Il Monte Altissimo


Corchia e Panie dall’Altissimo

L’Altissimo a dispetto del nome (misura solo 1589 metri) è fra le più basse cime delle Apuane, ma è quella che dal litorale tirrenico appare più maestosa, con il versante sud che cade verticale per quasi 700 m. La sua immensa mole domina la valle del torrente Serra a sud mentre a nord è meno scosceso e presenta salti di roccia verticale immersi in boschi di faggio: la figura della montagna, a suo tempo, affascinò anche Gabriele D’Annunzio che la paragonò alla Nike greca: "La cruda rupe che non dà mai crollo,o Nike, il tuo ventoso peplo effigia. La violenza delle tua vestigia eternamente anima il sasso brollo", così canto la montagna il famoso poeta. L’Altissimo destò grande impressione anche in Michelangelo che si inerpicò sulle sue pendici in cerca del marmo statuario necessario per le sue sculture, ma che, contrariamente a quanto si ritiene, non ebbe possibilità di estrarre.


Monte Fiocca dall’Altissimo

Solo verso la fine del ‘500 il marmo statuario cominciò ad essere estratto dalla montagna e le cave si spinsero sempre più in alto seguendo la vena marmifera, addirittura oltre il 900 m. come per la cava della Tacca Bianca, scavata nel ventre del monte, e la cui apertura era raggiungibile solo per mezzo di un aereo sentiero molto pericoloso realizzato con tavolacci di legno e sospeso nel vuoto e chiamato appunto "Sentiero dei tavoloni". In seguito l’attività estrattiva fu spostata sotto il Picco di Falcovaia dove fu aperta la Cava delle Cervaiole, una delle più grandi di tutte le Apuane e dalla quale si ricava un marmo arabescato di grande pregio e cui immenso ravaneto è visibile da tutta la costa versiliese. L’itinerario per raggiungere questa montagna ha inizio dal Bar Ristorante "Le Gobbie" (ex Casa Henrax) situato a 1037 di altezza s.l.m. sotto il Passo del Vestito sulla strada che da Arni conduce alla Galleria del Pelato e, da qui, a Massa: le Gobbie possiamo raggiungerle tramite tre percorsi.


Ricordo dell’ascesa

Il primo partendo da Massa e salendo lungo la strada che va a San Carlo, Antona, Altagnana e attraversa la Galleria del Pelato; il secondo salendo da Seravezza fino a Ruosina e svoltando a sinistra fino alla Galleria del Cipollaio e, una volta superata, in località Tre Fiumi svoltando a sinistra per Campagrina e Arni, il terzo partendo da Castelnuovo Garfagnana e percorrendo la strada di fondovalle della Turrite Cava fino a che non si oltrepassa il bel laghetto di Isola santa e, infine, in località Tre Fiumi si svolta a destra per Campagrina, Arni e le Gobbie. Parcheggiata l’auto nel grande piazzale attraversiamo la strada e ci inoltriamo lungo il Canale di Giancona per il sentiero CAI n. 33. Seguendo il tracciato di una vecchia mulattiera di guerra: il sentiero incrocia la marmifera diretta alla cava del Fondone, la attraversa e con un’erta salita nel bosco ci conduce in circa 1 h. al Passo degli Uncini, quota 1380: questo passo, così come la cresta montuoso che lo precede e che lo segue, è così chiamato per il crinale frastagliato formato da una serie di guglie dolomitiche ed è il punto terminale della lunga cresta formata dai monti Folgorito, Carchio e Focoraccia; da passo ci possiamo affacciare sullo scosceso versante marino che impressiona per l’estrema pendenza.


Panorama dall’Altissimo

Al passo degli Uncini abbandoniamo il sentiero CAI n. 33 e andiamo a sinistra per il sentiero CAI n. 143 che aggira il monte sul lato sud (prestare attenzione per l’elevata pendenza) per sbucare poi a un’antecima e quindi alla vetta con 1 h. di cammino dagli Uncini e 2 h. dalle Gobbie; per i più esperti è possibile, dagli Uncini, effettuare la salita seguendo il filo di cresta con un percorso più esposto ma, senza dubbio, molto più panoramico. Dalla vetta dell’Altissimo (m. 1589) in panorama circolare è immenso e straordinario, data la posizione centrale della montagna nella catena apuana: tutte le cime delle Apuane ci appaiono nella loro bellezza, dal Sagro fino al Prano e, nelle giornate più limpide, lo sguardo si può spingere fino alla Corsica, alle isole dell’Asrcipelago Toscano e alle Alpi Liguri. Lasciata la vetta, ci dirigiamo lungo la cresta sud-est, sempre sul sentiero CAI n. 143, lungo un sentiero che ogni tanto ci permette di affacciarci sugli impressionanti strapiombi meridionali e che, superando alcune postazioni della Linea Gotica, ci fa pervenire in una mezz’ora al Passo del Vaso Tondo (m. 1380), così chiamato perché dalla Versilia si presenta come una caratteristica svasatura.


La discesa

Da qui, sempre seguendo il sentiero CAI n. 143, scendiamo lungo un sentiero a gradini che ci porta ad incontrare una vecchia via di lizza che conserva ancora interessanti manufatti. Dal Passo del Vaso Tondo in 40 minuti sbuchiamo sul piazzale della cava del Fondone, quota 1223: da qui andiamo a sinistra lungo la marmifera che ci riporta ad incrociare il Canale di Grotta Giancona e, quindi alle Gobbie in circa 3 minuti di cammino; possiamo dire che l’intero itinerario richiede sulle 4 h. di percorrenza. Primo di concludere la descrizione dell’itinerario, vorrei ricordare l’amico Giovanni Mazzanti, scomparso nell’aprile 2000 all’età di 60 anni, compagno di tante escursioni, che sull’Altissimo fece la sua ultima grande impresa: si perché per uno come lui che pesava 124 kg. era veramente un’impresa giungere su queste vette (Pania, Forato, Pania Secca e tutte le cime della catena appennica con particolare amore per il suo Rondinaio) ma aveva una volontà di ferro e con quella ce la faceva sempre ad arrivare in cima alle montagne.


Foto ricordo


Il Passo degli Uncini


Passo del Vaso Tondo e cava delle Cervaiole


Verso il Passo del Vaso Tondo