Originali di alcune statue stele, conservate nel museo di Pontremoli, ospitato all’interno del Castello del Piagnaro.
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LE ORIGINI Il territorio del Comune di Bagnone e quello adiacente del Comune di Villafranca L. sono compresi tra il crinale dell’Appennino Settentrionale, ed il letto del fiume Magra. Una decina di chilometri di lunghezza e un dislivello medio tra i 1800 metri ed i 150 metri sulle sponde del fiume. Una grande valle alluvionale che partendo dalla dorsale apenninica, piuttosto scoscesa e rocciosa agli inizi, arriva con tenue pendenza a scaricare a valle nel lento e magro fiume le acque del torrente Bagnone e dei suoi numerosi affluenti. Le crode del nostro versante sono rupi nude e scoscese sino ai 1000 metri, posti da capre. Poi la pendenza raddolcisce e si hanno i contrafforti e le spianate, con i cedui, i castagni, luoghi di pastorizia. Dai 500 metri in poi, nella valle dove la terra più fertile, si era impiantata una magra e faticosa agricoltura intensiva a carattere famigliare. Le crode d’arenaria si stagliano nell’azzurro, mentre mano a mano verso valle, l’erosione, i ghiacci e le acque hanno accumulato, nei millenni passati, trovanti e detriti di rocce. Il territorio del Comune di Bagnone, soprattutto nelle zone di fondovalle, fu abitato sin dalla preistoria, periodo neolitico, antica età della pietra. L’uomo faceva vita nomade di cacciatore e pescatore, si riparava in grotte naturali e si copriva con pelli di animali. Ignorò l’arte fittile, raggiunse invece una sorprendente abilità nella scultura e nelle incisioni rupestri, che ritraggono con vero senso di arte figure umane e di animali. L’idea di costruire nella pietra rispecchia il concetto stesso di eternità; per i popoli primitivi la pietra è ciò che meglio di ogni altro materiale può servire ad immortalare. Con questo concetto gli antichi abitanti del nostro territorio hanno eretto monumenti di pietra noti come menhirs e statue stele.
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IN ANTICO I ritrovamenti di statue stele, conservate nel museo di Pontremoli, stanno a dimostrare che la presenza umana nel bagnonese è visibile già all’età del bronzo. L’uso della stele funeraria risale ai greci del periodo miceno. In Italia essa era già conosciuta durante la civiltà enea e palafitticola. Nei vari momenti e luoghi la stele assunse forme diverse e decorazioni più o meno ricche. La stele, sta a dimostrare che in Lunigiana esisteva una vita organizzata, già da diversi secoli prima di Cristo. Non completo il quadro originario, se non dico che una statua stele conservata a Pontremoli, viene da un ritrovamento recente, nel 1969, fatto casualmente in un vigneto adiacente al cimitero di Treschietto, frazione di Bagnone, durante i lavori d’ingrandimento. Statua stele femminile, acefala, dotata di seni capezzolati e braccia distese sul corpo. É un blocco di pietra arenaria dalle dimensioni di 135x39x17 centimetri, dal peso complesivo di circa due quintali. Per dare una data alla stele e localizzarla nel tempo, gli esperti la fanno risalire alla prima parte dell’età del bronzo. Quando noi sappiamo che l’età del bronzo, nel Mediterraneo termina intorno al 1000 a.C., possiamo trarne delle conclusioni. Da notare ancora l’ubicazione del rinvenimento che si pone in una zona sensibilmente elevata, lontano dal fondo valle e dai corsi d’acqua, forse nei pressi di uno scomparso insediamento di difesa, legato alla pratiche agricole e dell’allevamento, ed è indicata dallo scopritore Prof. Germano Cavalli, come rimossa dalla sua posizione originaria.
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I PRIMI ABITATORI Possiamo tentare di menzionare, senza voler offendere nessuno, e chiamare Liguri i popoli che hanno abitato anche la Lunigiana. Ed ecco come è descritta questa popolazione, che dovrebbe risultare chiara e indiscutibile per tutti, una volta per sempre, per evitare confusioni e malintesi. I Liguri sono un’antica popolazione europea che in età preistorica pare fosse diffusa dalla Sicilia alle coste del mare del Nord, e che in epoca storica più recente, troviamo stanziata sul litorale tirrenico da Luni a Marsiglia e, in parte, nelle valli interne del Rodano e del Po, dove rimase fino all’invasione dei Celti (V-VI sec. a.C.). Molte erano le tribù in cui i Liguri si suddividevano: Intimili, Ingauni, Genuates, Apuani, Vagienni, Taurini, Salassi, ecc. L’origine dei Liguri è molto discussa, ma la loro lingua rivela somiglianze con quella degli Iberi e infiltrazioni notevoli di elementi gallici. Fin dall’antichità i Liguri furono montanari laboriosi e marinai audaci, saccheggiatori, valorosi in guerra; indotti a cercare per tempo le vie della loro espansione sul mare. Commerciarono coi Fenici, coi Cartaginesi, costruirono i sicuri porti di Nizza, Monaco e Genova. Non perdettero le caratteristiche di tenacia e di amore alla libertà, che li distinguevano fra le popolazioni italiche, nemmeno quando Roma, dopo dura lotta, li soggiogò (II sec. a.C.). I Liguri furono poi fedeli ai vincitori e, con Caio Mario combatterono i Cimbri (102 a.C. a Aix en Provence) e i Teutoni (101 a.C. presso Vercelli) meritandosi la cittadinanza romana; poterono così attendere ai loro commerci, fiorenti ancora nella tarda età imperiale. (Estratto da D.E.M. edizioni Labor). La popolazione che viveva nel territorio di Bagnone è senza dubbio di derivazione ligure. I Liguri una popolazione forte, dedita all’agricoltura, alla pesca e al mare, è stata soggiogata dai romani solo dopo una lunga lotta, nel II secolo a.C. La città di Luni fu fondata nella vasta pianura che costeggia la foce del fiume Magra nell’anno 177 a.C., come colonia romana a seguito della sconfitta dei Liguri Apuani. Essendo il nostro un popolo montanaro, immagino che le tribù che hanno popolato l’Alta Lunigiana siano di derivazione Ligure, poi, che i nostri antenati siano Liguri Vagienni o Liguri Taurini, o Liguri Apuani ecc. non ha nessunissima importanza; importante invece è che siamo Liguri derivanti dagli Ambroliguri e/o Neoliguri, età del ferro VII – V secolo a.C. vedi Diodoro Siculo, 80 – 20 a.C, dalla sua "Biblioteca storica", e che usassero le montagne come naturale riparo difensivo. Spesso ricorriamo alla toponomastica o alla ricostruzione visiva degli insediamenti dei primitivi. Sono noti i Castellari, ubicati quasi sempre sulle sommità dei monti o in zone inaccessibili, luoghi di rifugio e di difesa del bestiame e degli abitanti. Vi si rifugiavano, tra labirinti di muri a secco, quando si sentivano in pericolo o perché braccati da eserciti predatori. Nel bagnonese sono noti siti di rifugio come il Castellaro di S. Antonio, monte a nord di Pastina e della Pieve a circa 900 metri s.l.m., a cavallo tra la vallata bagnonese e quella del Taverone; i Tornini intorno ai 1100 metri s.l.m. sopra Jera e Compione; Le Pianacce e in Garbia, alle sorgenti del Bagnone e molte altre. Questi luoghi fortificati, forse più nascondigli che fortezze, costruiti in cima ai monti, permettevano alle popolazioni di sfuggire alla sicura morte, che avrebbero probabilmente subito, se fossero rimasti non protetti e sparpagliati a valle. Tito Livio li descrive come fieri e bellicosi, dediti alla pastorizia ed alla caccia. Vivevano in capanne in muratura a secco e ricoperte di frasche impastate con argilla e letame. Nell’ultimo secolo a.C. pacificati coi romani, fondarono delle colonie anche nel nostro territorio, come è confermato dai toponimi, di Lusana, Cassolana, Gabbiana, Vico, Corlaga, etc. Gli Apuani sono localizzati più in basso, nel Sarzanese e nella Garfagnana. Popolazione che difese strenuamente la propria indipendenza contro Roma. Gli Apuani furono vinti e in parte deportati nel Sannio, ma mel 155 a.C. Roma dovette combatterli ancora. Gli abitanti del comprensorio, o territorio della Val di Magra, sono da far risalire all’epoca pre romana, od anche precedente. Non si hanno molte notizie riguardanti l’alta Lunigiana agli albori della storia romana, salvo l’esistenza di Luni, la sua importanza, il ratto dei liguri apuani, e si giunge alla fine dell’impero romano di Occidente, la lunga dominazione ostrogota, la riconquista dell’Impero romano d’Oriente, noto come Impero Bizzantino. Non conosciamo fonti storiche che ci permettono di formulare una teoria valida dell’epoca romana e neppure del primo Medioevo. Tantissimi sono i nomi che ci fanno pensare ad insediamenti di legioni romane ai tempi del Console Leorgio, per altri Levigio (nomi pervenutici attraverso nomenclature e detti locali, non rintracciabili storicamente). Nella valle del torrente Bagnone, troviamo una ricca toponomastica di derivazione latina. Alcuni nomi come Corlaga (cor in laga, cuore del lago); Campo di Leugio (insediamento del console Leorgio); Campo di Marzo da Campo di Marte, luogo di battaglia, oppure da Campo di Marcius, da Ancus Marzius; Vico (dal latino vicus, villaggio, borgo, quartiere, rione); Stazzone ( da statio, stationis: stazione, posto di guardia); Pianel dei morti; ecc. ecc. Sono queste solo constatazioni e supposizioni?…. Ed anche nella valle del torrente Civiglia si trovano nomi interessanti come: Gabbiana, Lusana, Cassolana, Vespeno… ecc. Sono questi sicuramente dei " toponimi prediali " di derivazione latina, per l’uso romano di distinguere i fondi col nome del proprietario o di un luogo, aggiungendo a questo il suffisso "anus". Esempi: Gabbiana – dal nome della città laziale di Gabio + anus = Gabianus ed oggi per corruzione: Gabbiana; od anche dal predio appartenente a un romano di nome Gabius. Lusana – dal nume lusio, lusionis (gioco, divertimento) + anus = lusianus ed oggi per corruzione: Lusiana, Lusana. Cassolana – dal nome romano Cassius + anus = Cassianus ed oggi per corruzione: Cassiolanus, Cassiolana, Cassolana. Vespeno – da vesper, vesperis; Vespero di Venere), sera + anus = Vespanus ed oggi per corruzione: Vespeno. Croce – in dialetto Kròsa, da croce. Punto d’incrocio, ove si intersecano le strade.
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IL MEDIOEVO IN LUNIGIANA La data di riferimento è il 476, la caduta dell’impero Romano d’occidente. Avvenuta per una serie di concause quali l’impossibilità di mantenere le milizie per l’apparato di controllo del territorio, lo sviluppo del Cristianesimo che mette in crisi la cultura e la filosofia sulla quale si basava la società Romana e contemporaneamente l’arrivo massiccio delle popolazioni germaniche. Fenomeni storici che hanno una forte influenza ed una importante conseguenza in Lunigiana. Con la crisi economica che ne è derivato, si ha un ritorno allo sfruttamento delle poche risorse della montagna. Si formano quindi i villaggi montani, quasi tutti poverissimi, villaggi di capanne. Riappare Luni nel 552, quando il generale bizantino Narsete la occupò e divenne un importante centro bizzantino. É in questo periodo che sorge Sorano di Filattiera, centro amministrativo e militare di importante rilevanza per la viabilità in val di Magra. L’egemonia bizzantina subì uno scossone, dall’invasione Longobarda del 568, che invase anche la Toscana, stabilendo a Lucca la capitale del Ducato. L’impero bizzantino resiste in Liguria contro i Longobardi fino al 643 con fortificazioni di Zeri e Zignago. Il territorio, con lo sviluppo del Cristianesimo, vede sorgere le Pievi nei luoghi dove esistevano i Pagi romani. Ma Luni, la Lunigiana e la zona marittima, restarono nelle mani dei bizzantini sino al 643, quando il re longobardo Rotari espanse il suo dominio partendo da Lucca. I bizzantini non abbandonarono la Lunigiana, anzi la fortificarono, il crinale dell’Appennino divenne nei secoli VI -VII una frontiera militare. Il sistema fortificato di Filattiera, con i suoi castelli, è in val di Magra, un caposaldo fortificato bizzantino sulla via Francigena e sulle vie trasversali di collegamento, esempio la Genova-Modena, via Castello di Jera, chiamata la via del sale. Località situata a monte del feudo di Treschietto, piuttosto nel territorio del feudo di Bagnone, sotto le pendici di una vetta dell’Appennino, il monte Sillara m. 1861. Dopo la conquista longobarda del territorio lunense, si nota un periodo espansionistico da parte dei nobili, delle chiese e del vescovo di Lucca, con l’acquisto di numerosi beni e proprietà anche in Lunigiana. Sotto i Franchi, Luni e la Lunigiana restarono nell’orbita lucchese. Il Ducato longobardo fu sostituito da un Marchesato carolingio, ma non ci furono grandi cambiamenti di tipo politico. Luni entrerà in una fase di crisi profonda. I saccheggi saraceni e quelli normanni contribuirono in modo decisivo a debilitare la città, anche perché gli interessi dei gruppi dirigenti si erano spostati su quelli territoriali rurali.
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ATTRAVERSO I SECOLI A partire dall’età carolingia abbiamo notizie della presenza in Lunigiana di centri aziendali di grandi proprietà nobiliari o ecclesiastiche note con il termine di corte dominicata, (corte sta per area, spazio e dominicata per il proprietario, per il signore). Tra i gruppi nobiliari, risultano gli Obertenghi [V.] e i loro diversi rami. Con molte principali proprietà, note solo dopo il mille, esse sono fondate su corti presumibilmente formate nei secoli IX-X. Dati sicuri, fonti storiche che ci informino sull’origine di Bagnone, non ne conosciamo ancora. La prima volta che troviamo nominato Bagnone é precisamente il 19 maggio 963 quando l’Imperatore di Germania Ottone I, rinnovò la protezione ai Vescovi-Conti di Luni, enumerando le corti, le pievi ed i castelli per il quale la protezione valeva. Inoltre abbiamo notizie dirette ed indirette di alcune Pievi elencate in diversi privilegi papali che ci fanno risalire alla fine del X secolo. Nel 981 é notizia della Pieve o Chiesa di San Cassiano di Bagnone in un accenno al "mercatum in plebe sancti cessioni" contenuto nel diploma dell’Imperatore Ottone II per il Vescovo di Luni Gottifredo. Dati di fatto, invece, come l’ubicazione a difesa della valle, ci fanno pensare che Bagnone, sorto come roccaforte, ha dato origine al suo Castello con la torre di avvistamento e di comunicazione con altri, Mulazzo, Malgrate, Castiglione, Treschietto, in un periodo intorno al 900 d.C.. Il Castello di Bagnone, unitamente agli altri, era sicuramente importante per la difesa del territorio, di non facile accesso dalla valle, perché il profondo torrente non permetteva l’entrata se non attraverso alcuni ponticelli in pietra ad unico arco tutto sesto, che collegavano le due sponde, passaggi obbligati, opere di facile controllo e di difesa. L’origine di Bagnone, come agglomerato urbano, é una conseguenza dell’espansione e quindi della necessità di dare un tetto alla popolazione che andava mano a mano crescendo, al riparo della torre e all’ombra del Castello. É tacito che, dalle origini al 1200, per Bagnone si intendeva la roccaforte e l’agglomerato di case sorte attorno al castello, tutto edificato sulla sinistra del torrente Bagnone, dal quale la località prese il nome; delimitata dal torrente Mangiola e dal Canale Pendeggia, oggi chiamata: il Castello di Bagnone. Gli unici dati storici pervenutici, ricavati da scritti dopo il 1100 sono i seguenti: Monachus de Bagnone. In una sentenza pronunciata il 18 Novembre dell’anno 1124, dai consoli di Lucca, nella chiesa di Sant’Alessandro di quella città, circa la vertenza sorta per il possesso del monte Caprione tra Andrea, Vescovo di Luni ed i Marchesi Malaspina. Tra le varie persone e fedeli che, in tale occasione, accompagnarono il Vescovo Andrea a Lucca, è menzionato nel documento, un "Monachus de Bagnone". (Probabilmente inteso come il Monaco del Castello di Bagnone, n.d.a.). Plebem de Bagnone. In una bolla del Papa Eugenio III, con la quale prende sotto la sua protezione la Chiesa di Luni, aderendo così alla supplica umiliatagli dal Vescovo Gotifredo, datata 11 novembre 1149, è noverata tra le altre la "Plebem de Bagnone". (Plebem = popolo, volgo, n.d.a.). Dominii… de Bagnone. Il lodo reso nel monastero di Aulla il 12 Maggio 1202 col quale gli arbitri eletti dal Vescovo Lunense Gualtiero e dai Marchesi Malaspina composero il dissidio nato fra loro per l’acquisto da questi ultimi fatto dei possedimenti lunigianesi dei Marchesi d’Este, rammenta con gli altri anche i " Dominii…. De Bagnone ". (Dominium, dominii = dominio, possesso, signoria, proprietà, n.d.a.). Queste sono le notizie più antiche di Bagnone. Ebbe probabilmente tale nome il Castello eretto sull’alto colle, che sorge sulla sinistra del torrente omonimo, Castello sul torrente Bagnone, quindi Castello di Bagnone. Sulla sponda opposta, formata da una aspra scogliera di roccia arenaria, intorno ad una piccola cappella, nella quale si venerava una miracolosa immagine di Nostra Donna, andò in seguito sviluppandosi da acquistarne il carattere di borgo, una non meglio definita località: Gutula. Infatti in un istrumento del 1300 si legge : Datum… in Burgo Gutulae Bagnoni. Nel secolo XIII, tutto il territorio era sottoposto alla Signoria dei Marchesi Malaspina [V.], per cui tutta la storia di Bagnone si confonde con quella della famiglia dei Malaspina, feudatari della maggior parte della Lunigiana.
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GUTULA BAGNONE PRIMA DELL’URBANIZZAZIONE Divagazioni a cura di RUGgGIO. Immaginiamo di essere oggi a Bagnone, in località San Rocco, all’entrata del paese. Per immaginare meglio ciò che sto per spiegare, mi localizzo nell’entrata del palazzo Bazzali, mi appoggio al parapetto e rivolto a nord, guardo Piazza Roma e il sovrastante Castello. Chiudo gli occhi ed immagino di tornare indietro di ottocento anni. Siamo negli anni intorno al 1200. Cerco di immaginare cosa si vedeva allora. Tutti i manufatti bassi non esistevano, quindi si presenta, alla mia immaginazione, una scarpata rocciosa, ricoperta di vegetazione che, dal muro di sostegno del parco della villa Quartieri, scende ripidamente sino al letto del torrente. Altrettanto si deve dire del Castello e di tutte le case che lo circondano, ché io immagino non ancora tutte edificate, come pure il campanile che sarà costruito più tardi, nel 1462.Quindi, all’altezza della odierna casa Rapalli Sergio, proprio sopra il bodrigon, se si tolgono tutti i manufatti, rimane una parete scoscesa. Inoltre lì, ci doveva passare anche la strada mulattiera per Parma, che provenendo da Nezzana, permetteva di accedere, in direzione nord, alla valle sulla sponda destra del torrente Bagnone, verso l’Appennino. Un passaggio angusto, pericoloso ma obbligatorio per chi doveva dirigersi verso l’interno, nella valle nord del torrente Bagnone. A mio avviso, se togliamo tutti i manufatti, non ci deve essere neppure il ponticello che porta alla Pialastra, infatti suppongo sia stato costruito dopo il 1200. Prima di allora, una strada in quella posizione non era necessaria ed impensabile. L’accesso naturale alla valle dell’alto Bagnone, sul lato sinistro del torrente, avveniva passando dalla Pandegia, anche senza il ponte, attraversando a piedi il canaletto. Tutti i viandanti che venivano dalla via fiorentina o da Castiglione, via cà d’Timorat, dovevano obbligatoriamente passare per la Pialastra, mentre quelli che arrivavano dalla via parmense, lato destro del torrente. dovevano assolutamente passare nella strettoia che ho immaginato. L’erosione delle rocce arenarie, dovute al lento lavoro dell’impetuoso torrente, hanno dato il nome al luogo. Questa non meglio definita località è stata chiamata Gutula. Nome che ritroviamo in un istrumento del 1300, ove si legge:"Datum…in Borgo Gutulae Bagnoni". – Gutula, per similitudine, può derivare dal latino Gutta, dove ha anche valore la locuzione latina: Gutta cavat lapidem = la goccia scava la pietra. Allora posso anche avanzare l’ipotesi: Località Gutula, dove il torrente è incassato nella roccia arenaria. Come può anche valere l’ipotesi che derivi da guttur, gutturis, tradotto in: gola, stretta, forra. Il cronista e speziale bagnonese Gio. Antonio da Faie, (1409-1470) nella sua cronaca, asserisce che l’attuale Borgo di Bagnone, posto in basso in un luogo di più facile accesso, sorse in Gottola ed era denominato anche Votola e Pozzo. Bagnone, dialetto Bagnòn, é connesso a BA(L)NEUM più il suffisso -ONE, non nel significato di "bagno" ma di "bagnato" cioé "ricco di acque". A questo punto si spiega perchè il Castello è stato costruito in cima a quel cucuzzolo roccioso su cui oggi lo ammiriamo. Cucuzzolo inaccessibile da valle, posizione dominante su tutte le vie d’accesso, sicuro baluardo di difesa dopo Villafranca e Filetto al centro, Virgoletta e Malgrate sui lati. Da levante protetto dai Castelli di Corvarola e Castiglione del Terziere, al nord dal Castello di Treschietto e di Jera ed a ponente dalla Rocca Sigillina. Col tempo, il borgo di Gutula, si svilupperà attorno ad una chiesetta, nella quale si adorava l’immagine sacra di Nostra Donna detta poi Madonna del Pianto e il luogo cambierà in seguito il nome in Borgo di Bagnone, attingendolo dall’omonimo torrente Bagnoni. Ancor oggi, dopo un millenio, il centro cittadino fiancheggiato dai portici ad archi sghimbesci, è ancor detto: il borgo, e la località dove sorgeva la chiesetta con l’immagine della Madonna del Pianto, è il rione che oggi é chiamato "Santa Maria". Già all’epoca a cui si fanno risalire le sopraccitate fonti storiche, Il Castello di Bagnone era possedimento dei Marchesi Malaspina, i quali lo gestirono da lontano, dandolo talvolta anche in subfeudo a non meglio descritti nobili. Da questo si può ben capire che il Castello di Bagnone nei primi secoli dopo il mille non ebbe una grande importanza strategica e politica di cui ebbero invece altri Castelli come quello di Castiglione del Terziere e di Treschietto.
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I MALASPINA Antica famiglia marchionale italiana, sorta all’inizio del secolo XI con Oberto Obizzo, che ebbe vasti feudi in Toscana, Liguria, Emilia e Sardegna. Qui sotto lo stemma, scolpito su pietra arenaria, raffigura lo spino secco e il leone sormontati dall’aquila bicipite, segno dell’origine imperiale del feudo. Le lunghe lotte con i comuni vicini, specialmente con Genova e Piacenza, e la divisione, operatasi nel 1221, fra le due linee principali, dette dello Spino secco e dello Spino fiorito e successivamente tra i vari rami di esse, (di Mulazzo, di Val di Trebbia, di Giovagallo, di Verrucola e Fivizzano, ecc.), indebolirono i Malaspina e ne restrinsero i domini, che finirono per essere limitati essenzialmente alla Lunigiana. Principale tra questi feudi, alcuni dei quali durarono fino alla rivoluzione francese, fu il marchesato di Fosdinovo, poi principato di Massa, che Ricciarda Malaspina, sposando Lorenzo Cybo, portò all’inizio del secolo XVI, alla casa Cybo, per cui i suoi discendenti furono detti Cybo-Malaspina. Tra i Malaspina, ricordiamo qui solo alcuni tra i più degni di nota. Obizzo il Grande, fu capitano dei Milanesi contro Federico Barbarossa; passò poi all’imperatore e quindi di nuovo e definitivamente ai Comuni; capeggiò (1172-1174) una rivolta di feudatari nella Riviera di Levante contro Genova. Corrado l’Antico, divise nell’anno 1221 con il cugino Obizzino il territorio dei Malaspina in due parti, al di qua e al di là del fiume Magra, prendendo per sé quello alla destra del fiume, verso Genova. Conservò lo stemma della famiglia Malaspina, Spino secco in campo nero, ed elesse a Mulazzo la sua residenza. Accanito ghibellino, partigiano di Federico II, di cui aveva sposato la figlia Costanza, sostenne molte guerre, per lo più con esito favorevole, e morì poco dopo il 1250. Franceschino del ramo di Mulazzo, ospitò Dante Alighieri, il quale, nel 1306, stipulò per i Malaspina una pace col Vescovo di Luni. Obizzino, (poi Opizzino), suddivise il territorio con il cugino Corrado l’Antico. A lui toccò il lato sinistro del Fiume Magra, modificò lo stemma avito adottando lo Spino Fiorito in campo d’oro, e stabilì in Filattiera il capoluogo del nuovo feudo derivato dalla divisione. Spinetta il Grande (1282-1352), del ramo di Verrucola e Fivizzano, fu Governatore di Verona e lottò a lungo contro Castruccio Castracane; fu il restauratore delle fortune della famiglia, perché dopo la morte di Castruccio estese i propri territori, s’impadronì della stessa Sarzana (1334-1343), sede del Vescovo di Luni, e diede origine al marchesato di Fosdinovo, nucleo del futuro principato di Massa. Alessandro (Mulazzo, 1754-Pontremoli, 1810), del ramo di Mulazzo o Spino Secco. Navigatore ed esploratore, fu al servizio della Spagna; nel 1781 compì un viaggio di circumnavigazione del globo che portò a compimento in soli 18 mesi. Ma più importante fu una spedizione successiva, da lui condotta a scopo scientifico e durata 5 anni (1789-1794), sulle coste occidentali dell’America, dalla Patagonia all’Alaska, ove da lui prende il nome il ghiacciaio Malaspina, nell’Alaska sud-orientale. Dall’Alaska raggiunse poi la Nuova Zelanda e l’Australia. Tornato in Spagna, mentre attendeva alla rielaborazione dei dati scientifici raccolti, fu imprigionato per cause politiche. Liberato nel 1802 dopo sette anni di prigionia, poté alla fine tornare in patria.
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RAMO SPINO SECCO E RAMO SPINO FIORITO Nel 1221 venne suddiviso il feudo dei Malaspina in due parti. Ci occuperemo solo di Opizzino, (prima scritto Obizzino), del ramo Spino fiorito. I Discendenti di Opizzino, nel 1275 procedettero ad una nuova divisione ed al Marchese Alberto, figlio di Opizzino, fu assegnato il territorio di Filattiera con tutte le sue dipendenze, tra cui Bagnone. Alla morte del Marchese Alberto, pur avendo numerosi figli, lasciò in eredità l’intero feudo al figlio Nicolò detto Marchesotto, il quale alla sua morte nel 1339, lasciò numerosi eredi che nel 1351 decisero di spartirsi il retaggio paterno, ridussero il feudo di Filattiera, creando altri quattro nuovi feudi : Treschietto, Castiglione, Malgrate e Bagnone. Il primo feudatario che elesse la sua residenza a Bagnone, fu il Marchese Antonio Malaspina nell’anno 1352. Il feudo di Bagnone comprendeva le frazioni di Pastina, Collesino, Compione, Mochignano e Nezzana. Dal secolo XIV Bagnone é feudo, con un Marchese residente, quindi é facile pensare che il castello sia stato ristrutturato in quel periodo per adibirlo a residenza, oltre che a luogo di guarnigione e di caposaldo. Anche Gutula aveva raggiunto una certa importanza, ed il borgo era ormai centro di attività artigianali e commerciali. Nel 1446 il marchese Giorgio, durante il suo governo feudale, fece costruire i mulini azionati ad acqua, con una canalizzazione che partiva da una diga costruita oltre il ponte dei ladri, sino al centro di Gutula. Questi mulini sono stati ristrutturati nel 1938 da Giuseppe Morandi, imprenditore edile, oggi inoperanti, sono di proprietà di privati. Il feudo di Bagnone fu retto dai discendenti del Marchese Antonio Malaspina, anche se tra alterne vicende politiche, dato che all’inettitudine dei feudatari si aggiungevano le diverse guerre di famiglia sobillate dall’esterno sia dalla Repubblica di Firenze che dal Ducato di Milano, che cercavano entrambi di impossessarsi della Val di Magra. Già nel 1385 i bagnonesi cercarono di ottenere aiuto dai fiorentini, pur di sottrarsi al potere feudale dei Malaspina, ma ottennero solo di passare sotto una specie di protettorato e di indurre i feudatari ad una accomandigia con la Repubblica. Le pretese della Repubblica Fiorentina da un lato e le turbolenze interne dall’altro aumentarono dopo che Firenze nel 1451, acquistò il vicino marchesato di Castiglione del Terziere, che fu venduto dai Malaspina e acquistato dalla Repubblica Fiorentina.
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LA FINE DEI MALASPINA "…l’ultimo feudatario di Bagnone fu il Marchese Cristiano Malaspina, primogenito del Marchese Giorgio, uomo assai stimato dai suoi conterranei. Il Marchese Cristiano amareggiato dai tentativi del fratello Eduardo di usurpargli il potere, dai moti del popolo, particolarmente da quello di Pastina, di volersi sottrarre alla sua autorità, a ciò istigato da certo Corrado del Buono originario di Filattiera, soprannominato Fantauzzo, ed in fine anche dai segreti maneggi del Granducato di Toscana, che già aveva ricevuto in accomandigia il feudo di Bagnone e del quale ora aspirava all’annessione. Il Marchese quindi decise di liberarsi della situazione accennata, divenuta per lui insostenibile, col vendere il Feudo e le terre dipendenti. Così, per la vendita cui procedette, in cambio di 8.000 fiorini d’oro, il tutto passò nel 1471 sotto il dominio di Firenze." Altre fonti sostengono che il possesso è avvenuto con l’intervento armato d’occupazione, in quanto il Marchese tentava di risolvere il contratto di vendita. Chi beneficiò di più, in questa circostanza, fu il popolo di Pastina che ottenne da Firenze molti privilegi per l’appoggio, la devozione e l’obbedienza mostrata verso il Comune di Firenze. Accomandigia: Patto col quale nel Medioevo, un Comune o un Signore si mettevano sotto la protezione di un altro Comune o d’un altro Signore. Il toponimo "Gutula" che troviamo ancora ricordato nell’anno 1443 dallo scrittore bagnonese Gio. Antonio Da Faie nella sua "Cronaca" a proposito della costruzione della Chiesa di Santa Maria, scomparve definitivamente dal punto di vista legale, assorbito da Bagnone a causa della cessione del paese alla signoria dei Medici. Soltanto ora Bagnone iniziò ad essere considerato il vero centro principale della vallata. Il feudo di Bagnone, quello di Castiglione del Terziere e di Corlaga, rimasero a far parte della Signoria medicea, al Ducato di Firenze e in fine al Granducato di Toscana fino al 1796, anno in cui fu inizialmente aggregato alla Repubblica Ligure, ma in seguito venne incluso da Napoleone nel Dipartimento degli Appennini. Il territorio di Bagnone comprendeva anche il Feudo Malaspiniano di Treschietto con le frazioni di Vico e Jera, che fu assegnato a Francesco IV, duca di Modena, a sua volta arciduca austriaco. Alla Restaurazione, nel 1844 venne firmato un accordo tra Firenze, Lucca, Modena e Parma che permetteva, alla morte di Maria Luigia di Parma di costituire la provincia di Lunigiana parmense con: Pontremoli (capoluogo), Zeri, Mulazzo, Villafranca, Bagnone, Filattiera e Treschietto. Conseguentemente tutto il territorio bagnonese, compreso quello di Treschietto che da quel momento cessò di formare Comune in quanto aggregato a quello già esistente di Bagnone, passò dal dominio Toscano a quello del Ducato di Parma nel 1847, al quale restò fino al 1859. A seguito della seconda guerra di indipendenza, venne incorporato nel nuovo Regno d’Italia sotto lo scetro di Vittorio Emanuele II. Dopo l’Unità d’Italia, Bagnone fu compreso nella Provincia di Massa-Carrara e raggiunse nel 1894, con l’annessione della frazione di Orturano, l’attuale estensione di 73,79 Kmq. Il Comune di Bagnone conta ben 16 frazioni: Biglio, Corlaga, Vico, Treschietto, Jera, Compione, Collesino, Mochignano, Pastina, Groppo, Pieve, Castiglione del Terziere, Croce, Corvarola, Gabbiana, Lusana e numerosi sobborghi e case sparse.
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I NOCETI Agli inizi del 1400 si trasferisce in Lunigiana la famiglia dei Noceti che, con molta probabilità, ha origine nel Piacentino, (De Noxeto) da Noceto in val di Nure. Il primo esponente in Lunigiana è il notaio ser Giovanni di Noceto che roga atti di pace tra i rami malaspiniani della Verrucola e di Castel dell’Aquila nell’anno 1415. Parte di quanto sopra si ricava dalla lettura della Cronica di Gio. Antonio Da Faie, che enumera tutte le famiglie viventi in Bagnone nel 1451, altre informazioni da ricerche d’archivio. Una di queste ricerche é stata fatta nel 1955 dal Prof. Ugo Pagni, il quale trascrive il testo di Da Faie come segue: " …Ser Zoani fiolo de Ser Antonio, Ser Bernardo suo avo vene stare a Bagnone… Vene da una vila de Plaxentia che se chiama Noxedo. E al presente sono in grande stado da sey anni in za, che li fioli son con Papa Nicola grandi, e grandi in roba e in honore…" Scrive ancora il Prof. Pagni, estraendo dal Da Faie, e noi riportiamo integralmente. Federico, signore "De Noxedo e Diolo ", nato verso la fine del `200, ebbe due figli : Rolando e Bernardo. Rolando continuò la linea signorile di Noceto che si estinse con un altro Rolando morto nel 1420 senza prole; Bernardo verso la fine del `300 si trasferì in Lunigiana e dette origine ai Noceti di Bagnone, Lucca e Pontremoli. Ser Bernardo ebbe un unico figlio maschio: Ser Antonio che, come risulta da uno strumento del tempo, fu in Bagnone nel 1410. Un unico figlio maschio di Ser Antonio fu Ser Giovanni che ebbe quattro figli : Iacopo, Taddeo, Antonio e Ser Pietro. Ser Antonio e Ser Pietro furono entrambi creati conti palatini da Federico III d’Austria (E come dice il Da Faie, son con Papa Nicola grandi…n.d.a.). Il conte Pietro Noceti (1397-1467), fu l’esponente principale della famiglia. Fu ed è una "gloria della nostra terra di Lunigiana": amico e confidente familiare del grande Papa umanista Niccolò V [V.]. Ebbe onori ed una casa in Lucca ove morì. Il conte Antonio Noceti, genero di Azzo Malaspina di Mulazzo, ebbe notorietà poiché fu lui che operò diplomaticamente con Luigi XI re di Francia in nome del papa Pio II al secolo E. S. Piccolomini, nel natale dell’anno 1461. Il cardinale Piccolomini fu, prima di diventare prete all’età di 40 anni, segretario particolare di Federico III. Vasti furono i possedimenti lunigianesi di Pietro Noceti passati ai discendenti. Oltre agli emiliani, quelli dell’alta Lunigiana : Pastina, Bagnone, Mochignano, Paneschio, Pieve di S. Cassiano, Castiglione e Pontremoli. Da un inventario dei Noceti, del 1552, si apprende la consistenza della loro Biblioteca che già allora comprendeva opere di Plutarco, Tito Livio, Svetonio, Averroè, S. Tommaso, Apiano, Aristotele, un " Plutarco scritto a mano in cartapecora ", un " libro del pellegrino " e altre. (Ms Biblioteca di Castiglione del Terziere). Niccolò V, al secolo Tommaso Parentucelli, nacque a Sarzana nel 1397; dopo essere stato Vescovo di Bologna, pontificò dal 1447 al 1455, succedendo a Eugenio IV. Fondò la Biblioteca Vaticana, ricostruì il Vaticano e restaurò S. Pietro, ove incoronò l’Imperatore Federico III. Tentò invano di impedire la caduta di Costantinopoli nel 1453, né riuscì poi a promuoverne la Crociata di liberazione. Il dolore per l’insuccesso e la congiura contro il papato e la condanna a morte del Porcari, accelerarono la sua fine. Ser Pietro Noceti visse ed operò in un periodo tra i più tristi e travagliati per l’unità della Chiesa di Roma. Fu a Basilea, dopo un fortunoso viaggio, quale segretario, unitamente a E. S. Piccolomini (che diverrà Papa col nome di Pio II , n.d.a.), del Cardinale Capranica che in quel tempo fu in grave contesa con il Papa Eugenio IV. Alla morte del Papa Eugenio IV (1447) fu eletto Papa il Cardinale Parentucelli col nome di Niccolò V e Pietro da Noceto "…andò ad abitare al Palazzo Vaticano ed il Pontefice non trattava affari d’importanza senza il Nocetano, il quale perciò era diventato potentissimo. Perciò a lui ricorrevano letterati, ambasciatori, Capi di Repubbliche e Cardinali…". Il Papa Niccolò V tenne per pochi anni il Pontificato poiché eletto nel 1447 morì nel 1455. Il successore Papa Callisto III offrì a Pietro Noceti di conservarlo fra i segretari apostolici, ma Pietro Noceti "…che era stato potente giudicò opportuno uscire di palazzo, non volendo essere ultimo là dove fu primo…". Anche Papa Paolo II successore di Pio II, nel Pontificato chiamò Pietro Noceti nel 1466 a segretario apostolico in Roma ma Pietro non volle accettare tale ufficio e continuò a vivere nel territorio della Repubblica di Lucca ove si era ritirato a vita tranquilla dopo la morte prematura di Papa Niccolò V. La Repubblica di Lucca riserbò speciali onori a Pietro Noceti così in vita come pure dopo la morte avvenuta il 18 febbraio 1467. Pietro Noceti riposa nella Cattedrale di Lucca e la sua tomba, opera dell’architetto Matteo Civitali, porta il seguente epitaffio: PIETRO NOCETO, A MULTIS REGIBUS, ET A NICOLAO V PONT. MAS. MULTIS HONORIBUS DIGNITATUMQUE INSIGNIBUS SUA VIRTUTE DECORATO, QUI VIXIT ANNOS LXX MENSEN V DIES X NICOLAUS PARENTI B.H.H.F.F. MCCCCLXXXII
I PAPI NELLA STORIA DEI NOCETI: Papa Niccolò V, al secolo Tommaso Parentucelli, nato a Sarzana, da madre fivizzanese, ha pontificato dal 1447 al 1455. Papa Callisto III, al secolo Alonso de Borja, nato a Jàtiva, Valencia, ha pontificato dal 1455 al 1458. Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, nato a Siena, ha pontificato dal 1458 al 1464. Papa Paolo II, al secolo Pietro Barbo, nato a Venezia, ha pontificato dal 1464 al 1471.
DATE IMPORTANTI Nel 1470 la famiglia dei Conti Noceti, che risiedeva in Bagnone dal 1410 circa, acquista dal Marchese Cristiano Malaspina una casa sita presso il Castello per 60 ducati d’oro. Nel 1471 il Castello di Bagnone passa sotto il dominio di Firenze. Nel 1526 il Conte Pier Francesco figlio del Conte Antonio Noceti viene immesso, dalla Repubblica di Firenze, nel possesso della Rocca di Bagnone, l’attuale Castello.
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IL CASTELLO Il castello dal 1526 é sempre stato di proprietà dei Conti Noceti. L’ultimo Conte Carlo Noceti ebbe due figlie Elisa e Maria. Maria andò sposa al nobile Ruschi Pavesi di Pisa. Elisa, nubile, da tutti chiamata la Contessina vivrà a Bagnone nel Castello, dove morirà dopo la guerra, negli anni sessanta. Tutta la proprietà passa all’unico erede, Lorenzo Ruschi figlio di Maria, ed alla sua morte ai figli: Francesco, Carlo e Maria Luisa., che hanno riassunto il titolo nobiliare di Conti. La divisione patrimoniale assegna alla figlia Maria Luisa il Castello di Bagnone e con il riconoscimento del titolo nobiliare oggi Bagnone è onorato di ritrovare la Contessa, con la N.D. Maria Luisa Noceti Ruschi in Fontana. L’elegante Bagnone, la Regina della Lunigiana, non sarebbe tale se non fosse sormontata da quella prestigiosa corona che è il millenario Castello, che a sua volta riluce tra il verde cupo dei boschi di castagni, ghirlandato dalle fantastiche cime della catena montuosa dell’Appennino Settentrionale, meglio identificato come l’Appennino Tosco-emiliano.
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