Monte dei Bianchi

Inizierò le corrispondenze dalla Val di Lucido segnalandovi, a mio avviso, il luogo più bello e ameno di tutta la vallata: Monte dei Bianchi! Inutile sottolineare che vi consiglio caldamente di venire a visitare questo paese del comune di Fivizzano posto proprio al centro della valle del Lucido, a 406 m s.l.m., e disteso su un colle esposto a mezzogiorno. Qui non troverete ad accogliervi nessuna struttura tipicamente turistica: nessun museo, nessun negozietto di souvenir (beh… menomale!), nessun centro d’informazione e neppure un bar! Se pensate per contro di trovar qui antiche case ben allineate sulla via principale e ben restaurate rimarrete profondamente delusi! Perché parecchie sono le orrende finestre di anodizzato, tante le facciate mal intonacate, innumerevoli le pietre coperte dal cemento e… (dulcis in fundo!) davanti alla facciata romanica della chiesa sporge inverecondo il motore del condizionatore della casa canonica. Eppure è uno dei luoghi più ameni del circondario: affacciatevi dalla balconata del piazzale della chiesa! Abbassando lo sguardo vedrete correre verso il Lucido uliveti e vigneti che dopo essersi bagnati nel torrente risalgono le Apuane trasformati in castagneti, se alzate gli occhi verso oriente invece lo sguardo vi mostrerà dietro alla torre medioevale le maestose cime del Pizzo d’Uccello che incombe sul paese! Nelle sere estive, quando, poco prima del tramonto, quei pochi compaesani rimasti rientrano a casa dal campo, le pareti rocciose del “pizzo” diventano rosse e rosa le pietre delle antiche abitazioni sopravvissute.

Ancora più affascinante diviene questa visita se si pensa al particolare passato del paese: su questo stesso colle furono fondati ben due monasteri entrambi di notevole importanza. Il primo fu costruito nell’Alto Medioevo da un signore Longobardo: nell’Aprile del 760 d.C., infatti, Ato figlio di Eugenio richiede al Vescovo Peredeus di consacrare una chiesa da lui costruita a San Michele Arcangelo, ordina inoltre ad alcuni religiosi di vivere castamente e col capo tonso pregando per l’anima di Ato e dei propri familiari. In cambio il signore longobardo costruisce loro il monastero e la chiesa donando loro, per vitalizio, la sesta parte del proprio patrimonio. Quasi sicuramente, questo, fu uno dei primi centri religiosi cristiani della Lunigiana Sud-Orientale. Di seguito la storia tace sulle vicende del monastero per più di tre secoli. Riappare in un documento dei primi anni del XII secolo: veniamo qui a sapere che il fabbricato è stato del tutto abbandonato dai religiosi ma che due potenti famiglie feudali, le quali gravitavano attorno alla corte della contessa Matilde di Canossa (proprio quella grande Signora che in quegli anni si frammise fra Papato ed Impero), rappresentate dai figli di Bosone (i capostipiti dei futuri Bosi della Verrucola) e i nipoti di Rodolfo da Casola (i Da Herberia) s’impegnavano a ripristinare l’attività religiosa dotando il “cenobio” di nuovi benefici e accollandolo alla potente Abbazia di Canossa. Rinasce quindi il Monastero di San Michele Arcangelo de Monte, governato da un Padre Priore direttamente dipendente dall’Abate di Canossa. I monaci erano i “canonici Regolari”: indossavano un rocchetto (specie di saio) bianco; essi erano quindi chiamati dal popolo Rocchettini, ma anche Monaci Bianchi perché il loro ordine faceva parte di quei movimenti religiosi rinnovati (come è il nostro caso) o nati verso l’anno mille per ristabilire un certo rigore alle abitudini del monachesimo: si contrapponevano quindi agli ormai corrotti monaci neri (per l’analogo colore del saio degli antichi benedettini).

Questi monaci, col tempo, fecero cambiare il nome al paese: è da questo periodo che inizierà a chiamarsi Monte dei Bianchi, ma non solo!! I Da Herberia si stabiliranno definitivamente dal modenese nella Valle del Lucido: capoluogo amministrativo dei loro possedimenti divenne Gragnola (sede anche di un florido mercato), mentre, proponendosene tutori, il monastero di Monte dei Bianchi divenne il centro religioso della zona e il sepolcreto gentilizio dei Signori. Fu per questo che mutarono anch’essi il proprio nome di famiglia in Bianchi d’Erberia e tutti i loro possedimenti furono menzionati come le “Terre dei Bianchi”. Fu questo senz’altro il periodo più fortunato per la Valle del Lucido: un economia sviluppata e il prestigio dei nuovi padroni portavano dalla vicina Francigena viandanti, religiosi, masnadieri, artigiani, mercanti, e a Gragnola, dove abitavano sicuramente, notai e nobili signori. Anche politicamente i Bianchi d’Erberia godevano di un grande appoggio: proprio sotto consiglio di Donizone (abate di Sant’Appollinare di Canossa e biografo della contessa) Matilde appoggiò la creazione di nuovi benefici (fra cui Monte dei Bianchi stesso) per rimpinguare le casse della Abbazia, svuotate per far fronte alle spese di guerra sostenute per contrastare gli eserciti imperiali. Questo era Monte dei Bianchi: per la verità ancora adesso è possibile vedere le vestigia di questo passato, ma troppo triste è lo spettacolo dello scempio che le esigenze moderne ed una scarsa sensibilità per il nostro passato stanno facendo su questo nostro patrimonio. Per fortuna il sole rosseggia sempre a Occidente contro il Pizzo d’Uccello: e dorme quello spirito guerrier ch’entro mi rugge!

Per maggiori informazioni: www.montedeibianchi.com.