie all’intervento del re di Spagna. Seguì poi un lungo periodo di pace, turbato solo da controversie per questioni di confine con i vicini comuni. Nel 1815, con il Congresso di Vienna, Castiglione passò a Maria Luisa di Borbone, granduchessa di Lucca, la quale poi nel 1819 lo cedette al duca di Modena Francesco IV. La cinta muraria che avvolge l’abitato risale al 1371. Costituita da sei torrioni (Brunella, Ponte Levatoio, San Michele, Campanella, Castellano, Belvedere), si sviluppa per ben 750 metri. Su due torrioni si trovano i campanili delle principali chiese: San Pietro e San Michele. La prima, la più antica, fu consacrata nel 1197; la seconda, risalente al XIII secolo, ha una splendida facciata in stile romano-gotico, realizzata con pietra grigia e fasce di marmo bianco e rosso. Rimaneggiata nel settecento, essa conserva una tavola con la Madonna dipinta da Giuliano De Simone (1389), un crocifisso ligneo del XV secolo ed un tabernacolo di Matteo Civitali. |
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Oggi nel borgo si entra attraverso le porte, ma in passato l’ingresso era costituito da un solo varco tra l’altro munito di ponte levatoio perché lungo le mura si trovava un profondo fossato. Nella parte alta del paese s’eleva su uno sperone roccioso l’imponente Rocca, struttura a carattere difensivo con perimetro irregolare munito di tre torrioni a pianta semicircolare. Risalente all’VIII secolo, costituiva il caposaldo della fortezza, intorno alla quale si sviluppò il complesso fortificato di Castiglione. Tra le più importanti tradizioni locali ricordiamo la Festa del Regalo (ringraziamento e doni alla Madonna per aver salvato il paese dalla terribile pestilenza del 1631); la Processione dei Crocioni (salita di Gesù al Calvario); la Filarmonica Alpina; la Festa di Ottobre (dedicata alle castagne); le Giornate Medievali (rievocazione della vita medievale attraverso varie rappresentazioni folcloristiche all’interno del borgo). Il GT segue la rotabile che costeggia a sud la cinta muraria, ma nulla vieta all’escursionista di transitare all’interno del borgo entrando direttamente dalla prima porta per confondersi in una gradevole visita. |
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L’importante è che prima d’arrivare al torrione della Brunella si imbocchi a sinistra una stradina selciata che, tra orti ed una casa, riporta velocemente sulla rotabile nel frattempo impegnata a compiere un largo tornante. Ripresa la strada in discesa, la si lascia quasi subito per seguire a destra un’altra carrozzabile asfaltata che costeggia campi da fieno. Percorsi un centinaio di metri circa, la si abbandona per seguire a sinistra un antico selciato che taglia il M. Castagni, passa accanto ad una casa con piscina (Agriturismo Valli) e, su sterrato, confluisce in un’altra carrozzabile nei pressi di un incrocio. Si va a diritto, tra belle abitazioni, vigneti e campi di mele e pere, ma prima di raggiungere un centro sportivo, si piega a sinistra, in direzione di un vicino abbeveratoio. Il GT ora si muove fra i coltivi, (foto 11) finché non trova uno stradello bianco da seguire a diritto fino alla sua morte, cioè a Case Liana. Piegando a sinistra, si passa nell’erba costeggiando altri appezzamenti, quando sulla destra un viottolino consente di scendere ad un campo sottostante. |
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Confluito in un altro stradello bianco, il GT sinueggia fra le case in pietra di Marcione (m. 400), (foto 12) villaggio composto di sole quattro case e di altrettante famiglie coloniche per un totale di 35 abitanti. Ivi esiste un piccolo oratorio, dipendente dal parroco di S. Pietro di Castiglione, ove un tempo, nei festivi, si celebrava la Messa e s’insegnava la dottrina ai fanciulli; oggi all’oratorio vi si celebra soltanto la festa di San Tommaso Vescovo, con Messa cantata il 29 dicembre. L’abate Vincenzo Marchiò narra che questo villaggio trae il suo nome dal Console romano Quinto Marcio, il quale nella guerra apuana del 568 subì una perdita di 4.000 uomini, undici bandiere e tre insegne della seconda legione. Nonostante la volontà di tener nascosta questa bruciante sconfitta, il luogo ha conservato il nome di Marcio che il tempo ha poi trasformato in Marcione. C’è però una seconda teoria che dice che la guerra prima citata non si è svolta a Marcione bensì a Marciaso, nei pressi di Fosdinovo, ipotesi rafforzata da una citazione di Tito Livio che racconta della caduta del Console. In sintesi, una soluzione potrebbe essere che la guerra sia avvenuta a Marcione e che la morte del Console si sia però consumata a Marciaso, dopo che egli s’era rifugiato col resto della truppa sfuggita al massacro. Superata la chiesetta, si prende a destra sul selciato che più avanti lascia posto allo sterrato. |
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Un lungo rettilineo inciso fra i campi e qualche raro albero, conduce in una stradina privata, in seguito cementata, la quale porta di fronte ad una bella abitazione con piscina. Qui il sentiero potrebbe recare qualche difficoltà d’orientamento giacché facile preda d’infrascamento causato soprattutto dalla caduta di alcune piante. Comunque nel caso in cui non fosse possibile seguire i segnavia, occorre tenersi a sinistra della casa e valicare il vicino rio fino a ritrovare il viottolo poco più avanti penetrare nella tipica macchia fluviale. In Foto 15 breve si raggiunge il greto del Fiume di Castiglione che un tempo s’attraversava per mezzo di un improbabile pontetto; (foto 13) oggi, invece, si guada a piedi (o a nuoto [foto 14]), assai problematico nei periodi di piena. Dall’altra parte si attraversa un tratto forestale che porta a confluire in una carraia da seguire a sinistra. |
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Guadato il Fosso Campori, si percorrono altri cinquanta metri circa di carraia seguita da un canale d’irrigazione, quindi, si perviene alla località suggestiva detta Molini Bassi (o Molini di Sotto; un cartello la indica pure col nome di Ghiacciara), dalle strutture ancor oggi in funzione, ove si trovano alcune bellissime case in pietra, orti e giardini finemente curati. Si esce dalla rotabile prendendo l’unica scalinata acciottolata presente che costituisce, tra l’altro, il “Percorso della Memoria”. La salita si conclude molto presto, al cospetto di via Marconi a Pieve di Fosciana (m. 369), che si segue per tutta la sua durata all’interno del carruggio, (foto 15) passando accanto alla Fontana della Via Lunga e sbucando in via San Giovanni, proprio nei pressi della cattedrale. Il nome Pieve di Fosciana deriva probabilmente dalla composizione di “Pieve”, riferita ovviamente ad un’antica pieve presente sul territorio che amministrava la comunità, e del nome di persona latino “Fuscianus”, al quale in seguito venne aggiunto il suffisso “ana” ad indicare appartenenza. |
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I primi insediamenti in zona risalgono all’epoca romana, come dimostrano i ritrovamenti archeologici rinvenuti in loco databili a tale epoca. Dopo la caduta dell’Impero Romano il territorio venne abbandonato a causa delle frequenti invasioni barbariche, per ripopolarsi nuovamente durante l’Alto Medioevo. Il borgo si sviluppò attorno ad una pieve che secondo alcune leggende popolari sarebbe stata costruita nel IV secolo da uno dei primi vescovi di Lucca, San Frediano. Sin dal principio la comunità di Pieve di Fosciana si dedicò all’agricoltura che costituì da sempre la fonte principale di ricchezza del borgo. Nel corso del Medioevo il borgo acquisì una notevole importanza grazie alla sua pieve, unico edificio religioso presente in Garfagnana ove si poteva ricevere il Battesimo. Fu però nel corso del XII secolo che il paese acquisì la sua struttura architettonica attuale, venendo sottoposta a modifiche e ad interventi di restauro. |
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Tra il XII ed il XV secolo, si trovò al centro di una lunga contesa che coinvolse le località limitrofe e che si concluse con l’avvento al potere della famiglia estense. Annessa ai possedimenti del Ducato di Modena, la dominazione si protrasse fino all’invasione delle truppe francesi guidate da Napoleone. Nel 1814 Pieve di Fosciana ritornò agli Estensi che vi governarono fino all’annessione al Regno d’Italia (1861). Tra i monumenti di maggior rilievo citiamo la Chiesa di San Giovanni, già ricordata in documenti dell’VIII secolo. L’edificio attuale però risale ai secoli XI-XII, mentre l’interno è stato modificato nel XVII secolo. Il campanile è stato costruito nel 1722, mentre la facciata è del 1774. All’interno si trovano un fonte battesimale del XII secolo; l’altare del XVII secolo; un dipinto di Antonio Consetti; un gruppo in terracotta invetriata proveniente dalla bottega fiorentina di Andrea della Robbia (1510); la Natività del Battista dipinta da Alessandro Carpi; l’Altare della Madonna del Carmine; l’Altare del Beato Ercolano. Alla sinistra del campanile prosegue il GT che, lungo via San Francesco (tabernacolo a 50 metri) va ad incrociare via del Bagno. Girando a destra, fra antichi portali sormontati da simboli medievali, esso raggiunge la strada principale nei pressi dell’incrocio per Sillico e Capraia. |
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Si prende a destra, trascurando così l’itinerario per Fosciandora, quindi, si prosegue sulla strada principale fino a raggiungere una deviazione a sinistra con indicazioni Pradaccio e Canalecchia (benzinaio nei pressi). Lungo questa stradina asfaltata si costeggiano vasti campi agricoli e quando la stessa diviene sterrata, occorre con attenzione imboccare a destra (dopo una casa, ad una curva) uno stradino a fondo naturale (foto 16) che taglia attraverso un vasto campo da fieno. Poco prima delle case in località “alle Monache”, la strada agricola confluisce in una carraia proveniente da sinistra, poi, volta a destra, alla confluenza con un’altra sterrata. Assieme a quest’ultima ci si dirige verso la rotabile prima lasciata che unisce Castelnuovo Garfagnana a Pieve di Fosciana, quindi, a sinistra, si continua fino all’incrocio per Fivizzano ed Aulla da una parte e Castelnuovo Garfagnana dall’altra. Proprio nel mezzo cala una stradina denominata “Scorciatoia della Costa” subito presenziata da una maestà con la Madonna, e con questa si scende passando accanto a poche abitazioni fino a ritrovare la strada principale che in pochi minuti porta definitivamente a Castelnuovo Garfagnana (m. 270). |