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Chiariamo subito che la nostra intenzione era quella di arrivare in vetta al Monte Cusna (m. 2121), seconda vetta per altezza dell’Appennino dopo il Cimone (m. 2165): il fatto è che la funivia che conduce da Febbio sul crinale del Cusna, a oltre 2.000 metri era ferma, e noi, dopo un viaggio lunghissimo ed estenuante, non ce la siamo sentita il fare il lungo tragitto per arrivare sulla vetta della nostra mèta agognata. A volte bisogna anche saper rinunciare quando le forze non ci sostengono, per cui abbiamo deciso di fare una escursione molto più breve partendo dal Passo della Cisa, posto a 1549 m. s. l. m., per arrivare ad una località chiamata Portolo (1725 m.) situata alla base della grande piramide del Cusna. Il Passo della Cisa, da non confondersi con il più famoso omonimo passo situato sull’Autostrada Parma – La Spezia, si trova vicino al paese di Febbio nell’Appennino Reggiano, paese raggiungibile sia dal Passo della Radici sia da Pievepelago svoltando verso Piandelagotti e Civago. |
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Da Febbio una strada sterrata di circa 4 km. conduce al passo che è situato alle pendici del Monte Cisa (m. 1699), montagna poco conosciuta ma veramente magnifica. Al passo si trova un bivio: la strada sinistra è chiusa da una sbarra (e sarà quella che percorreremo noi) mentre quella destra prosegue su strada bianca addentrandosi alle pendici delle vette dell’Appennino Reggiano. Dal Passo della Cisa andiamo, dunque, a sinistra lungo il sentiero CAI n. 623 che si addentra in una rada faggeta caratterizzata da una notevole erosione del terreno dovuta alla scarsità del manto vegetativo: questa infatti è un’area geologicamente complessa, perché qui si incontrano la formazione arenacea di monte Modino, che costituisce i rilievi del monte Cisa e del monte Cusna, e quella arenacea di monte Cervarola, a cui appartiene il monte Bagioletto. |
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Solo poche piante sono in grado di adattarsi a questi suoli degradati: il salicone (Salix caprea), il salice dell’Appennino (Salix apennina)e piccoli cespugli di Arcinus alpinus e timus; dopo essere usciti dalla rada faggeta si esce in una vasta piana dove il Cusna ci appare in tutta la sua maestosità. Siamo all’interno del Parco del Gigante, costituito nel 1988 per salvaguardare la fascia alto – montana dell’Appennino Reggiano: il nome curioso del Parco deriva appunto dal Cusna che la gente di qui ha sempre vista come l’immagine stilizzata di un gigante sdraiato la cui testa è costituita dalla parte più alta della montagna (in dialetto emiliano l’ “Om ca dorma”, l’uomo che dorme). |
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Il Parco si estende su un’area di 23.000 ha, compresa nel territorio di 5 comuni: Busana, Collagna, Ligonchio, Ramiseto e Villa Minozzo; la superficie è stata divisa in zone con un differente grado di tutela, per cui si va dalla zona A a protezione integrale per l’elevato valore naturalistico, alla zona B di protezione generale, alla zona C di protezione ambientale e, infine, al Pre – Parco. Dunque dal Passo della Cisa in circa 1 h. di cammino si arriva a Portolo, quota 1725, là dove il sentiero 623 svolta nettamente a destra per salire sul Cusna aggirandolo sul suo versante occidentale: da qui parte invece il sentiero 625 che sale verso la vetta della montagna per la via più breve e diretta, ma anche la più dura, tanto che i libri di montagna che ho consultato consigliano l’ascesa al Cusna per il 623 e il ritorno per il 625. |
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Portolo è una bellissima zona panoramica con splendida visioni sulla non lontana Pietra di Bismantova (vedi omonimo itinerario Ursea), senza dubbio la più affascinante montagna che io abbia mai visto, su tante vette dell’Appennino Tosco – Emiliano e su tutta la zona pedemontana dell’Appennino Reggiano. Prima di fare ritorno a casa siamo voluti salire sulla seggiovia di Febbio 2000, quella che, quando funziona a pieno regime, ci può portare sul crinale del Cusna a quota 2000 (tel. 0522 / 800156 società STAR): la base di partenza si trova in località Rescadore (quota 1153) a 3 km. da Febbio. Come già detto la seggiovia conduce quasi sulla vetta del Cusna con due percorsi: il primo si ferma a quota 1500 mentre l’altro parte da questa altezza e porta oltre 2000 metri: noi siamo saliti solo per il primo tratto ma il panorama anche da qui era veramente eccellente. Abbiamo quindi salutato il Gigante giurando di fare ritorno prima possibile per calpestare la sua vetta a 2121 m. di altezza s.l.m. |
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