Il Cimone da Fiumalbo


La vetta del Cimone

Il Monte Cimone (m. 2165) è il più alto di tutta la catena dell’Appennino tosco-emiliano e lo si può raggiungere da diversi posti: questo itinerario, per altro molto lungo, trova il suo punto di partenza da Doccia, quota 1349, località posta dopo il paese di Fiumalbo e il suo punto di arrivo in piazza delle Piramidi all’Abetone, per cui è un percorso da effettuarsi con un minimo di due autovetture, lasciandone una all’Abetone e andando con l’altra al punto di partenza. Parcheggiamo l’auto nel piazzale di fronte al Bar di Doccia, in un luogo attrezzato per picnic e con una fonte e contrassegnato da alcune Capanne Celtiche ristrutturate: ci incamminiamo quindi lungo la strada sterrata che porta alle belle praterie di Pian Cavallaro. La salita non è dura e via via che percorriamo questa pista il panorama diventa sempre più ampio: dopo circa 1 h. di cammino, sulla sinistra dello strabello, troviamo una fonte dove è opportuno fare rifornimento; camminiamo ancora per una ½ h. ed entriamo nella vasta distesa di Pian Cavallaro ricca di fiori e con cavalli al pascolo allo stato brado.


La partenza

Sempre lungo la pista attraversiamo la enorme prateria fino ad incrociare il sentiero CAI n. 485 che proviene da Casa Manzi (località raggiungibile dalla strada comunale Pievepelago-San Michele) ed è diretto al Cimone: lo oltrepassiamo fino ad incontrare la strada asfaltata di servizio dell’Aeronautica Militare, che arriva fino qui partendo dal Lago della Ninfa e da qui seguiamo il sentiero CAI n. 449 che si inerpica sul fianco del monte passando di fianco ad un reticolato al di sotto del quale sono ben visibili gli impianti del Cimoncino. Dopo aver superato un impianto radio perveniamo alla sella posta tra il Cimone (m. 2165) e il Cimoncino (m. 2118): da qui a destra in breve tempo raggiungiamo la vetta del monte; sono trascorse 2,5 h. da quando abbiamo iniziato l’escursione. Il Cimone, che come detto è la cima più alta dell’appennino tosco-emiliano con i suoi 2165 m., è un punto trigonometrico per eccellenza e sul suo pianoro sommitale si trovano molte costruzioni dell’Aeronautica Militare (forse anche troppe!) che ospitano impianti adibiti alla circolazione aerea, all’analisi atmosferica e alle previsioni del tempo.


Verso la vetta

Vi si trovano anche l’Oratorio della Madonna della Neve, costruito nel 1900 e poi restaurato nel 1990, e una piazzola di atterraggio per elicotteri. La vetta di questo monte offre vedute incomparabili su tutte le cime dell’appennino, sulle Apuane, sulle Alpi e su tante zone del territorio italiano (addirittura i 4/10 dell’intera Italia, comprese grandi città come Roma e Milano) tanto che per ricordarle tutte toccherebbe fare un elenco lunghissimo: pertanto allegata a questa escursione troverete una immagine che descrive tutto ciò che si può vedere (tempo e foschia permettendo) dal Cimone ricordando che il panorama termina a nord con le Alpi Bernesi, a ovest con il Monviso, a est con il Monte Nevoso dell’Istria, a sud con il Terminillo e a sud-ovest con il Monte Quercitella in Corsica. Altrettanto importanti sono poi gli aspetti naturalistici che si possono osservare con questa escursione accessibile a tutti, alle piante e ai fiori di rilevante importanza presenti nella bella distesa di Pian Cavallaio e sul Monte Cimone: la "Soldanella pusilla", grazioso fiorellino campanulato di colore rosa violetto, "l’Alchemilla alpina" con i suoi minuscoli fiorellini, la "Viola biflora", minuscola viola di colore giallo intenso, la minuscola "Silene acaulis" tipico esempio di pianta priva di fusto simile al muschio, la "Draba aizoides" con i suoi piccoli fiorellini gialli, la "Gentiana Kochiana", elegante genziana ed, infine, le due piante più rare di tutto il comprensorio, la "Gentiana Nivalis", genziana delle nevi di cui sono rimasti pochi esemplari a quota 2130 e il "Geranium argenteum" geranio argenteo, con i suoi meravigliosi fiori di color rosa pallido.


Foto ricordo sulla vetta

Non si può, però, lasciare il Cimone senza menzionare le vicende storiche che lo ha accompagnato. Per le antiche genti del Frignano era la "Dea Madre" e "Montagna Simbolo", imponente e solenne, massiccio e numerosi sono stati nei secoli i toponimi con il quale è stato identificato: dal più antico "Alpe de Nona" (con riferimento alla latina "Ora nona" cioè le tre del pomeriggio) al successivo "Alpe de Lona", chiara modifica del nome precedente che ha dato origine ad un torrente detto "Rio de Alpe de Lona o Lonata" che ha poi dato il nome al paese di Riolunato; E’ stato poi chiamato "Monte Orientale", "Cimone di Fanano", "Cimon dell’Alpi", "Alpone" e, infine, Cimone. Numerosi reperti romani rinvenuti a Pian Cavallaro testimoniano che la montagna fosse abitata fin dall’antichità e per la sua posizione strategica costituì una mèta obbligata per regnanti, militari, geografi, topografi e scienziati, fra i quali va ricordato senz’altro Geminiano Montanari, venutoci nel 1671 e ricordato per essere stato il primo in Italia ad applicare il barometro all’altimetria, il Vallisneri, nel 1709, lo Spallanzani, nel 1788, il Brioschi, nel 1817.


Il pranzo

Da allora la montagna fu molto frequentata per rilevazioni inerenti la cartografia scientifica e nel 1887 venne eretta sulla cima una torre ottagonale alta 14 m. (dedicata a Geminiano Montanari) da adibirsi ad Osservatorio e Rifugio: questa torre servì per importanti studi sulle radiazioni solari, sui parafulmini e sulle scariche elettriche; fu poi abbandonata tanto da essere abbattuta negli anni Venti. Nel 1936 il Ministero dell’Aeronautica fece costruire sulla vetta una piccola costruzione che ospitava apparecchiature per rilevazioni meteorologiche e assistenza al volo, nel giugno 1939 fu inaugurato un rifugio dedicato all’ufficiale alpino modenese Gino Romualdi ma fu distrutto durante la guerra e, quindi, dopo essere stato ricostruito nel 1947, venne requisito dall’Aeronautica Militare che lo inglobò nelle sue strutture che si ampliarono fino a raggiungere le odierne dimensioni. Dalla vetta del Cimone scendiamo fino alla sella che lo divide dal Cimoncino (m. 2118, terzo per altezza di tutta la catena appenninica dopo il Cimone e il Cusna) e seguiamo il sentiero CAI n. 447 che non abbandoneremo più fino al Libro Aperto.


Sosta alla sorgente

Saliamo sul Cimoncino e, quindi, iniziamo a scendere su calastrino (roccia abbastanza friabile) fino ad una quota di circa 1700 m. per poi risalire ai 1817 m. del Monte La Piazza, caratterizzato da vaste pietraie e con la vetta piatta sempre spazzata da forti venti. Da qui ci dirigiamo, sempre godendo di una panorama eccezionale, verso la vicina vetta del Monte Lagoni, m. 1962, la cui cima principale, ben identificabile da un cumulo di pietre, ci rimane sulla destra: anche questo monte, come il La Piazza, è contraddistinto dalla presenza di vasti sfasciumi pietrosi; appena iniziata la discesa del Lagoni la cresta si sdoppia e in avvallamento è posta una pozza d’acqua di forma circolare che secca soltanto in piena estate. Sempre lungo il sentiero CAI n. 447 ci dirigiamo verso il Libro Aperto (caratterizzato da due cime: il Monte Belvedere m. 1896 nel versante toscano e il Monte Rotondo m. 1937 nel versante emiliano) ma evitiamo di salire sulla vetta e, non appena incontriamo il sentiero CAI n. 495, lo seguiamo sulla destra: sono passate circa 2,5 h . da quando abbiamo lasciato il Cimone.


Aldo sulla vetta

Il sentiero 495 discende i fianchi del Libro Aperto e ci conduce prima in una zona umida caratterizzata da un laghetto detto Lago della Risaia, quota 1549, e poi in località Serrabassa della Verginetta, m. 1492 s.l.m. dove troviamo il sentiero di crinale 00: in questo luogo, nel periodo estivo, è aperto un piccolo bar-rifugio, la "Casa di Lapo", dove si può pranzare od acquistare un panino. Dalla Verginetta passiamo a Serra delle Motte e, quindi, ci dirigiamo verso l’Abetone abbandonando momentaneamente il sentiero 00, che risale le pendici del monte Maiori (m. 1561), inoltrandoci in un’ampia pista forestale che aggira il Maiori fino ad incontrare nuovamente lo 00 nei pressi di una bella fontana in pietra. Da qui inizia l’ultimo tratto del percorso in una stradello che è molto frequentato nel periodo estivo: essendo molto largo e ben battuto è il percorso ideale per i turisti che affollano l’Abetone nel periodo estivo e che non se la sentono (vuoi per l’età vuoi per desuetudine) di affrontare percorsi più impegnativi. Dalla fontana arriviamo in piazza delle Piramidi all’Abetone in circa ½ h.: sono trascorse 2 h. da quando abbiamo incontrato il sentiero CAI n. 495 prima della vetta del Libro Aperto e sono trascorse circa 7 h. da quando siamo partiti da Doccia di Fiumalbo.


La carta degli orizzonti