La sorgente dell’Arno


La sorgente

L’Arno è il fiume più lungo della Toscana ed è uno dei più importanti d’Italia: come sanno quasi tutti la sua sorgente si trova sul Monte Falterona (m.1654), monte posto al confine tra Casentino e Mugello lungo una deviazione dell’Appennino che comprende anche altre cime come il Monte Falco che con i suoi 1658 m. è addirittura più alto del Falterona ma che è meno noto proprio perché da quest’ultimo nasce il fiume più famoso della nostra regione. Comunque il Falterona farà parte di un itinerario di prossima programmazione per cui ora ci limiteremo a parlare solo della sorgente dell’Arno: ma dove si trova il punto di partenza per effettuare questa escursione?


Valico delle Crocicchie


Segnale del Valico delle Crocicchie

Il luogo dove parcheggiare l’auto per incamminarci verso la nostra mèta si chiama Fonte del Borbotto e si trova sulle pendici del Falterona oltre il paese di Castagno d’ Andrea, paese famoso per aver dato i natali al grande pittore Andrea del Castagno. Per raggiungere questo paese è necessario arrivare a Dicomano, in Mugello, e da qui prendere la statale del Passo del Muraglione (basta seguire le indicazioni per Forlì) fino ad arrivare a San Godenzo: qui si svolta a destra per Castagno d’Andrea e, una volta raggiunto questo paese, si prosegue lungo la strada per alcuni km. fino a che non diventa sterrata e ci conduce alla Fonte del Borbotto (m.1205) che costituisce una delle porte di ingresso del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Falterona e di Campigna. Si parcheggia l’ auto e incontriamo subito una bella fonte dove fare rifornimento e un’ area attrezzata al cui centro è un bivio dal quale si dipartono diverse strade forestali: noi seguiamo quella di destra che porta l’indicazione per Valico delle Crocicchie e Capo d’Arno ed è contraddistinto come sentiero CAI n.17. L’ ampio sentiero si inerpica nella faggeta e in circa 45 minuti di cammino conduce al Valico delle Crocicchie (m.1.406), piccola radura erbosa dalla quale transita il sentiero CAI n.00, itinerario di cresta fra il Monte Falterona e il Monte Acuto.


Aldo alla Fonte del Borbotto

Noi proseguiamo invece sempre lungo il 17 seguendo le tabelle di legno per Capo d’Arno. Attraversato il crinale il sentiero scende in versante casentinese per incontrare, dopo poche centinaia di metri ,una larga strada forestale proveniente dalla Fattoria di Pantenna: noi andiamo a sinistra e in 45 minuti dal Valico arriviamo nei pressi della sorgente dell’Arno (m..1358), come ci indica la tabella "Capo d’Arno". Scendiamo nel valloncello sottostante ed incontriamo la sorgente: devo dire che vedere l’esile rigagnolo che esce da sotto terra e che segna l’inizio di un fiume lungo 241 km. (ottavo d’Italia per lunghezza) dà una certa emozione perché non si può non pensare cosa rappresenti per noi toscani questo corso d’acqua.


Il lago degli Idoli

Subito sopra la sorgente è stata posta dal CAI di Firenze una targa che ricorda i versi con i quali Dante nella Divina Commedia (Purgatorio canto XIV vv.16 /1 8) cita il fiume che bagna Firenze: Per mezza Toscana si spazia un fiumicel che nasce in Falterona e cento miglia di corso nol sazia. Sostiamo un poco nei pressi di Capo d’Arno ma prima di far ritorno al valico delle Crocicchie e, quindi alla Fonte del Borbotto, suggerisco una breve deviazione di una quindicina di minuti per recarsi al Lago degli Idoli (m.1.380), località anche questa segnalata da tabelle in legno. Ora questo "lago" ora non è altro che una piccola depressione erbosa di cinquanta metri per venti di lato ma è un luogo di rilevante importanza storica: infatti gli Etruschi lo ritenevano sacro e vi gettavano bronzetti votivi per acquistare il favore degli Dei.


Romano alla Fonte del Borbotto

La storia, infatti, ci dice che nel 1838 una pastorella che aveva condotto il suo gregge nei pressi del lago, rinvenne casualmente sulle sue rive una statuetta bronzea: portatala a Stia destò tanto interesse che qui si costituì una società formata da appassionali locali di archeologia che intrapresero una campagna di scavi. Visti gli ottimi risultati raggiunti (grandi quantità di bronzetti ritrovati) fu addirittura deciso di prosciugare il lago e i ritrovamenti furono eccezionali: oltre 600 statuette, figure umane, mezzi busti, membra e organi umani di ogni genere (mani, braccia, gambe mammelle, occhi) e immagini di animali (buoi, capre, pecore, cavalli), grandi catene fibule un frammento di candelabro di bronzo, circa 1.000 pezzi di rame, una moneta con l’effigie di Giano e altri oggetti di varia forma e misura.


Bronzetto votivo rinvenuto al Lago degli Idoli

Questi reperti, inizialmente conservati nella casa di Alessandro Beni (noto studioso locale) furono venduti in blocco a seguito del fatto che i soci, chiesto al Direttore delle Reali Gallerie di Firenze il suo interesse ad acquistarli, non ebbero risposta. Rivenduti separatamente o a gruppi, alcuni pezzi appartennero al mercante d’arte romano Francesco Cipranesi, altri furono ceduti al British Museum e al Louvre. Dall’anno 1839 in poi la zona è sempre stata mèta di scavi clandestini: nel 1971 si è saputo che furono rinvenute cinque statuette mentre nel 1972 (durante regolari scavi) si ritrovarono sei statuette insieme ad una gamba e ad un piccolissimo oggetto a forma di rene, entrambi in bronzo. Sull’origine del lago sono stati fatti molti studi e la teoria più accreditata è che esso fosse alimentato da una sorgente sotterranea capace di mantenere un afflusso costante di acqua: questo luogo posto in una zona impervia e difficile da raggiungere deve aver avuto un ruolo importantissimo nell’antichità come è dimostrato dalla quantità e dalla qualità degli oggetti ivi rinvenuti che vanno dalla metà del VI sec. a.C. fino al periodo ellenico.


Indicazioni di sentieri alla Fonte del Borbotto

Probabile è la funzione sanatrice dell’acqua per la presenza fra gli ex voto di membra e di organi umani e di immagini di animali: è possibile ipotizzare che il Falterona fosse per gli Etruschi un centro di pellegrinaggio al quale si recavano fedeli da ogni parte dell’ Etruria e una via di transito tra l’ Appennino Toscano e quello Emiliano. Comunque per maggiori informazioni sul Lago degli Idoli ci si può collegare ai due siti dai quali ho tratto anche io le informazioni: www.casentino.it e www.comune.stia.ar.it. Dopo aver sostato al Lago (che ripeto ora è solo una depressione erbosa) possiamo intraprendere il percorso inverso che ci condurrà in circa 1 h. e 30 minuti al luogo di partenza della Fonte del Borbotto per un itinerario totale di 3 h. e 15 minuti.


Altra immagine della sorgente

Dal Dizionario Corografico della Toscana compilato nel 1855 dal Cav. Repetti
Il Dizionario Corografico della Toscana è stato stampato nel 1855 e costituisce la base fondamentale di tutta la storia e la geografia della Toscana: vi sono indicati tutte le città e i paesi della nostra regione in ordine alfabetico; ritengo fare cosa utile pubblicare quello che riporta sulla Sorgente dell’ Arno, anche se il linguaggio è quello di 150 anni fa (tanto per dire non si parla di Toscana ma di Granducato di Toscana).  "Fiume reale che attraversa una gran parte della Toscana, alla quale però nei tempi etruschi porzione del suo corso servì di politico confine. Esso non si potrebbe definire meglio in brevi parole che coi due versi dell’ Alighieri, dichiarato avendo l’ Arno in origine: – Un fiumicel che nasce in Faterona e cento miglia di corso nol sazia – Nasce l’ Arno da due fonti che zampillano fra immensi massi di macigno sotto la vetta del monte di Falterona (alta circa 5070 piedi parigini sopra il luogo detto Capo d’ Arno) , quasi 900 piedi inferiormente alla medesima vetta, circa 29 miglia in linea retta a lev. scir. dalle sorgenti del Tevere, ed oltre 9 miglia da quelle del Savio; il primo de’ quali nasce dalle rupi delle Balze e il secondo dai fianchi settentrionali dell’ Appennino di Monte Corsaro. Trovasi Capo d’ Arno del gr. 29° 20′ longite. nel 15° 82′ di latit. Esso corre sopra cento quaranta miglia per un tortuoso cammino innanzi di entrare nel mare Mediterraneo fra la foce del Serchio e quella di Calambrone"