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IL VICARIATO DI BAGNONE Per volontà del Granduca di Toscana, Pietro Leopoldo, nel 1772 venivano istituiti quaranta Vicariati nello Stato fiorentino, e le sedi in territorio lunigianese vennero poste a Fivizzano, Bagnone e Pontremoli. A Bagnone viene istituito un Vicariato, minore rispetto a quello di Pontremoli e Fivizzano, ma comunque composto da XX comunità, governato, sotto il profilo della giustizia, da un Ministro del Granduca designato; mentre per quanto attiene all’aspetto tributario un unica imposta viene ad azzerare la molteplicità dei precedenti tributi. Siamo dunque ormai giunti agli albori del XIX secolo, epoca di nascita delle prime manifatture, dello sviluppo di una economia pre-industriale dove i commerci si andranno rafforzando ed intensificando, dove la cresciuta produzione delle merci favorisce la presenza , nelle fiere, di una massiccia e disparata quantità di articoli e prodotti. È importante sottolineare che nel 1772 il Borgo di Bagnone è diventato sede di una Giurisdizione Civile e Criminale. Inaco Bianchi e Rosanna Pinotti, sempre nell’opuscolo Descrizione dei Termini e confini giurisdizionali nel Vicariato di Bagnone, citano dalle Relazioni del Granduca, ed io ritengo importante trascrivere: "Bagnone è paese povero, piccolo e brutto, non avendo né commercio né transito, e solo la piazza (della pretura, n.d.a.) ed il borgo giù è buono. Il Castello di Bagnone, situato presso il fiume Bagnone parte lungo il fiume in un borgo lungo e parte scosceso sul monte, fa 400 tante anime e tutta la giurisdizione 5.000 ed è circondato per tutto da feudi". In una Relazione dei Termini e Confini nel Dipartimento della Cancelleria di Bagnone, redatta nel 1780 si legge: La Comunità di Bagnone comprende venti antichi Comuni sotto la giurisdiscenza civile e criminale di detta Terra, la circonferenza è di 45 miglia salvo, è circondata nella massima parte da diversi Stati Esteri, è tagliata dal fiume Magra e da altri Fiumi e Torrenti, il suo territorio nel più è montagnoso poco coltivato, e nel mezzo in pianura. Racchiude i Feudi Imperiali di Treschietto, Malgrate, Virgoletta, Villa Franca. A Levante confina con Verano Stato Modenese e col Feudo di Licciana. A Mezzogiorno coi Feudi di Monti, Granducale di Terra Rossa, e di Podenzana. A Ponente coi Feudi Tresana, di Castevoli, Virgoletta, Villa Franca, Malgrate, tutti Feudi Imperiali, quindi si trova Groppoli Feudo Granducale di poi Mulazzo e Castagnetolo Feudi Imperiali e quindi il territorio di Pontremoli Stato di S.A.R.. A Tramontana con lo Stato di Parma, col Feudo imperiale di Treschietto e ritorna lo Stato di Modena. Di seguito l’elenco dei comuni appartenenti al vicariato di Bagnone: Bagnone popolo, Corlaga popolo, Mochignano popolo, Collesino, Compione, Lusana popolo, Corvarola popolo, Fornoli popolo, Castiglione del Terziere, Nezzana, Filattiera, Biglio, Ricò, Lusuolo, Comunità di Albiano, Caprigliola, Comunità di Terra Rossa.
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CRONOLOGIA 1000: Presunto inizio della costruzione della Rocca di Bagnone. 1124: Prima data documentata, dell’esistenza di Bagnone in una sentenza dei Consoli di Lucca. 1221: Divisione patrimoniale dei Malaspina e attribuzione a Obizzino di tutti i possedimenti sul lato sinistro del fiume Magra. Modificò lo stemma avito adottando lo spino fiorito in campo d’oro. Elesse residenza a Filattiera. 1275: Seconda divisione patrimoniale dei discendenti di Opizino sui beni di Filattiera. Al Marchese Alberto rimane il feudo di Filattiera compreso Bagnone. 1351: Terza divisione patrimoniale dei discendenti di Nicolò che riducono il feudo di Filattiera creando altri quattro feudi :Treschietto, Castiglione, Malgrate e Bagnone. 1352: Il Marchese Antonio Malaspina elegge la sua residenza a Bagnone. 1385: Moti rivoluzionari bagnonesi, contro il potere feudale dei Malaspina. 1451: Vendita del Castello di Castiglione del Terziere alla Signoria Medicea. 1471: Vendita del castello di Bagnone alla Signoria Medicea. 1737: Baganone passa sotto il Granducato di Toscana dei Lorena. 1772: Istituzione del Vicariato. 1797: Bagnone passa sotto la Repubblica Ligure. 1814: Caduta di Napoleone e annessione di Bagnone nel Granducato di Parma, Maria Luisa D’Austria. 1847: Bagnone passa ai Borboni. 1859: Seconda Guerra d’Indipendenza, Bagnone ai Piemontesi.
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I DINTORNI DI BAGNONE Numerosi sono i luoghi abitati sulle pendici dell’Appennino settentrionale, tratto compreso fra il passo del Cirone (m 1255) ed il passo del Lagastrello (m 1157). Noi ci limitiamo a trattare i luoghi del territorio del Comune di Bagnone, che in qualche maniera fanno la nostra storia, la storia del nostro comprensorio. L’origine di questi agglomerati è da collegare alla primitiva presenza dei Liguri come già trattato all’inizio della ricerca. Età tardo-imperiale. Ad una crisi di destrutturazione del popolamento rurale con abbandono o frequentazione povera di molti siti, seguì un fenomeno di ripopolamento delle campagne nel corso dell’età tardo antico, che interessò la Lunigiana pianeggiante, ma anche vaste aree dell’Appennino ligure, sia sul versante Tirrenico che su quello padano. Un esempio è l’insediamento romano di Filattiera, dove ad un periodo di abbandono seguì una rioccupazione verso la fine del IV secolo d.C. Questi stanziamenti, contrassegnati spesso da strutture abitative, povere e primitive, indicano un sostanziale mutamento nelle forme insediative. La rarefazione abitativa di gran parte di questi siti, spesso destinati a diventare Pievi, a partire dall’Alto Medioevo, sembra collocarsi tra la fine del V secolo al VI secolo d.C. Benché non siano abbondanti i dati materiali in nostro possesso, per questo periodo, nell’alta valle del Bagnone, la toponomastica e l’analogia con situazioni geograficamente prossime, ci consentono di avere un quadro disegnato a grandi tratti. Il territorio è organizzato in piccoli villaggi, mentre i punti nevralgici e di difesa vengono occupati da fortificazioni e presidi militari. Due testimonianze significative sono Filattiera e Filetto e molti piccoli accampamenti di controllo lungo le vie di accesso al territorio. Per Bagnone è sufficiente nominare la località di Campo di Leugio e quella di Vico. A partire dalla metà dell’XI secolo la struttura del territorio subisce una notevole trasformazione a causa dello sviluppo del sistema pievano e di quello castellano. (Informazioni tratte dalla tesi di laurea di M.B. Gavarini e R. Pedicone dal titolo "La Lunigiana territorio e storia" Università Studi Firenze, dal sito: www.lunigiana.net). ll Medioevo. Nel 1351, gli eredi di Nicolò Malaspina detto il Marchesotto, ridussero il feudo di Filattiera creando altri quattro nuovi feudi tutti Malaspiniani, del ramo fiorito: Bagnone Castello, conglobava le frazioni di Nezzana, Pastina, Mochignano, Collesino e Compione. Castiglione del Terziere, comprendeva La Pieve, Corvarola, Gabbiana e Lusana. Treschietto, era formato da Corlaga, Vico, Jera. Malgrate, comune di Villafranca, facevano parte Orturano e Canale, che saranno ceduti al Comune di Bagnone in epoca più recente. Tratteremo i luoghi più importanti, quelli sui quali abbiamo trovato delle indicazioni storiche; informazioni che non sono mai antecedenti il XIII secolo. Dati ottenuti anche dal sito www.lunigiana.net e da ricerche varie.
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COLLESINO Il paese è formato da tre diverse borgate dette Castello, Chiesa, Canneto e più a valle Casalecchio. Collesino Castello, altitudine 725 metri sul livello del mare, trovasi a 6 Km da Bagnone centro, sulla strada provinciale che collega la media valle del Magra con la val d’Enza tramite il passo del Lagastrello. Collesino è di origini antiche, la parrocchia è nominata nei registri vaticani delle decime già nel 1287, tra quelle, alle dipendenze della pieve dei Santissimi Ippolito e Cassiano, l’attuale Pieve di Bagnone. Era nel medioevo una località di passaggio, tracciato obbligato, per coloro che dal bagnonese intendevano raggiungere l’alto parmense, la cosiddetta Lombardia. Già dal 1100, Collesino figurava in possesso dei marchesi Malaspina i quali fortificarono il punto più avanzato del paese, l’attuale borgata Castello, ed istituirono un corpo di guardia sul valico tra Collesino e l’Apella, marchesato di Varano in val Taverone. Luogo di gabella, serviva alla riscossione del pedaggio a coloro che oltrepassavano il confine del marchesato. Quando, nel 1351, gli eredi del Marchesotto, decisero di spartirsi il retaggio paterno, frantumando il feudo di Filattiera, si formò quello autonomo di Bagnone, con le località di Collesino, Compione, Mochignano, Pastina e Nezzana, che vennero a far parte di un solo marchesato. Si pensa che, per un certo periodo, Collesino fu anche sede del marchesato, o luogo di residenza stagionale dei signori, tanto che ancora oggi esiste la ex casa marchionale che in dialetto è chiamata "la cà dal marches". Da allora Collesino, ha sempre seguito le sorti di Bagnone. Nel 1557 la parrocchia fu visitata dal Vescovo Lomellini il quale lasciò scritto che: "propter paupertam loci" (a causa di luogo disagiato), non veniva conservato il Santissimo Sacramento nella cappella del paese, allora posta in località Castello, quasi attigua all’ex casa dei marchesi Malaspina. La chiesa parrocchiale dedicata a San Giacomo Apostolo, risale al 1600, e dal 1926 al 1928, venne completamente ristrutturata ed è così come si presenta attualmente. La torre campanaria risale al 1500 ed è stata anch’essa completamente restaurata ultimamente, riportandola allo stato primitivo in muratura faccia a vista. Dai registri della parrocchia, che risalgono alla fine del ‘700, risulta che mediamente il paese poteva contare su 250 anime, toccando il massimo nel 1932 con 310 abitanti. Attualmente la popolazione è molto diminuita causa la massiccia emigrazione, così come è accaduto in tutta la Lunigiana. La chiesa, formata da un’ampia navata centrale, è bella e spaziosa; l’altare in marmo bianco di Carrara, opera pregevole sotto il punto di vista stilistico, è stato posto in opera nel 1948. Un bellissimo quadro, attribuibile alla fine del ‘500, raffigura la Madonna del Rosario ed è da considerare opera pittorica di alto pregio; come preziosissimo è un velo omerale del ‘700 tutto lavorato a mano in filigrana di argento e di oro, cimelio degno di fare parte della dotazione di una chiesa cattedrale, senz’altro è un pezzo unico in tutta la Lunigiana. Tra le quattro statue che adornano la chiesa, una lignea del ‘700 raffigurava il Cristo caduto sotto il peso ella croce ed è attribuibile alla scuola di Romano da Pisa, così come la consimile che si trova a Pontremoli. La parrocchia è antichissima ed importante perché, fino al 1942, aveva giurisdizione anche sulla cappellania di Compione. Collesino è sempre stata ritenuta come un secondo seminario, nel senso che i giovani parroci vi venivano avviati a fare il loro apprendistato, ad approfondire la vita pastorale, trattandosi di paese di montagna ed anche di disagiata dimora, con una popolazione molto attaccata alla chiesa ed ai parroci che di volta in volta hanno retto la parrocchia.
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MOCHIGNANO Settore importante per il feudo di Bagnone, il suo territorio è delimitato dai torrenti Bagnone e Mangiola, sino al crinale del Monte di Mochignano. Oggi lo si trova diviso in quattro frazioni, Mochignano di Sopra, Mochignano di Sotto o Chiesa, Cà Zani e Cà Maffei. Il nucleo primitivo trovò origine in Mochignano di Sopra, a 414 metri sul livello del mare. Una grossa frana staccatasi dalla montagna ha sepolto una quinta frazione chiamata Paneschio, della quale rimane solo il nome della località. É ancora oggi possibile osservare la spaventosa ferita della montagna e gli avanzi rovinosi delle poche casupole scampate alla sorte, ormai coperte dal tempo e dalla natura. Una di queste recentemente ristrutturata porta il nome Gablin (Gabellino, luogo di gabella) ed é ubicata sulla strada mulattiera per Paneschio, confine tra il feudo di Bagnone e Treschietto. Si formerà in seguito la località Agnano che diverrà poi Monco di Agnano, perchè mutilato dalla frana, ma che nel tempo si trasformerà in Moncognano, poi Mocognano per arrivare all’odierna Mochignano. A confine con il feudo di Treschietto, Mochignano era un caposaldo fra i due versanti dove si riscuotevano i dazi e le gabelle. Attualmente la parrocchia è formata dalle sottofrazioni e arriva oggi a conglobare una parte di Bagnone capoluogo, quella parte sviluppatasi sul Lungo Bagnone e a Santa Caterina, tra i torrenti Bagnone e Mangiola. La chiesa che è ubicata a Mochignano di sotto, è il risultato di vari e successivi rifacimenti e ristrutturazioni, eseguiti su una vecchia costruzione sorta certamente prima del ‘200 come piccola cappella intitolata a San Bernardo. In parrocchia, nel libro dei riti da osservare, sono ancora iscritti tali obblighi per la festa del Santo. Anche Mochignano si costituirà in parrocchia sotto la protezione di Santa Maria Assunta, con dignità di Rettoria intorno al ‘500. I primi certificati di battesimo registrati in parrocchia risalgono al 1516. La chiesa è decorata con dipinti di Domenico Bartoli di Trieste. Di particolare effetto ed artisticamente valido il Tabernacolo in legno oro zecchino fine secolo XIX, sovrastato da una grande Croce in legno di nuova ma classica ed artistica fattura artigiana. Una terra di collina, cosparsa di vigneti, un tempo di ottima produzione d’uva da vino che era rinomato e ritenuto di profumata delicatezza, tra i migliori della zona e della Lunigiana.
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NEZZANA É un borgo isolato, il più a valle di Bagnone, a 345 metri sul livello del mare, sorto sull’antica via parmense, sul confine col feudo di Malgrate, è considerato periferia di Bagnone, del quale ne fa parte anche come parrocchia. Un agglomerato rurale, in una zona rivolta a mezzogiorno, terre molto produttive di vigne e olivi, oggi si é sviluppato in edilizia residenziale per la sua calda posizione geografica. Un oratorio dedicato a San Giovanni Battista in ottime condizioni di manutenzione, si apre a festeggiare il Santo tutti gli anni il 24 giugno. Anche questo borgo doveva essere un posto avanzato e di riscossione di dazi e gabelle, essendo a confine col feudo di Malgrate. Una curiosità: l’oratorio é dotato di una campana, che a dire di Frà Ginepro nel suo volumetto "Lunigiana" edizioni Badalamenti Bergamo, a pagina 15 parlando di Gragnana dice: "Gragnana ha una sola campana che suona, triste e solitaria, soltanto il dieci Agosto di ogni anno, in occasione della festa del titolare di San Lorenzo Martire. Delle altre due campane, una é nell’oratorio di san Giovanni Battista di Nezzana e l’altra a Orturano, oratorio di San Giuseppe".
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Antichi limiti di Pastina
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PASTINA Antico borgo sulla cima della collina retrostante Bagnone, altezza di 476 metri sul livello del mare, dalla cui sommità si domina tutta la valle del Magra, da Villafranca a Filattiera e tutta la valle sud del torrente Bagnone. La collina scoscende sul lato nord e ovest al Torrente Mangiola e si inerpica ad est sino al monte Barca ed a quello di S. Antonio a circa mille metri di altezza. In zona boscosa, prevalentemente di castagni, è detta la selva di Pastina dall’antico saltus. Nella "Pastina di Bagnone" di Carlo Dr. Brunelli, che recentemente ha ricercato negli archivi parrocchiali, scrive: Sul registro delle decime, tra le Cappelle alle dipendenze della Pieve di Bagnone (Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano), già nel 1236, troviamo quella di Pastina, che allora non era ancora parrocchia autonoma, mentre la vicina Pieve era una delle più importanti della Lunigiana e della Diocesi di Luni/Sarzana. Quando si è formato il feudo Malaspiniano di Bagnone, dopo il 1351, data di spartizione del feudo di Filattiera, la borgata di Pastina è stata fortificata nella parte attorno all’attuale torre campanaria, punto dal quale si poteva dominare tutta la valle sottostante; ruderi di antiche fortificazioni sono tuttora visibili. Pastina era conglobata nella parrocchia della Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano. Fino al 1500 circa le funzioni religiose venivano celebrate presso la cappella tuttora mantenuta in vita dalla famiglia Ruggeri, da molti anni trasferitasi in Bagnone, la quale ogni anno fa celebrare a proprie spese la festa votiva detta "La Madonna d’Saribonzi". Presso la cappella esisteva un quadro antico o comunque databile 1400/1500, raffigurante la Madonna, ma recentemente rubato da ignoti predatori di opere d’arte ed oggetti Sacri. La parrocchia autonoma verrà istituita nella seconda metà del 1500, e sarà dedicata a San Tommaso Apostolo. La sua storia è legata a quella di Bagnone. A Pastina furono esuli fiorentini, i Bicchierai, che dovettero trovare rifugio in un casolare nelle vicinanze di Pastina, che da allora prese il nome di "Bicchieraia" dal cognome della famiglia che appena si furono calmate le acque scese e si fermò a Bagnone, dando inizio alla famiglia Bicchierai che tanta parte ebbe nella vita pubblica del sorgivo Comune di Bagnone. Discendenti ricordiamo Antonio Bicchierai, deputato al parlamento Toscano; Tommaso Bicchierai, noto direttore d’orchestra a Milano ed il figlio Mons. Giuseppe Bicchierai dell’Arcivescovato Milanese. A Pastina, da una famiglia originaria di Pavia, nacque nel 1723 il celebre giureconsulto e scrittore Tommaso Chiodini, che trasferitosi giovane a Modena, divenne consigliere e ministro di stato del Duca. Deceduto nel 1798, venne sepolto a Modena. Pastina vantava ben tre cappelle delle quali oggi ne rimane solo una. CAPPELLA DI S. BERNARDINO É descritta dal Da Faie, come un manufatto eretto in meno di un anno, dedicato a S. Bernerdino, è stato innaugurato con grande partecipazione di popolo nel 1457. Di questa Cappella ci resta una maestà descritta nel volume "Preghiere di Pietra" di Caterina Rapetti. Secondo le ricerche del Dr. Carlo Brunelli, sembra che il frate promotore della costruzione della Cappella, fondò in paese anche un convento, che però non resistette a lungo a causa forse delle precarie condizioni economiche della zona, non in grado di offrire garanzia di sostentamento dei frati. CAPPELLA DI SANTA CATERINA La Cappella, secondo le ricerche del Dr. Carlo Brunelli, venne fatta costruire sulla fine del 1500 su iniziativa e quindi sotto giuspatronato del casato dei Chiodini, e consacrata a Santa Caterina da Siena. Nel corso del 1800, dopo che il casato scomparve da Pastina, il manufatto diroccò per mancanza di manutenzione. Questo luogo è citato più volte nel registro dei matrimoni, riguardante i membri della famiglia Chiodini, ove quasi tutti vi si sposarono. CAPPELLA DI SERABONZI É conosciuta anche come Cappella della Madonna di Loreto, nel cui interno si custodiva un dipinto ad olio del 1600 che la raffigurava. Opera di un buon valore commerciale, subito dopo aver subito un recente restauro conservativo è stata trafugata da ignoti. Il dipinto e la costruzione sono di proprietà della famiglia Ruggeri, originaria di Pastina ove erano anche possedenti di una vasta proprietà terriera. Il manufatto, di modeste dimensioni, è in ottimo stato di conservazione perchè è sempre stato gestito e mantenuto dalla famiglia Ruggeri, ramo detto "dei parisoni", vecchi commercianti in Bagnone, dalla fine del XVII secolo. Nella Cappella di Serabonzi, ogni anno per tradizione, si celebra una festa religiosa il 21 novembre. Dal dopoguerra gli abitanti di Pastina festeggiano questa data, per ringraziare la Madonna, divenuta la protettrice dei capi-famiglia sparsi in Alta Italia ad esercitare la professione dell’ambulante, in dialetto del "Barsan". Il termine "Serabonzi" non è stato mai chiarito e non si conoscono le origini.
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Il Castello da un’antica stampa
La Torre di Levante
Interno del Castello: camino del Capitano
Un dettaglio della ristrutturazione
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CASTIGLIONE DEL TERZIERE Sorge il paese attorno all’antico maniero, su una collina alla falde del monte Barca, nell’Appennino Tosco-Emiliano, a circa 335 metri sul livello del Mare. Dalla sommità della torre del Castello si domina la valle del Magra con la via Francigena verso il piacentino. Zona con una coltivazione varia, predominano i vigneti e gli oliveti. IL CASTELLO DEL TERZIERE L’importanza storica del Castello è notevole, sia per l’antichità delle origini, sia per le funzioni esercitate nel corso dei secoli. Le origini risalgono al periodo che va dal tardo antico all’alto medioevo, e sono testimoniate da elementi murari e tipologici riferibili al VI – VII secolo. Anticamente Castiglione era detto "dei Corbellari" dal nome di una consorteria minore alla quale gli Estensi avevano sub-infeudato il territorio. L’attributo "del Terziere" deriva a Castiglione nel 1275 per essere compreso nella "terza parte" dei domini toccati in eredità feudale al Marchese Alberto Malaspina di Filattiera, ramo dello spino fiorito. La sua storia è corsa monotona nei secoli bui per accendersi ed illuminare tutta la valle come sede del Capitanato di giustizia fiorentino dal 1451 in poi. Per oltre trecento anni, lo Jus fiorentino é stato amministrato, in Lunigiana, nel castello di Castiglione del Terziere e di Fivizzano. Attraverso i due capitanati di giustizia, accanto al diritto, l’Umanesimo fiorentino è filtrato e si è diffuso in tutta la regione. Strettamente collegati al Castello sono i nomi di alcuni grandi condottieri: Castruccio Castracani, vicario dell’impero (1320). Condottiero e capo ghibellino, della nobile famiglia degli Antelminelli di Lucca, 1281-1328. Lottò a lungo contro Spinetta Malaspina il Grande (1282-1352), del ramo di Verrucola e Fivizzano, governatore di Verona e restauratore delle fortune della famiglia. Franceschino Malaspina, detto il soldato, del feudo di Mulazzo, ospitò Dante Alighieri che trattò per lui la pace col Vescovo di Luni. Sembra sia stato proprietario del castello di Corvarola. Niccolò Piccinino, capitano di ventura (1380-1444) al servizio dei fiorentini. Francesco Sforza, condottiero e mecenate (1495-1535), quasi sempre in guerra, al servizio del fratello Alessandro I. Anticamente Castiglione era detto dei Corbellari dal nome di una consorteria minore alla quale gli Estensi avevano sub-infeudato il territorio, poi del Terziere. La decadenza del castello inizia nella seconda metà del XVIII secolo. Ridotto a casa colonica, nel 1969 un privato acquista i ruderi ed interviene con poderosi lavori di consolidamento, ristrutturazione e restauro. Oggi, Loris Jacopo Bononi, ha ridato all’antico palatio di residentia la funzione civile e moderna di contenitore documentario, aperto per la secolare cultura di Lunigiana. Nel castello hanno sede il Centro di Studi umanistici Niccolò V e la Libera Cattedra di Filologia e Polifonia Vocale, che intendono inserire la Lunigiana nel panorama culturale europeo. L’archivio e la biblioteca rivestono una notevole importanza, in particolare per la storia di Lunigiana e per la letteratura italiana. Restituito al patrimonio storico e artistico, il castello di Castiglione del Terziere è oggi uno dei monumenti più insigni dell’Umanesimo italiano. (da il Castello di Castiglione del Terziere, testi di Stefano Milano; Silvania Editoriale).
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LA PIEVE Già verso il mille, La Pieve, figurava tra le più importanti Pievi lunigianesi, unitamente a quelle di Urceola di Saliceto, di Vico di Castevoli, di Venelia di Monti, avendo giurisdizione su un vasto territorio che arrivava fino alla parrocchia di Taponecco-Apella nell’alta valle del Taverone. Il titolare pro-tempore di un così vasto piviere aveva il titolo eclesiastico di Arciprete, rimasto fino ai giorni nostri, da sempre superiore anche alla più recente parrocchia prepositurale di Bagnone. Sorge il paese sulle pendici del monte Barca, più alto rispetto a Castiglione e Corvarola, a 483 metri sul livello del mare. Fanno parte della stessa parrocchia dedicata ai Santi Ippolito e Cassiano, le borgate di Groppo, altezza 430 metri s.l.m., Vespeno, 378 metri s.l.m., Darbia, 425 metri s.l.m. Il più antico documento che tratta di questa pievania risale alla bolla di papa Eugenio III del 11-11-1148, elenca diverse chiese tra le quali cita la plebes de bagnono, intesa come popolo della Pieve di Bagnone. La Pieve è ricordata più volte: nel 1276 per la raccolta delle offerte per la Crociata contro i Turchi; nelle decime degli anni 1297, 1298, 1303 dal Papa Bonifaccio VIII, raccolta di soldi viginti pisanorum nelle parrocchie dipendenti: Virgoletta, Collesino, Jera, Mochignano, Taponecco Apella; nel 1470 a Sarzana, al sinodo diocesano, venne approvato un sussidio caritativo. In tale circostanza la Pieve aveva giurisdizione su Compione, Pastina, Corvarola, Castiglione, Fornoli, Bagnone e Villafranca (San Giovanni). Un fatto curioso, dal censimento del 1845, dall’Arciprete della Pieve venne comunicato: popolazione maschi e femmine n. 560 persone; famiglie n. 84; sacerdoti n. 4; chierici n. 3. Come si nota oltre all’Arciprete vi erano in paese altri sacerdoti non in cura di anime, appartenenti a facoltose famiglie, orgogliose di poter avere "al prêt an cà", e similmente si poteva riscontrare che a Collesino figuravano ben 5 sacerdoti.
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