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L’itinerario inizia da Renara, località cui si giunge da Massa per la via della Bassa Tambura:al bivio per Forno e Resceto si prende a destra in direzione di quest’ultimo e,dopo circa 3 Km., a Gronda, si prende la strada di destra e, subito dopo, quella di sinistra, che termina in uno spiazzo dove bisogna lasciare l’auto. Prima di iniziare l’escursione è opportuno descrivere quella che è stata la lizza della monorotaia che dalle Cave di Piastreta, sotto la vetta del Sella, giunge fino a Renara. L’ingegnere inglese Charles Denham, proprietario delle cave negli anni Venti, dopo alcuni esperimenti, installò a partire dal 1923 lungo il Fosso del Chiasso un congegno completamente autonomo che era in grado di salire e scendere lungo una rotaia fissata su traversine di legno: il sistema era costituito da un carrello motore e da una slitta di carico sulla quale erano posti i blocchi di marmo e poteva trasportare fino a 11 tonnellate in discesa e fino a 5 tonnellate in salita, superando pendenze dell’80-90%, con una lunghezza complessiva di 3500 m. dalle cave (quota 1580) fino al poggio di carico (quota 310) con un dislivello di 1270 m. |
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Era, insomma, un’opera di ingegneria del marmo veramente eccezionale alla quale bisogna accostarsi con doverosa referenza: sulle longarine del binario si può ancora leggere il marchio "Officine meccaniche Sesto San Giovanni 1923" dal nome della fabbrica che le costruì e, inoltre, si può ancora vedere ciò che rimane di due slitte di carico, una vicino al poggio di carico e una a metà percorso nel Fosso del Chiasso. Fatta questa doverosa premessa possiamo iniziare l’escursione:dal posto dove si lascia l’auto a quota 310 si prende a sinistra traversando un fosso e inoltrandoci nel Canale della Buchetta, anticamente chiamato Canale Pianel Soprano e, dopo circa 20 minuti di cammino, troviamo a quota 476 il poggio caricatore della lizza. |
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Qui inizia la ripidissima salita del Fosso del Chiasso e per farlo ci si avvale di ben 2500 gradini costruiti per permettere ai cavatori di giungere alla cave superando pendenze altrimenti impossibili (anche 80-90% cioè 45°); dopo circa 90 minuti si perviene a quota 995 m. e qui lo spazio si allarga e volgiamo lo sguardo verso l’anfiteatro del Sella e delle cave e incontriamo un edificio che fungeva da ricovero per gli addetti alla cava, poco più avanti, un grosso argano che serviva per il caricamento dei blocchi di marmo. Continuando lungo la monorotaia arriviamo a quota 1269 dove si trova un piccolo casotto che conserva alcuni vecchi macchinari e dopo poco, sulla destra, una casa affacciata sui valloni di Renana dove abitava fino al 1975 il guardiano della cava: sono trascorse più di tre ore dalla partenza e l’affascinante spettacolo ci fa ripensare all’immane fatica che è occorsa per costruire la monorotaia: da questo punto chi se la sente può andare in circa 45 m. al prezzo di una faticosa salita in vetta al Sella (m.1739), mentre coloro che non se la sentono, sicuramente la maggior parte visto l’enorme dispendio di energie occorso per arrivare fin qui, possono intraprendere la strada del ritorno, prestando molta attenzione perché i gradini sono piccoli e la pendenza è veramente impressionate; occorrono circa 2,30 ore per il ritorno. |