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Questo itinerario è molto corto (circa 1,30 h. fra andata e ritorno) e accessibile a tutti, ma si svolge in uno scenario incomparabile: Campocatino (1006 s.l.m.), ai piedi della splendida parete della Roccandagia (m. 1700), verde conca residuo di antico bacino glaciale e sicuramente uno dei luoghi più belli delle Apuane. Fra l’altro Campocatino è raggiungibile direttamente con l’auto per cui tutti possono godere di una panorama veramente unico: per giungervi è necessario, una volta pervenuti a Castelnuovo Garfagnana, prendere la statale in direzione Aulla fino a che in località Il Poggio non si svolta a sinistra in direzione di Vagli e del lago omonimo; la strada si incassa subito nel solco fluviale del fiume Edron, passa i piccoli borghi di Isola e Ferriera (il cui nome ricorda la lavorazione del ferro che anticamente era molto in uso da queste parti) e raggiunge dopo 6 km. la diga che nel 1947 ha sbarrato il corso dell’Edron creando il bacino artificiale di Vagli. |
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La realizzazione del lago condannò alla scomparsa il paese di Fabbriche di Careggine (vedi itinerario omonimo) che anticamente era un importante centro per la lavorazione del ferro: il paese è oggi del tutto sommerso e solo ogni dieci anni, per i lavori di manutenzione effettuati alla diga, è possibile vederlo e dato che l’ultimo svuotamento è stato effettuato nel 1994 presumibilmente sarà possibile rivederlo nel 2004. Superata la diga ci dirigiamo verso Vagli di Sotto (l’antica "Communis Vallis de Socto) situato a 600 m. s.l.m. dove incontriamo l’antica chiesetta romanica di S. Regolo e dove troviamo il nuovo abitato di S. Agostino con l’omonima chiesa romanica: da qui proseguiamo verso Vagli di Sopra (l’antica "Castrum Vallis de Supra") posta a 725 m. s.l.m. dove, nel centro del paese, incontriamo un bivio. |
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Noi svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per Campocatino: nel centro del paese la strada è strettissima e ci può passare solo una autovettura mentre per roulotte e camper l’itinerario passa dal paese di Gorfigliano: da Vagli in pochi km. si giunge alla conca di Campocatino dominata dalla parete della Roccandagia e formata da due costoni di origine morenica che cingono un bel prato verde chiuso da un bosco di faggi e dall’immensa pietraia accumulata ai piedi del monte. Nel luogo sorgono antiche capanne di pastori su due piani e ora restaurate e usate come case di vacanza: un tempo al piano inferiore stavano le pecore che, con il calore emanato dal loro corpo, scaldavano, i pastori che risiedevano al piano superiore; è un luogo veramente affascinante turbato solo da una cappella che, seppur costruita con intenti lodevoli, è formata da ferro e vetro e stona assai con l’ambiente circostante. |
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Da Campocatino si diramano due sentieri: uno si dirige verso il Passo della Focolaccia passando dal Passo della Tombaccia (vedi itinerario per il Passo della Focolaccia) mentre l’altro si tiene alto sulla valle di Arnetola per ricongiungersi, poi, con la via Vandelli; una diramazione di quest’ultimo sentiero ci porta, in circa 45 minuti di cammino, all’Eremo di San Viano, minuscolo luogo di culto ricavato sotto un’alta e strapiombante parete rocciosa, che domina la conca di Arnetola e che è chiamata "Il salto dei cani" perché la tradizione (piuttosto brutta) dice che da qui venissero gettati, per mandarli incontro a morte certa, i cani che non erano più utili ai loro padroni. Lungo il percorso, a cura del Parco delle Alpi Apuane, sono state costruite alcune piazzole panoramiche di sosta con relative panchine (speriamo che l’inciviltà di tante persone non le danneggi) che ci permettono una splendida visione di tante cime delle Apuane, fra cui primeggiano senz’altro il Sumbra (m. 1765), il Fiocca (m. 1711), l’Alto di Sella (m. 1723), il Sella (m. 1739) e la Tambura (m. 1890). |
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Scendiamo verso l’eremo ma prima di salire le scalette che portano alla chiesina (che io purtroppo ho trovato sempre chiusa) sulla destra si può notare una catena infissa nella roccia che ci guida, aiutandoci nel percorso, ad un punto panoramico veramente eccellente posto sotto "Il salto dei cani": è un punto magnifico ma bisogna andarci prestando un po’ di attenzione perché sotto c’è una parete perpendicolare. Se abbiamo un po’ di fortuna possiamo anche trovare la cappellina aperta, però credo che sia molto difficile, altrimenti possiamo sostare qualche minuto in questo splendido posto. Ma chi era San Viano (o Viviano come viene anche chiamato): la leggenda dice che fosse un Lombardo del reggiano o del modenese e che avrebbe valicato l’Appennino con la moglie pare per sottrarsi ad una persecuzione; sulle Alpi di Castiglione si sarebbe incontrato con l’eremita San Pellegrino dal quale avrebbe avuto ospitalità. |
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Avrebbe poi proseguito, sempre insieme alla moglie, verso le Apuane per fermarsi alle falde della Tambura dove avrebbe trovato lavoro come garzone presso un colono di Castagnora, casale posto sotto le cave dei "Prunelli"; era fisicamente deforme per cui sarebbe stato spesso dileggiato e schernito (si dice anche dalla stessa moglie) ma non si arrabbiava mai perché aveva pazienza e voleva bene a tutti. Amava le piante e gli animali e offriva chicchi di grano agli uccelli: poi, reso inabile al lavoro e desiderando la solitudine per essere più vicino a Dio, sparì da Castagnora e si ritirò da solo a pregare alle falde della Tambura, in quel luogo arido e brullo dove oggi sorge l’Eremo che porta il suo nome. Qui visse in ascesi gli ultimi anni della sua vita e quando morì fu sepolto da mani fraterne: il suo corpo fu ritrovato dopo molti anni e la popolazione di Vagli di Sopra (che lo riteneva e lo ritiene tutt’ora in odore di santità nonostante che la Chiesa cattolica non sia mai espressa ufficialmente) volle allora che fosse eretto a sua memoria l’Eremo attuale che si trova a circa 1090 m. s.l.m. incastonato nella roccia. |
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La ricorrenza con cui si festeggiava San Viano era anticamente il 22 maggio, ma oggi il santo viene ricordato nella seconda domenica del mese di giugno con la statua lignea che viene trasportata in processione dall’Eremo fino al chiesino che si trova nella conca di Campocatino dove rimane fino alla seconda domenica di settembre quando, al termine dell’antica transumanza dei pastori, la statua viene riaccompagnata in processione nel percorso inverso. Il Parco delle Alpi Apuane ha eletto San Viano come proprio patrono ma lo festeggia il 22 maggio, nel giorno più antico della sua ricorrenza: fra le leggende che la tradizione tramanda sul santo molto bella è quella del cavolo che il Signore avrebbe fatto nascere per sfamarlo proprio nei pressi dell’eremo. Si tratta infatti del cavolo comune selvatico (Brassica oleracea) che si trova spontaneo solo in poche località italiane e, senza dubbio, la presenza di una pianta di valore alimentare così notevole in un luogo tanto inospitale ha fatto nascere questa bella leggenda popolare: "Il cavolo di San Viano". Dopo aver sostato all’Eremo possiamo intraprendere il percorso inverso che richiede sempre circa 45 minuti di cammino per un totale di circa 1,5 h. per l’intero itinerario che è, come già fatto rilevare, accessibile e consigliabile a tutti. |
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